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Ciancimino jr sapeva prima dell'arresto di Provenzano?

Nel processo al generale Mario Mori le inquietanti deposizioni dell'ex legale di Massimo Ciancimino

24 maggio 2010

Entra nel processo al generale Mario Mori il 'giallo' del viaggio fatto da Massimo Ciancimino insieme con il suo legale Roberto Mangano a Sharm el Sheik, nell'aprile del 2006, quando venne arrestato il boss mafioso Bernardo Provenzano.
A raccontarlo in aula, citato dall'accusa, è lo stesso legale, l'avvocato Roberto Mangano, che non difende più dall'ottobre scorso Massimo Ciancimino. Secondo il racconto fornito dal legale, "tre settimane prima" della cattura del capo mafia, Massimo Ciancimino gli chiese di partire insieme, con le rispettive compagne. "Ricordo - ha detto oggi Mangano al tribunale - che Ciancinimo mi disse che il viaggio gli era stato regalato da Chateau d'Ax, di cui era titolare di un negozio in franchaising a Palermo. Era un viaggio per un premio di produttività e così mi propose si partire con la mia ragazza di allora, mentre lui avrebbe portato la moglie, il figlio e la tata. Ma due settimane prima del viaggio io mi lasciai con la mia ragazza e così declinai l'invito, ma Massimo Ciancimino fu particolarmente insistente e mi disse più volte di partire con lui. Ho saputo solo dopo che la moglie si era persino attivata per dire a un mio collega, l'avvocato Nino Caleca di convincermi a partire. Così la settimana prima della partenza, ai primi di aprile del 2006, diedi la mia disponibilità. Ma lui non mi spiegò perché insisteva tanto affinché io andassi".

L'avvocato Mangano ha poi raccontato che durante la settimana trascorsa a Sharm Massimo Ciancimino "restava tutto il giorno chiuso in camera a guardare la tv e ad andare su internet. Fu in uno di quei giorni che mi raggiunse al mare per dirmi che avevano arrestato Bernardo Provenzano dopo averlo appreso dalla tv". Poi, proseguendo il suo racconto, l'avvocato Mangano ha sottolineato: "Solo circa due anni e mezzo dopo Ciancimino mi spiegò le ragioni del viaggio, che gli avevano consigliato di allontanarsi da Palermo, in quella settimana perché sarebbe successo un fatto eclatante (l'arresto di Provenzano ndr). Io rimasi contrariato perché non me l'aveva detto prima e lui mi spiegò che aveva bisogno di un avvocato a Sharm perché sarebbe accaduto, appunto, un fatto eclatante".
Massimo Ciancimino, durante un interrogatorio, aveva spiegato ai magistrati che sarebbe stato "vivamente consigliato" da alcuni personaggi, forse dei servizi segreti, a lasciare l'Italia proprio nella settimana antecedente l'arresto di Provenzano, avvenuto l'11parile 2006 nei pressi di Corleone. Nell'udienza di oggi, il suo ex legale ha poi ricordato un altro aneddoto: "Nell'agosto 2006, mentre Ciancimino era agli arresti domiciliari, andai a trovarlo a casa e mi disse di avere ricevuto diverse visite dei carabinieri nella sua abitazione. Ho chiesto di poterle incontrare queste persone ma lui mi disse che non era possibile. Mi disse però che non si trattava di controlli dei carabinieri o di colloqui investigativi". "Poi - ha proseguito- accadde un altro fatto: ad agosto, senza avvertirlo, andai a trovarlo senza annunciare la mia presenza e trovai la porta d'ingresso aperta. Scesi in cucina e uscì lui in accapatoio dicendomi: 'Non li hai visti? Erano tutti qui' e mi disse anche che uno di loro gli aveva fatto un'iniezione al ginocchio". L'avvocato Mangano ha, quindi, specificato che quando "si sfiorava l'argomento carabinieri, Massimo Ciancimino si trasformava". Infine ha ricordato che lo stesso Massimo Ciancimino gli avrebbe detto che "queste persone usavano degli accorgimenti per non farsi vedere, io venivo avvistato prima di entrare in casa. Infatti non li ho mai visti".

NO AL MANOSCRITTO DI CIANCIMINO - La difesa del generale Mario Mori, imputato a Palermo per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra si oppone all'acquisizione al processo del manoscritto di Vito Ciancimino chiesta dai rappresentanti dell'accusa. "Il contenuto - ha spiegato l'avvocato Pietro Milio - è generico e non riferibile ad un caso concreto. Inoltre l'autenticità del manoscritto viene affermata soltanto dal figlio, Massimo Ciancimino. Lo stillicidio del deposito di manoscritti da parte di Massimo Ciancimino tende ad evitare di ascoltare chi produce questi documenti, che si sottrae all'esame della difesa".
L'avvocato Milio non si è, invece, opposto all'introduzione nel processo del fascicolo personale del colonnello dei carabinieri Michele Riccio, come chiesto dall'accusa. Nel manoscritto prodotto dai pm del processo, Antonino Di Matteo e Antonio Ingroia, e consegnato da Massimo Ciancimino l'8 marzo scorso, si leggono delle frasi scritte da Vito Ciancimino che fanno riferimento a presunte false testimonianze rese ad un processo di Firenze "dal generale Mario Mori e dal colonnello Giuseppe De Donno", così come riferito dall'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino.

Il processo è stato rinviato al prossimo 30 giugno per ascoltare Liliana Ferraro, l'ex direttore generale del ministero della Giustizia dopo la morte di Giovanni Falcone.

Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

 

 

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24 maggio 2010
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