Clonati negli Usa 5 embrioni umani. Secondo alcuni ricercatori però di clonare embrioni non c'è più bisogno
Per la prima volta sono stati creati cinque cloni di embrione umano a partire da una cellula della pelle. Questa volta, però, a portare a termine un così enorme esperimento non è stato uno scienziato farlocco e truffaldino (come avvenne nel 2005 nei laboratori del coreano Woo Suk Hwang), ma un'azienda scientifica californiana, la Stemagen di La Jolla. "Nessun altro gruppo era mai riuscito a far sviluppare tanto gli embrioni, né ha descritto con tanta precisione la tecnica usata" ha detto il capo dell'équipe californiana, Andrew French.
La ricerca è stata pubblicata dalla rivista Stem Cells, e questo potrebbe bastare a garantirne la serietà, ma alcuni studiosi, esperti di staminali, però dubitano dell'esperimento e rimangono molto cauti.
"Ormai abbiamo trovato altre vie per ottenerle" ha spiegato Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'Istituto di genetica Mendel a Roma. "Alcuni esperimenti sono riusciti a far tornare 'bambine' delle cellule adulte. Degli embrioni clonati non si sente più il bisogno". L'esperimento di cui Dallapiccola parla risale a novembre. E' stato condotto all'università di Kyoto da Shinya Yamanaka. A una cellula adulta della pelle lo scienziato riuscì a inserire la "marcia indietro", facendola regredire ai suoi stadi iniziali di sviluppo: quelli di staminale, strumento prezioso per curare tutte le malattie causate dalla degenerazione di un organo.
Perfino Ian Wilmut, il padre della pecora Dolly - il primo mammifero clonato nel 1996 - abbandonò la vecchia strada per dedicarsi alla nuova. "La tecnica giapponese ha un potenziale maggiore" disse lui stesso a fine novembre, annunciando la sua intenzione di abbandonare definitivamente gli studi sulla clonazione.
Fin ad oggi l'unico embrione-clone era stato generato nel 2005 dai ricercatori inglesi dell'Università di Newcastle utilizzando cellule staminali adulte, che però sono più difficili da prelevare nel paziente. Il nuovo embrione, invece, è nato utilizzando la cellula della pelle di un uomo, il cui Dna è stato introdotto in un ovulo femminile, dal quale era stato estratto il nucleo. La tecnica, chiamata trasferimento nucleare di cellule somatiche, è ben nota. E' la stessa con la quale nell'agosto 2005 il coreano Woo Suk Hwang, dell'Università nazionale di Seul, aveva annunciato di essere riuscito a ottenere le cellule staminali embrionali ''personalizzate'', ma la sua ricerca poi si rivelò un falso. I ricercatori californiani della Stemagen hanno ottenuto l'embrione-clone utilizzando cellule somatiche di due uomini e gli ovuli di tre donne. Hanno così creato 21 embrioni, cinque dei quali sono sopravvissuti e cresciuti fino allo stato di blastocisti, in cui l'embrione è formato da circa 40-72 cellule. A questo stadio di sviluppo si sono già formate le cellule staminali embrionali, che hanno lo stesso patrimonio genetico del donatore (quello a cui è stata prelevata la cellula della pelle). Queste cellule totipotenti hanno la capacità di differenziarsi in qualunque cellula del corpo, e quindi potrebbero in futuro diventare un'officina di ricambio di organi o parti del corpo
"Ma ottenere un embrione non basta" ha spiegato ancora il Prof. Dallapiccola. "Non è detto che il clone sia in grado di fornire staminali". Gli embrioni californiani sono effettivamente andati distrutti dopo 5 giorni durante gli esami cui gli scienziati li hanno sottoposti.
In Gran Bretagna intanto il King's College di Londra e l'Università di Newcastle hanno ricevuto il via libera definitivo dell'Autorità britannica per l'embriologia e la fecondazione. Potranno realizzare embrioni ibridi con ovuli di animale e nuclei umani. Lo scopo: evitare di utilizzare ovuli di donna.