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Città industriali, città industriose... città giuste

XI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

21 marzo 2006

Roma, Niscemi, Reggio Calabria, Corleone, Casarano, Torre Annunziata, Nuoro, Modena, Gela, ancora Roma.E quest'anno Torino.
Quasi una via crucis, con stazioni di sofferenze, ma dove il dolore sa anche costruire speranza e promettere nuovo inizio, essere lievito di assunzione di responsabilità, partecipazione e testimonianza. Portatore di pace. Ma dunque, prima, di memoria e di verità.
La Giornata dell'impegno e della memoria, ospitata questo 21 marzo nel capoluogo piemontese, in certo senso è una ''carovana'': perché percorre l'Italia, anno dopo anno, città dopo città, per ricordare e ricordarci la lunga schiera di nomi, il tragico elenco di vite spezzate dalle mafie e dalla criminalità; ma ''karavan'' anche perché presuppone lo stare assieme, si fonda su sensibilità e obiettivi che accomunano. Su una cultura tesa a unire, a ricucire ferite e lacerazioni, nella verità e nella chiarezza. Indirettamente e così indicando i rischi connessi all'enfatizzazione dell'individualismo, della competizione, dell'arrivismo. Di quell'egoismo prepotente esibito e anzi urlato che troppo spesso viene proposto ai giovani, da certa televisione e certa politica, come modello, come obiettivo cui tendere. E che, in certi casi e in determinati contesti, si traduce nell'incultura mafiosa della sopraffazione violenta.
Solo camminando insieme, invece, possiamo traversare il deserto per sfuggire all'ingiustizia e fondare una nuova città, una comunità dell'uomo e per l'uomo. Lo diciamo con pazienza e perseveranza da molti anni, nelle scuole, nelle nostre associazioni, sul territorio.
Lo diciamo, da 11 anni, in questa giornata simbolica ma viva e rivolta al futuro che è il 21 marzo: insieme, per la legalità, la democrazia, la solidarietà, la responsabilità di una buona e nuova politica. Insieme, con il dovere della memoria da trasmettere alle nuove generazioni e da assolvere noi stessi, senza retorica ma senza rimozioni.

Il 21 marzo, come in ogni altro giorno dell'anno, perché legalità, solidarietà e giustizia non possono essere ''usate'', ridotte a parole da pronunciare dai palchi, né confinate in un angolo. Perché l'una senza le altre risulta monca e sterile, comodo e ipocrita paravento. Solo l'alleanza tra gli uomini e le donne di buona volontà, che operano con coerenza, che tengono strettamente unite le parole e i comportamenti, può erigere fondamenta robuste che sostengano la casa comune, la società in cui tutti viviamo e che vorremmo vedere più attenta e capace di sostenere chi fa fatica, gli ultimi della fila, le vittime della violenza e dell'ingiustizia.
Perciò il 21 marzo siamo a Torino in un momento che non vuole essere ricorrenza, ma presenza, non manifestazione bensì testimonianza. Un momento vero e pieno, fatto di parole ma anche del silenzio della commozione, di istituzioni ma pure e soprattutto di cittadini. Che hanno imparato a partecipare, che sanno e vogliono agire in prima persona. E vogliono farlo insieme.
Sono 11 gli anni di vita di questa manifestazione, voluta da ''Libera'' e da ''Avviso pubblico'', ma che è riuscita a diventare momento condiviso da molti, oltre i protagonismi, le sigle, le appartenenze o le etichette. Un fatto corale, dove ogni voce è importante e trova il suo posto, dove ogni tonalità si intreccia alle altre sino a comporre un insieme armonico, che è assai più forte, alto e resistente delle singole componenti.
È questa, del resto, l'ispirazione originaria di ''Libera'': fare rete, costruire alleanze, lavorare insieme, essere uniti. Società e istituzioni, giovani e adulti, insegnanti e studenti, associazioni e politica, credenti e laici. [...]

''Città industriali, città industriose, città giuste'' dicono i manifesti di questa Giornata, che è di memoria ma anche e insieme di impegno. Impegno a capire e a cambiare. A capire il cambiamento. E forse Torino è la città che sta cambiando maggiormente. Costretta a trasformazioni repentine e profonde dalla crisi industriale e dal superamento dei modelli del Novecento, del monolitismo della ''one company town'', della fabbrica madre e matrigna, Torino non ha però perso l'anima e i valori. Ce lo dicono i quartieri che hanno mutato volto, le infrastrutture, le opere, le Olimpiadi, il lavoro che cambia e il territorio che si adegua ma senza rinunciare all'identità, alla antica laboriosità, alla capacità di anticipazione e sperimentazione. Un'identità divenuta plurale, multiforme e multicolore, animata da lingue e culture diverse. Perciò ancora più ricca e più bella. Ce lo dicono le sue associazioni, il volontariato, le parrocchie, le istituzioni locali, il mondo del lavoro, i cittadini tutti.
A Torino l'undicesima Giornata. motivata dalla memoria e dall'impegno ma articolata sui temi del presente: Economia, Politica, Informazione, Migranti, Sport.
Come a dire: vita, i tanti fronti dell’attenzione necessaria che dobbiamo porre a ciò che ci sta attorno. A chi ci sta attorno, anche se questi rimane in silenzio e magari non ha le parole per chiedere aiuto o per rivendicare giustizia.

