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Cimitero Canale di Sicilia

Ennesimo naufragio di un barcone carico di disperati. Morti e dispersi tra la Libia e Lampedusa

26 maggio 2005

E' l'ennesimo, drammatico, macabro naufragio che avviene nelle acque del Canale di Sicilia. Una successione di eventi uguale ai tanti già avvenuti, nel medesimo luogo.
Un barcone troppo vecchio stracarico di persone, che un'onda fa traballare e che si rivolta al contrario disperdendo vite umane nel profondo blu che l'ingoia.
Un copione sempre uguale che fatica a diventare notizia, come le autobombe irachene che esplodono quotidianamente e non riescono più a conquistarsi uno spazio degno sui giornali.
Un orrore di tutti i giorni, un immane dramma del quale ci si accorge appena e che verrà confuso con il prossimo. Perché ce ne sarà un prossimo.     

Nelle acque del mediterraneo un barcone di clandestini è naufragato martedì sera, a 60 miglia dalle coste della Libia e a circa 155 miglia (290 km) a sud di Lampedusa.
Secondo le prime informazioni sarebbero già stati recuperati i cadaveri di due persone e tratti in salvo undici immigrati. Ci sarebbero anche 14 dispersi. A bordo del barcone dunque in tutto 27 clandestini, forse 28.
A lanciare l'allarme i soliti pescatori che oramai sanno di potere pescare, oltre ai pesci, corpi gonfi di cadaveri nordafricani.
Secondo le prime informazioni fornite a gesti dagli 11 superstiti all'equipaggio del peschereccio ''Tirana'', sulla carretta erano imbarcati 27 extracomunitari. Due cadaveri sono stati recuperati dal peschereccio ''Elios''. All'appello mancherebbero dunque altre 14 persone.
Gli immigrati, tra i quali non vi sarebbero donne e bambini, viaggiavano su una piccola imbarcazione di cinque metri di lunghezza che si sarebbe rovesciata a causa di un'onda anomala. Al naufragio, avvenuto nella prima serata di martedì scorso, hanno assistito i marinai dei due motopesca, che sono subito intervenuti per prestare soccorso.
Dopo l'allarme lanciato via radio dai pescherecci italiani della flotta di Mazara del Vallo, nella zona,  che ricade sotto il controllo ricerche e soccorso delle autorità libiche, si è diretto il pattugliatore ''Vega'' della Marina Militare, in servizio di perlustrazione nel Canale di Sicilia. La segnalazione è stata girata anche alle autorità libiche.

E sono state dure e accorate le parole del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, dopo aver appreso la notizia del naufragio: ''Provo dolore e indignazione''. ''I morti di martedì - ha detto Pisanu - vanno addebitati ai gruppi criminali che organizzano e sfruttano spietatamente l'immigrazione clandestina''.
Parlando di immigrazione e riferendosi anche agli episodi di violenza all'interno dei Cpt di Milano e Modena avvenuti nei giorni scorsi, Pisanu parla di ''una furibonda campagna di disinformazione, di speculazioni politiche, di incitazioni alla violenza e perfino di vere e proprie azioni terroristiche''. Tutto ciò, ha proseguito il ministro, ''produce conseguenze gravi sulla nostra sicurezza e sull'ordine pubblico. Sono pronto ancora una volta a informare dettagliatamente il parlamento e mi auguro che esso possa prendere le decisioni necessarie con la più larga maggioranza possibile''.

Intanto ieri gli agenti di polizia della questura di Foggia hanno sottoposto a fermo il sudanese Omar Mustafa, di 30 anni, e l'eritreo Robei Mehari, di 28 anni, ritenuti responsabili di aver condotto e fatto sbarcare sulle coste di Lampedusa  l'11 maggio scorso, 130 extracomunitari.
Entrambi il 14 maggio scorso erano stati trasferiti da Agrigento nel Centro di identificazione di Borgo Mezzanone, nel Foggiano. Nel corso dell'attività di verbalizzazione delle dichiarazioni rese da coloro che richiedono asilo politico, i poliziotti hanno accertato che i due avrebbero provveduto al trasferimento di stranieri da Zouara, in Libia, in Italia. Secondo le indagini compiute, i due si sarebbero occupati della collocazione dei clandestini a bordo dell'imbarcazione, mantenendo la disciplina. Inoltre, avrebbero assistito il timoniere ed avrebbero compiuto operazioni di manutenzione a bordo della barca. Omar Mustafa e Robei Mehari, tra l'altro, erano stati arrestati insieme con altre nove persone per una rissa avvenuta due giorni fa nel centro di identificazione.

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26 maggio 2005
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