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Ciancimino jr si è voluto vendicare

Carlo Vizzini: ''Ho promosso leggi che gli impediranno di godersi il patrimonio paterno''

17 marzo 2009

Sabato scorso abbiamo pubblicato un articolo di Alessandra Ziniti scritto per la Repubblica, riguardate le autoaccuse e le accuse che Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, ex sindaco di Palermo, sta "offrendo" ai pm della Dda di Palermo nell'ambito di un'inchiesta che ha preso le mosse dalla cosiddetta "trattativa" fra Stato e mafia subito dopo le stragi del'92 (LEGGI).
Tra gli accusati da Ciancimino jr. c'è Carlo Vizzini, senatore del Pdl, presidente della commissione Affari costituzionali e componente della commissione Antimafia. Di lui Massimo Ciancimino ne ha parlato come di una sorta di socio occulto della società attraverso la quale il figlio dell'ex sindaco avrebbe riciclato una parte dell'ingente patrimonio occultato dal padre, il famoso e misterioso "Tesoro di Ciancimino".
Oggi vogliamo pubblicare l'intervista che il senatore Vizzini ha rilasciato a SiciliaInformazioni, il giorno della pubblicazione dell'articolo de la Repubblica.

Carlo Vizzini rivela a SiciliaInformazioni
Ciancimino jr si è vendicato, una mia legge gli impedisce di godersi il tesoro di suo padre
di Salvatore Parlagreco (SiciliaInformazioni.com, 14 marzo 2009)

Carlo Vizzini è fuori dalla grazia di Dio. Quando ha saputo che Massimo Ciancimino ha raccontato di avergli dato un sacco di soldi se n'è andato al Palazzo di Giustizia ed ha denunciato Ciancimino per calunnia. Non ha chiesto se fosse iscritto nel registro degli indagati, tornato a casa si è preoccupato di mettere nero su bianco per sbugiardare il suo "nemico". Un comunicato stampa dettagliato e un'anticipazione per "tutelare la sua onorabilità in ogni sede".
Gli abbiamo parlato alle 12 del mattino, Carlo Vizzini si era già recato al Palazzo di Giustizia ma la sua rabbia non si era sbollita, tutt'altro.

Le sue prime parole hanno riguardato il suo accusatore, Massimo Ciancimino, figlio di Vito Ciancimino, sindaco di Palermo per appena undici giorni, ma l'uomo più potente di Palermo per tre decenni. 
"Non lo conosco, non l'ho mai  conosciuto, non ho mai parlato con lui, non ho avuto rapporti di alcun tipo nemmeno con suo padre".

Senatore, Massimo Ciancimino si è inventato tutto? E perché l'avrebbe fatto?
"Un  momento, è bene dire qualcosa, anzitutto. Tutta la mia vita politica, soprattutto negli ultimi anni, è stata segnata da un obiettivo: distruggere il potere mafioso, combattere la mafia. L'unico modo per combattere la mafia efficacemente è, a mio parere, intaccare il patrimonio dei boss..."

Lei non mi ha risposto.
"Invece, sto rispondendo. Sono l'estensore, il relatore e, posso ben dire, il promotore di norme che estendono agli eredi dei boss e dei mafiosi, il potere di sequestro e confisca dei patrimoni provenienti dall'attività del crimine organizzato. Ebbene queste norme sono ora in vigore. Nutro il legittimo dubbio che Massimo Ciancimino, figlio di Vito, non sia stato contento di questa novità".

Si sarebbe vendicato...
"Mi domando se gli abbia fatto piacere di sapere che non potrà godersi il patrimonio paterno. Lui sa dov'è il tesoro del padre, apprendere di non poterselo godere, potrebbe averlo infastidito".

Non aveva avuto alcuna notizia di queste rivelazioni di Massimo Ciancimino?
"No, nessuna notizia, tanto che non so ancora se sono stato iscritto nel registro degli indagati".

Quindi per lei si è trattato, come dire, di un fulmine a ciel sereno.
"Era nel conto che potesse accadermi qualcosa. Ci sono tanti modi per uccidere un uomo, anche quello di uccidere la sua onorabilità, la sua dignità. E' quello che è accaduto".

Lei ha denunciato il suo accusatore per calunnia?
"Certo. Mi chiedo che cosa accade allorché si verifica una circostanza, che un signore, desideroso di godersi il patrimonio mafioso ereditato, ma impossibilitato a farlo, può provare a spegnere la voce di chi glie lo ha impedito".

Lei sta sospettando qualcosa di cui non conosce i contorni, pare di capire. Ritiene che il clima del Palazzo di Giustizia di Palermo sia cambiato?
"Intende riferirsi al Procuratore della Repubblica Messineo? Al cognato coinvolto in una indagine? Sono stato il primo ad esprimere solidarietà al Procuratore. La Procura di Palermo ha ottenuto grandi successi, si è posta grandi obiettivi, possiede grandi professionalità. Ho preconizzato, in un tempo non sospetto, e mi sembra alla luce di ciò che, mi è accaduto, di essere stato un profeta, che potesse aprirsi una nuova stagione di veleni. Ho anche detto che di un clima velenoso può beneficiare la mafia, solo la mafia".

Che cosa si augura, a questo punto?
"Che sulla vicenda che mi riguarda, si faccia piena luce. Chi ha sbagliato paghi. Se sono stato io a sbagliare, sarò io a pagare, se sono stati altri a mettermi in mezzo ingiustamente, paghino. Niente sconti per nessuno".

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17 marzo 2009
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