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Clandestini che scappano, clandestini che muoiono...

Continuano ad essere molteplici gli allarmi di diversa natura che scattano nei Cpt italiani

26 maggio 2008

Erano da poco passate le 19.30, sabato scorso, quando Saleh Bozambila, 29 anni, dopo esere fuggito dal Centro di accoglienza e soccorso di Lampedusa, ha scavalcato la recinzione dell'aeroporto, invadendo la pista mentre stava per atterrare un volo della compagnia Myair, con a bordo circa 200 passeggeri.
L'uomo è riuscito a eludere la sorveglianza del Cpas e ad attraversare il centro abitato dell'isola prima di raggiungere lo scalo aeroportuale.
Bozambila è uno dei 374 clandestini giunti nell'isola a bordo di un peschereccio lo scorso 17 maggio. Già al suo arrivo aveva dato segni di insofferenza; mentre erano in corso i controlli sulla banchina, l'uomo aveva chiesto una sigaretta e poi si era buttato in mare nel tentativo di allontanarsi, ma venne bloccato da alcuni carabinieri. Assieme al gruppo fu portato del Cpas, in attesa di essere trasferito in altri centri.

Il clandestino, che è stato fermato dalle forze dell'ordine mentre si trovava al centro della pista d'atterraggio, deve rispondere dell'accusa di attentato ai mezzi di trasporto, ed è stato trasferito nel carcere di Petrusa ad Agrigento.
Preoccupato il commento del sindaco delle isole Pelagie, Bernardino De Rubeis (Mpa): "Non è la prima volta che gli immigrati ospiti del centro d'accoglienza dell'isola riescono a scappare dalla struttura di contrada Imbriacola. Già lo scorso venerdì sera si erano allontanati in 21, ma tutti gli extracomunitari, poche ore dopo, erano stati già ripresi". "Questa è una situazione che va affrontata e in fretta - ha aggiunto il sindaco - Già da domani avvieremo l'iter per poter installare, di concerto con la Prefettura di Agrigento, del filo spinato lungo il muretto perimetrale del centro d'accoglienza". Per De Rubeis "bisogna prendere immediati provvedimenti affinchè sia scongiurata la possibilità che gli immigrati escano dal centro di accoglienza, non perchè siamo razzisti ma piuttosto, perchè le gesta di persone di cui non si conoscono neanche le reali identità, possono essere imprevedibili e l'episodio di sabato, ne è il classico esempio". "Il nostro centro di accoglienza è come una banca - ha detto ancora il sindaco - con una entrata super controllata ma che dietro però ha le porte spalancate. In seguito a input politici del vecchio governo Prodi, gli immigrati che vivono all'interno del centro non possono essere controllati dai carabinieri e non è dato loro sapere neanche quanti clandestini ci sono al suo interno". "I carabinieri - ha concluso - svolgono egregiamente i loro compiti, ma non hanno gli strumenti necessari per potere operare controlli adeguati"

E con molta probabilità non sono stati effettuati "controlli adeguati" nel nuovo Cpt "Brunelleschi" di Torino dove nella notte tra venerdì e sabato scorsi è morto Hassan Nejl, marocchino di 38 anni, tossicodipendente, trattenuto da dieci giorni nel Cpt torinese, per una violenta forma virale, forse una polmonite fulminante, sottovalutata da chi avrebbe dovuto assisterlo.
Altri immigrati ospiti della struttura, che è gestita dalla Croce Rossa ed è aperta da lunedì scorso (dopo una radicale ristrutturazione di quella esistente da 9 anni) hanno detto di aver chiesto soccorso durante la notte ma di non aver avuto risposta. Dal primo esame medico condotto sul cadavere, la causa della morte sarebbe stata asfissia improvvisa, probabilmente causata da polmonite fulminante. Ora ci sarà l'autopsia, disposta dal magistrato, che ha già aperto un fascicolo sull'accaduto. Gli accertamenti riguarderanno anche gli eventuali ritardi nei soccorsi lamentati dai compagni dell'extracomunitario.

Secondo quanto riferito dal direttore del centro, Antonio Baldacci, la sera di venerdì intorno alle 21.30 il marocchino avrebbe accusato un forte mal di gola e gli sarebbe stato somministrato un farmaco. Hassan Nejl, tossicodipendente, da circa 15 giorni era in terapia con il metadone e in precedenza non aveva accusato malesseri. A quanto riferisce il direttore, attorno alle 23.30 il personale medico del centro si è informato sulle sue condizioni di salute: l'uomo stava bene ed era lucido. Solo alle 9.15 di ieri mattina il personale della Croce Rossa sarebbe stato informato da altri ospiti del centro che l'uomo era nel suo letto e non si muoveva più; i medici non avrebbero potuto fare altro che constatarne il decesso, avvenuto cinque o sei ore prima.

Del tutto contrastanti le dichiarazioni degli altri immigrati del Cpt, che sostengono di aver urlato invano tutta la notte per attirare l'attenzione dei sorveglianti, mentre l'uomo, che a loro dire aveva avuto la febbre per tutto il giorno, si dibatteva nel letto con la schiuma alla bocca. Poco dopo la mezzanotte sarebbe arrivato un addetto della Croce Rossa, ma solo per dire: "Fino a domani mattina non c'è un medico".
Chiedono di ''fare chiarezza sull'episodio'' per ''capire se ci siano state responsabilità personali'' la senatrice Donatella Poretti e il deputato Bruno Mellano, dei Radicali Italiani. "Per conto nostro cercheremo di capire come siano andati i fatti con una interrogazione parlamentare al ministero dell'Interno e anche con una visita del Cpt inaugurato da pochi giorni, e più in generale cercando di suonare un campanello d'allarme sui Cpt - aggiungono gli esponenti Radicali - Questo accade mentre il sindaco di Lampedusa denuncia i rischi del Cpt a rischio di collasso - oltre mille immigrati a fronte di una capienza di seicento - definendolo una polveriera e un pericolo per cittadini, turisti e immigrati stessi". "Il reato di immigrazione clandestina e il prolungamento da 2 a 18 mesi nei Cpt dovrebbero far suonare un'altra musica secondo il ministro dell'Interno in vista dell'approvazione del ddl sulla sicurezza. Speriamo non sia un requiem", hanno concluso i Radicali.

[Informazioni tratte da La Sicilia.it, Corriere.it e Adnkronos.com]

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26 maggio 2008
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