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Circa 22mila commercianti siciliani vengono stritolati dalla stretta morsa dell'usura

14 gennaio 2006

Usura, Sicilia nella morsa
di Francesco Marano (Il dito, 28 dicembre 2005)


In Sicilia finiscono nella morsa dei ''caravattari'' circa 22mila commercianti, il 25,2% sul totale, oltre a quelli attanagliati dal pizzo.
I dati sono stati divulgati nei giorni scorsi a Catania nel corso del convegno sul fenomeno dell'usura organizzato dalla Confesercenti provinciale e dal Ministero dell'Interno; tra i relatori Lino Busà, presidente di ''Sos Impresa''.

I dati parlano chiaro. In Italia i commercianti vittime dell'usura sono 150mila, e di questi il 48% (72mila) vivono nelle quattro regioni con più alta concentrazione mafiosa (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania); un vero e proprio business dato che l'usura movimenta in Italia circa 30 miliardi di euro su 71, ossia il totale del giro di affari complessivo di tutti i reati.
A fronte di questa espansione del fenomeno usura, il dato più preoccupante risulta invece, la scarsa propensione alla denuncia. Da 1486 denunce del 1996 si è passati a 780 nel 2003 con un trend continuo negativo, interrotto solo a ridosso di vaste campagne pubbliche antiusura, ad esempio nel 2001.
Analogo andamento si registra per i procedimenti giudiziari. Da 1213 nel 1998 a 768 nel 2004. Anche in Sicilia si rileva un netto calo dei procedimenti. Nel '98 sono stati 164 , il13,5 % del totale in Italia, nel '99 il 13,1% e via via fino al 9,5% nel 2004 che fa assestare l'Isola al terzo posto in Italia dopo Lombardia e Lazio. Terzo posto anche per il giro di affari dell'usura relativo ai commercianti che ne sono vittime che è di 1,4 miliardi di euro l'anno dopo Lazio (2mld) e Campania (1,8 mld).
Sicuramente alla base di questa divaricazione tra diffusione dell'usura e denunce c'è la paura di ''varcare la soglia di un commissariato''. Le cause sono tante: vergogna nell'ammettere il fatto, rischio di chiudere la propria attività e ovviamente la paura di ritorsioni.
Purtroppo sembra proprio che i tempi della legge aiutino pochissimo le vittime. In Italia il 44% dei rinvii a giudizio per usura si ottiene dopo 2-4 anni dalla denuncia iniziale e nel 70% dei casi la sentenza arriva dopo 4 dall'inizio del processo. Finito l'estenuante iter giudiziario, lungo soprattutto per la difficoltà della raccolta di prove e l'omertà diffusa, solo il 58% dei processi si conclude con una condanna ma quasi tutti i condannati rimangono a piede libero perché spesso incensurati.

I tassi usurai toccano in media il 20% ma esistono picchi che arrivano addirittura al 400%. Spesso chi è vittima di un usuraio intrattiene 2/3 rapporti in contemporanea, e la metà delle persone che sono cadute già una volta nella trappola ripetono più volte il medesimo errore, non riuscendo infine ad uscire dal tunnel. I dati testimoniano che esistono circa 600mila persone a rischio usura e dal 2000 ad oggi circa 100mila attività commerciali hanno chiuso per cause legate all'usura.
Ci troviamo dunque di fronte ad un vero e proprio business dato che l'usura movimenta in Italia circa 30 miliardi di euro su 71, somma quest'ultima che rimanda al totale del giro di affari complessivo di tutti i reati.
Questo fenomeno resta ''d'elite''. Il giro d'usura coinvolge pensionati, persone facoltose senza scrupoli, professionisti tra i più attivi. L'usura coinvolge ''solo'' il 36% dalle varie mafie al contrario di altre attività malavitose come racket o contrabbando. Adesso la situazione sembra in controtendenza: la criminalità organizzata sta per mettere le mani anche su questo losco affare, soprattutto per migliorare il controllo del territorio e renderlo più capillare.

Nel convegno di Catania, nel corso del quale la Confesercenti ha illustrato il programma ''Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno'' e un manuale antiusura che sarà distribuito in 20mila copie a Catania. E' stata anche mostrata la classifica del QRU (Quoziente Rischio Usura), che è stilata in base a vari parametri: numero di procedimenti penali per usura rapportato alla dimensione territoriale dove si compiono, volume dei processi, dei fallimenti e delle insolvenze bancarie.
Questa classifica è la vera cartina di tornasole del rischio dell'usura nelle varie province italiane e anche qui è evidente la diffusione nel Sud.
Nei primi 15 posti ci sono solo città del Meridione e due città del centro, Pescara che è la prima in assoluto e Rieti. La Sicilia purtroppo occupa un posto di rilievo: Siracusa e Messina sono addirittura al secondo e terzo posto, Catania al 14° e Palermo al 17°. Catania è sicuramente in emergenza analizzando anche i dati del numero di denunce nel corso degli ultimi anni: è sempre stata tra le prime 10-15 province in Italia.
Insomma i dati confermano che il fenomeno sia in netto aumento, con i commercianti che sono tra i più colpiti e sfiduciati come conferma anche un recente sondaggio tra i commercianti: il 50% pensa che il fenomeno non è in diminuzione, la sfiducia nelle istituzioni è il primo motivo della mancanza di denuncia di una vittima e il sistema del credito bancario che crea difficoltà a concedere prestiti per le singole persone e le piccole imprese è indicato come il principale motivo che spinge a rivolgersi ad un usuraio.
Il fenomeno è dunque molto complesso e ha tante sfaccettature ed è per questo che è difficile soluzione. C'è l'amara percezione che l'usura sia considerato un reato di secondo piano, quasi ''depenalizzato'' e la recente legge ex-Cirielli che diminuisce i tempi di prescrizioni anche per reati come questo è davvero una vergogna per chi ne è vittima.

[Fonte dati Sos Impresa Confesercenti e statistiche SWG 2005. Elaborazione de ''Il dito'']

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14 gennaio 2006
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