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Ciancimino jr resta in carcere e deporrà al processo Mori il 10 maggio

Intanto tra le procure di Palermo e Caltanissetta continuano ad esserci delicate incomprensioni

26 aprile 2011

Il gip del Tribunale di Parma ha convalidato il fermo di Massimo Ciancimino e ordinato al custodia cautelare in carcere. Ciancimino è stato fermato giovedì scorso (LEGGI) sull'Autosole per calunnia pluriaggravata nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. A chiedere la convalida del fermo a carico di Massimo Ciancimino, emesso dalla Procura di Palermo, è stata la Procura di Parma, competente per territorio visto che l'arresto è avvenuto proprio nei pressi di Fidenza, nel parmense. Il gip del Tribunale di Parma, Alessandro Conti, dopo avere ascoltato Ciancimino per l'interrogatorio di garanzia ha depositato il provvedimento con il quale ha confermato il fermo della Dda di Palermo ordinando la custodia cautelare in carcere. Cinacimino jr resta così nel carcere di Parma, che sabato, durante l'interrogatorio con i pm di Palermo Antonio Ingroia, Paolo Guido e Antonino Di Matteo, aveva respinto le accuse di avere manomesso dei documenti che fanno riferimento a De Gennaro (LEGGI).

Intanto oggi è ripreso al Tribunale di Palermo il processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano. L'udienza di oggi è però durata poco, perché era prevista la deposizione di Massimo Ciancimino che, ovviamente, non era presente. A chiamarlo a deporre erano stati i pm della Procura che rappresentano l'accusa, il Procuratore aggiunto Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo. Massimo Ciancimino avrebbe dovuto parlare in aula della nomina dell'avvocato Nicolò Amato, ex capo del Dap, come legale del padre Vito, ex sindaco di Palermo. Secondo Ciancimino la nomina sarebbe avvenuta su suggerimento dei carabinieri del Ros che in quel periodo incontravano l'ex sindaco di Palermo. Inoltre, Massimo Ciancimino avrebbe dovuto parlare del contenuto di alcuni dattiloscritti del padre con annotazioni a mano, nel periodo dei contatti con Mori e Giuseppe De Donno.
Dopo una breve camera di consiglio, il presidente della quarta sezione del Tribunale di Palermo, Mario Fontana, ha deciso che Ciancimino jr deporrà al processo Mori il prossimo 10 maggio. "Ritenuto che l'ordine di deposizione era già stato stabilito su Massimo Ciancimino, Giovanni Brusca e Angelo Siino senza obiezioni del pm - ha spiegato il presidente Fontana leggendo il provvedimento - e ritenuto che al Tribunale appare importante, al fine di garantire la genuinità della deposizione di Ciancimino, che la stessa venga raccolta prima e non dopo quella di Brusca e Siino, è necessario mantenere l'ordine già stabilito".
Il giudice Fontana ha rigettato, invece, il confronto tra l'ex ministro Claudio Martelli e il generale Giuseppe Tavormina, chiesto dalla Procura. Busca e Siino verranno sentiti il 18 e il 19 maggio nell'aula bunker di Rebibbia a Roma.
"Prendiamo atto della decisione del Tribunale - ha replicato il procuratore aggiunto Ingroia - ma ancora le carte da Parma su Ciancimino non sono state trasmesse, è previsto quindi un nuovo interrogatorio del gip a Ciancimino e in più il confronto sulla perizia della polizia scientifica sul documento falsificato. Ecco perché volevo sottoporre al tribunale l'eventualità di valutare di ascoltare il Ciancimino il 18 maggio a Roma subito prima della deposizione di Brusca e Siino perché si rischia che la documentazione entro il 10 maggio non sarà completa".
"Intanto abbiamo fissato questo calendario -ha replicato il presidente Mario Fontana- se dovesse essere indispensabile posticiparlo lo vedremo nei prossimi giorni". Quindi, il presidente, alla fine ha deciso di sentire Ciancimino il 10 maggio. Nello stesso giorno è previsto anche il confronto tra il capitano 'Ultimo', colonnello Sergio De Caprio e il colonnello Massimo Giraudo. In una delle scorse udienze De Caprio aveva smentito in aula la testimonianza di Giraudo, secondo cui De Caprio sarebbe stato in contrasto con il generale Mori. 'Ultimo' aveva assicurato, invece, che Mori avrebbe sempre fatto di tutto per mettere lui e i suoi uomini in condizione di lavorare al meglio.