Il 21 marzo, nel primo giorno di primavera, lo faremo anche con lui e per lui. Tutti insieme. Da 11 anni a questa parte.
11 anni aveva Claudio Domino, quando è stato assassinato a Palermo da una criminalità che non arretra davanti a nulla. Pochi anni di più aveva Giuseppe Di Matteo, sequestrato, torturato e sciolto nell'acido per punire la collaborazione del padre con i magistrati da parte di uomini senza onore.
Lo scorso 21 marzo Rosaria Schifani non è potuta venire a Roma a ricordare assieme con noi suo marito, gli altri uomini della scorta di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e tutte le altre vittime. Ha voluto però mandarmi una lettera, per essere egualmente assieme e uniti, anche quel giorno. Le sue parole si concludevano così: ''Quello che ti chiedo, come cristiana e come cittadina, è di far capire tutto ciò alle istituzioni: che ci governino con legalità e con giustizia, che diano un esempio''.
Questo voglio ripetere un anno dopo a Torino, perché di questo, in effetti abbiamo bisogno: di un esempio e di un impegno limpidi che vengano dalle istituzioni.
Ne ha bisogno Rosaria e i tanti parenti degli uccisi, ne abbiamo bisogno tutti. Verità e coerenza. Trasparenza e onestà. Servizio ai cittadini e attenzione ai più deboli. Rispetto delle regole e primato dell'interesse pubblico.
Questo deve tornare a essere la politica e questo debbono garantire le istituzioni.
Questo dobbiamo non solo chiedere ma anche saper costruire tutti. Insieme. Uniti.

Don Luigi Ciotti

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Libera
è nata il 25 marzo del 1995, con l'intento di coordinare e sollecitare l'impegno della società civile contro tutte le mafie. Fino ad oggi, hanno aderito a Libera più di 1200 gruppi tra nazionali e locali, oltre a singoli sostenitori.
La scelta di coordinare tante realtà nella lotta alle mafie, si è rilevata dunque la migliore non solo per il numero dei soggetti coinvolti e per il clima di cooperazione creatosi, ma anche per valorizzare sforzi ed iniziative già esistenti. Libera agisce per favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie, certa che il ruolo della società civile sia quello di affiancare la necessaria opera di repressione propria dello Stato e delle Forze dell'Ordine, con una offensiva di prevenzione culturale.
Libera ha organizzato la sua azione in alcuni particolari settori:
1. il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi, con la valorizzazione e l'informazione sulla legge 109/96, per la quale Libera ha raccolto un milione di firme;
2. l'educazione alla legalità: nelle scuole, per diffondere, soprattutto tra i più giovani, una cultura della legalità e far maturare coscienza civile e partecipazione democratica attraverso lo sport, per recuperare l'enorme potenzialità educativa dello sport e contrastare l'uso del doping e la politica della vittoria ad ogni costo;
3. il sostegno diretto a realtà dove è molto forte la penetrazione mafiosa, con progetti tesi a sviluppare risorse di legalità umane, sociali ed economiche presenti sul territorio;
4. la formazione e l'aggiornamento sul mutare del fenomeno mafioso e sulle soluzioni di contrasto ad esso, attraverso campi di formazione, convegni e seminari;
5. l'informazione sul variegato fronte antimafia, attraverso strumenti di diffusione notizie e di approfondimento tematico sia a stampa che elettronici.

Libera è presente su tutto il territorio nazionale attraverso sedi regionali e coordinamenti provinciali; le associazioni che aderiscono a Libera, nominano un referente che sia in grado di seguirne direttamente i momenti organizzativi e favorire, così, lo scambio di proposte e informazioni sulle attività da svolgere.
Il presidente di Libera è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele di Torino. L'ufficio di presidenza, costituito da più membri, ha annoverato fin qui esponenti della Uisp, di Legambiente e dell'Arci, ed è stata il segno del legame tra Libera e le grandi associazioni nazionali ad essa derenti. Il presidente onorario è Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo.


- NOMI DA NON DIMENTICARE

 

 

 

 

 

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21 marzo 2006
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