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Clandestinità? Nessuna marcia indietro...

Il premier Silvio Berlusconi sul reato di ''clandestinità'' continua ad aggiustare il tiro

05 giugno 2008

"Sul reato di clandestinità non ho fatto nessuna marcia indietro. Ho espresso una mia opinione personale che avevo già espresso nell'ambito del Consiglio dei ministri e proprio per un mio intervento questa norma che era prevista nel decreto legge è stata inserita invece nel disegno di legge e sottoposta al vaglio del Parlamento anche per un approfondimento sulla sua concreta fattibilità".
Ieri pomeriggio Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa con il presidente egiziano Hosni Mubarak è tornato sulle sue parole che l'altro ieri hanno creato malcontento nella Lega (leggi).

"La norma - ha aggiunto il premier - è stata volutamente scritta in forma generica e sarà sottoposta all'approfondimento del Parlamento, come era nella mia volontà di presidente del Consiglio, che ne ha discusso con gli alleati, che ha firmato il disegno di legge. Quindi non c'è stata nessuna marcia indietro, dispiace che si continui in questa moda di fare un caso da ciò che caso non è, mettendo da parte l'opera importante che il governo sta facendo".
Quanto al merito del provvedimento Berlusconi ha poi sottolineato che è "un fatto che non ha nessuna concretezza immaginare che se arrivano mille clandestini in un giorno si possano processare e mettere in carcere". E tornando alle sue affermazioni di martedì il premier ha stigmatizzato il fatto che "alcuni giornali abbiano con assoluta malafede" parlato di marcia indietro sul reato di clandestinità.
Quindi il premier ha sottolineato come la soluzione dei problemi legati all'immigrazione possa passare anche attraverso la costruzione di scuole nei Paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo, "per cui possono esserci dei cittadini di questi Paesi che vengono in Italia con una loro già consolidata preparazione professionale" soprattutto in quei settori dove manca "un apporto del lavoro di cittadini italiani".

Berlusconi ha voluto poi ricordare che "nei cinque anni di governo precedente ho stabilito relazioni di amicizia con i presidenti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Abbiamo tutta una serie di incontri per riprendere questi contatti". E sempre riferendosi al problema dell'immigrazione e ai Paesi che danno origine al fenomeno, Berlusconi ha sottolineato la necessità di "insegnare" a queste nazioni a tirar fuori "il talento imprenditoriale portatore dell'aumento del benessere".

Intanto per il leader del Carroccio e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, il reato di immigrazione clandestina deve restare. Una risposta sicuramente a Berlusconi e all'ipotesi avanzata dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di prevedere il reato di immigrazione clandestina senza però una pena detentiva ma con l'espulsione immediata. "La cosa da raggiungere - ha detto Bossi - è l'espulsione". Il leader della Lega non ha risparmiato però una frecciata a La Russa (il "reggente" di An aveva definito "non irragionevoli le obiezioni di Berlusconi"): per Bossi, la Russa "arriva tardi, il testo è stato votato in Cdm. Dov'era La Russa in Cdm?".
"Evidentemente a Umberto Bossi sono giunte indicazioni sbagliate. La posizione di Ignazio La Russa sul reato di clandestinità espressa oggi è la stessa espressa dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e, stasera, dal leader della Lega, Umberto Bossi". Questo è quanto si legge in una nota dell'ufficio stampa di Alleanza nazionale, in seguito alle dichiarazioni rilasciate da Bossi. In precedenza il Senatùr aveva assicurato che "all'interno della maggioranza non c'è nessuna lite". "Basterebbe copiare - aveva aggiunto - quello che fanno in Germania oppure nella cattolicissima Francia. Quello a noi andrebbe bene". Al termine di una riunione di gruppo della Lega Bossi ha lasciato comunque la palla al ministro dell'Interno: "Maroni non è stupido, e se la caverà". E il titolare del Viminale, interpellato dai cronisti, ha risposto con un "no comment".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com e Corriere.it]

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05 giugno 2008
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