La "prolissità" di Ciancimino e le ombre su di lui - In un'intervista al Corriere della Sera, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, ha parlato di Massimo Cinacimino spiegando che, mentre il padre era "omertoso", il figlio "parla per eccesso, e bisogna stare in guardia dalla sua voglia di raccontare anche ciò che non conosce". Insomma, Ciancimino jr "parla troppo" e tende a dire cose magari dedotte da lui ma che non hanno un reale riscontro.
"Le ombre sul suo atteggiamento ci sono sempre state e non le abbiamo mai negate – ha sottolineato Ingroia -, ma prima d’ora non erano venute fuori le prove che fossero di una calunnia". Il magistrato ha quindi sottolinea l’importanza di alcune dichiarazioni del figlio del sindaco mafioso: "Alcune cose che ha detto, ad esempio sui rapporti tra i carabinieri e suo padre, non solo sono state verificate, ma hanno fatto tornare la memoria a testimoni importanti di cui nessuno dubita". "Con la Procura di Caltanissetta – ha aggiunto – ci possono essere diversità di vedute, sovrapposizioni, divergenze in parte fisiologiche tra uffici che si occupano di fatti collegati. Ma non mi pare ci sia rottura".

Proprio la procura nissena, lo scorso dicembre, ha iscritto Ciancimino jr nel registro degli indagati  proprio per calunnia nei confronti di De Gennaro. Inoltre, oggi il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari, in un'intervista lamenta la mancanza di lealta' dei 'cugini' di Palermo, in particolare sull'indagine su Massimo Ciancimino.
A Lari ha replicato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo: "La Procura di Palermo e' sempre stata leale con i colleghi di Caltanissetta". "La moderazione è un dovere per tutti - ha spiegato Messineo - non vorrei entrare in questo discorso di lealtà o slealtà, ma ritengo che la Procura di Palermo si sia sempre dimostrata secondo il principio di leale collaborazione tra i due uffici, che è un principio essenziale. Con la Procura di Caltanissetta abbiamo compiuto numerosi atti congiunti, ci siamo sempre scambiati i documenti e abbiamo tenuto numerose riunioni di coordinamento. Quindi, credo che non ci sia nulla nel passato che possa portare a una valutazione di slealtà".
"Per quanto riguarda l'ultimo episodio, cioè il fermo di Massimo Ciancimino che sembra essere l'elemento portante di questa ipotesi di slealtà - ha proseguito il procuratore Messineo - faccio notare che il reato per il quale noi stiamo procedendo contro Ciancimino, intanto, non è lo stesso reato per il quale procede la Procura di Caltanissetta. E' lo stesso titolo di reato, cioè la calunnia pluriaggravata, ma non è lo stesso reato''. E spiega: "Per Caltanissetta è un'ipotesi di calunnia commessa mediante una dichiarazione verbale resa ad un funzionario di polizia a Caltanissetta, per noi è una calunnia commessa a Palermo mediante la produzione di una prova documentale di un elemento probatorio documentale falsificato e di cui è stata, invece, asserita la veridicità. Quindi, ribadisco che il titolo di reato è lo stesso e la persona offesa è la stessa ma i due fatti non sono assolutamente sovrapponibili. Mi riesce poco chiaro che si possa ipotizzare che non avevamo il diritto di procedere nei confronti di Ciancimino e aggiungo anche che la calunnia di Palermo non influisce sul quadro probatorio della calunnia di Caltanissetta. Insomma, non ha nulla a che vedere".
Parlando poi dell'urgenza del provvedimento di fermo nei confronti di Massimo Ciancimino, il procuratore capo di Palermo ha spiegato: "Abbiamo deciso di eseguire il fermo in quella stessa mattinata perche' abbiamo avuto notizia che Ciancimino stava andando all'estero con la famiglia, il che avrebbe potuto comportare un'assenza di breve periodo ma poteva anche comportare un'assenza più lunga. Quindi, ci siamo orientati per il fermo".
Tornando poi a parlare dei colleghi di Caltanissetta che anche sul fermo hanno espresso perplessità, Messineo ha sottolineato: "Non comprendo per stabilire se la Procura di Caltanissetta potrebbe avere ipotizzato di procedere al fermo congiuntamente, ma gli atti congiunti ricordo che non sono la regola. Sono, qualche volta, una proficua eccezione. Ne abbiamo fatti tanti, ma non c'è alcuna norma che preveda l'esecuzione di atti congiunti".

Anche Antonio Ingroia ha voluto replicare a Sergio Lari: "Non c'è mai stata slealtà da parte nostra nei confronti della Procura di Caltanissetta". Parlando poi dell'intervista rilasciata al 'Corriere', Ingroia ha voluto sottolineare: "Rispondevo alle accuse che vengono fatte da mesi alla Procura di Palermo di essere stata troppo 'tiepida' nei confronti di Massimo Ciancimino. La dimostrazione che ciò non è vero l'abbiamo data firmando immediatamente il provvedimento di fermo quando abbiamo avuto le prove di una calunnia commessa davanti a noi. Abbiamo agito nel modo più energico possibile, persino in modo piu' energico di quanto non abbia fatto Caltanissetta per la calunnia".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Lasiciliaweb.it, SiciliaInformazioni.com]

- "Il mio torto? Dire la verità" di Massimo Ciancimino (LiveSicilia.it)

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26 aprile 2011
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