Clementina Cantoni è tornata in Italia. ''Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato per la mia liberazione''
Il racconto dei giorni di prigionia
Il racconto di Clementina Cantoni (Corriere.it)
Clementina Cantoni è tornata in Italia. La volontaria italiana liberata giovedì è atterrata ieri alle 17,35 a Ciampino, dopo essere partita alle 10,20 ora italiana da Kabul a bordo di un Falcon del Cai, la compagnia dei servizi segreti italiani. Ad accoglierla anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e altre autorità.
«Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato per la mia liberazione penso a quanti sono ancora ostaggi, alle loro famiglie».
Sono state queste le prime parole di Clementina Cantoni subito dopo la liberazione, appena atterrata a Ciampino. Poi, rispondendo alle domande dei giornalisti che volevano sapere come i rapitori l'avevano trattata Clementina ha risposto: «mi hanno trattata bene».
Al pm Franco Ionta ha raccontato di essere stata tenuta in ostaggio da 4 o 6 persone, tra queste forse anche una donna. «Le ho viste in faccia, erano a volto scoperto. Tra i sequestratori c'era anche Timor Shah».
I GIORNI DEL SEQUESTRO - «Mi hanno tenuto soltanto in due case. Mi hanno spostato una volta sola. So che ero a Kabul, non sono mai stata fuori dalla città».
Clementina Cantoni ha raccontato al pm Ionta di essere stata «trattata abbastanza bene dai rapitori. Non mi hanno mai minacciato». Non ha avuto bisogno di cure particolari o di determinate medicine. Con i sequestratori la giovane cooperante milanese parlava in inglese anche se ha spiegato al magistrato di «comprendere qualche parola della lingua persiana».
I RAPITORI - Le sono sempre apparsi a volto scoperto, tanto che negli uffici della procura di Roma le sono stati mostrati gli identikit di alcune persone, tra cui quello di Timor Shah, il presunto ideatore del sequestro. Clementina Cantoni sarebbe in grado di riconoscere i suoi sequestratori: «A volte, per paura, ero io che tentavo di non guardarli in faccia, cercavo di coprirmi il volto».
La ragazza, apparsa un po' intimorita nel corso della sua audizione a piazzale Clodio, ha spiegato come è stata sequestrata il 16 maggio scorso: «Hanno sfondato il finestrino dell'auto su cui mi trovavo e mi hanno trascinato via».
LO STATO D'ANIMO - «Non sapevo nulla delle trattative in corso. Più volte mi avevano detto che mi avrebbero liberata, ma poi, alla fine, non succedeva niente e rimanevo loro ostaggio». Clementina Cantoni ha confidato al pm Franco Ionta il dispiacere provato più volte durante la sua prigionia. «Quando l'ultima volta i sequestratori mi hanno detto che sarei stata rilasciata - ha spiegato la ragazza - ho pensato che non sarebbe successo. Insomma, non ci credevo più». E, invece, i suoi rapitori, giovedì pomeriggio, l'hanno prelevata dall'abitazione e l'hanno lasciata sola in mezzo alla strada a poca distanza da un'auto della polizia afgana. «È stato quello il momento in cui ho avuto più paura - ha spiegato Clementina - mi hanno portata alla periferia della città e giunti all'angolo di una strada mi hanno detto "scendi sei libera"».
TIMOR SHAH - Perciò, Clementina sarebbe stata quasi consegnata alla polizia, direttamente dai suoi rapitori. Non avrebbe avuto minacce di morte e soprattutto ha visto durante la prigionia i suoi rapitori bene in volto e non sarebbe mai stata legata. Clementina Cantoni ha spiegato di aver parlato a lungo con Timor Shah e in particolare con uno dei suoi carcerieri, in persiano, quello che gli portava da mangiare. La cooperante italiana in procura ha riconosciuto il capo della banda di rapitori.
Gli investigatori della Digos e del Ros le hanno fatto vedere più di un'immagine di Timor Shah e lei ha riconosciuto nelle foto colui che ha ordinato il sequestro.