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Col fiato sul collo

Sempre più vicini a Matteo Messina Denaro: la decapitazione del clan di Campobello di Mazara un tassello importante per la sua cattura

17 dicembre 2011

Il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro si stringe sempre di più. L'operazione dei Carabinieri del Ros, che ieri ha di fatto decapitato la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara (TP), ritenuta una delle ultime roccaforti del ricercato numero uno, ne è prova incontestabile (LEGGI). In manette sono finete 11 persone, tra cui lo stesso sindaco di Campobello, Ciro Caravà, vicino al centrosinistra e noto anche per le sue dichiarazioni contro Cosa nostra.
"Questa operazione conferma che l'antimafia delle parole e quella reale non sono la stessa cosa". Così il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha commentato l'arresto del sindaco di Campobello di Mazara. "La figura del sindaco - ha proseguito, durante la conferenza stampa di ieri - è quella di un uomo che si mette a disposizione del gruppo mafioso e che predispone e mette in campo le proprie attività amministrative in funzione delle esigenze del clan". "Bisogna sempre andare oltre le parole per verificare il reale impegno antimafia", ha aggiunto. Poi il procuratore ha precisato che "l'indagine è un tassello importante nella ricerca di Matteo Messina Denaro. Viene, infatti, colpito il tessuto economico di riferimento del latitante e tipico della provincia di Trapani". Una provincia in cui, ha spiegato il procuratore aggiunto alla Dda di Palermo Teresa Principato, "Cosa nostra mantiene tutte le caratteristiche tipiche della tradizione mafiosa e livelli di omogeneità superiori rispetto alla mafia palermitana. Ne sono una conferma, la trasmissione del potere di padre in figlio e la capacità di infiltrarsi in tutte le attività dove ci sono grossi flussi di denaro in gioco".


Il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo

Per Mario Parente, vice comandante del Ros dei carabinieri, "colpire i circuiti più vicini a Messina Denaro e i suoi interessi economici non può che agevolare la ricerca del latitante".
Certo, magistrati e ufficiali del Ros non nascondono che, Messina Denaro essendo un "latitante amato" risulta più complicata la sua ricerca, rendendola qualcosa di diverso. A rafforzare il suo dominio sono anche i "collegamenti con la borghesia" ma, soprattutto, "il largo consenso di cui gode - ha spiegato la Principato – quasi come una persona da imitare". Questo è dovuto anche al particolare modo di intendere il suo ruolo.
Messina Denaro, che in conferenza stampa tutti chiamano direttamente Matteo, "è un latitante che non si chiude alle persona. Ha avuto tante donne e anche figlio, che non va mai a trovare".
A questi elementi si aggiungono anche "gli interessi milionari" ha sottolineato il procuratore Messineo, "anche alla luce della condanna in primo grado di Salvatore Grigoli che gli indagati nelle intercettazioni chiamano 'il putìaro'". Per il resto, ha aggiunto Messineo, "siamo di fronte a tutti gli elementi tipici di Cosa nostra: la discendenza padre-figlio alla guida della famiglia, sostegno economico alle famiglie dei detenuto, il rispetto dei più anziani in segno di riconoscenza". Con la variante trapanese, quella dell'affarismo. "Non ci sono estorsioni – ha spiegato ancora Messineo – ma intrecci economici apparentemente leciti che, in realtà, servono al riciclaggio". E c'è anche la capacità di investire in attività 'nuove'. Come l'olivicoltura, col sequestro di un'azienda del valore di 2 milioni di euro.

Un altro grande capitolo è quello della commistione fra mafia e politica, attraverso il voto di scambio. Il riferimento è, ovviamente, al sindaco di Campobello. "Tanto che la figlia di uno degli indagati - ha raccontato Messineo - era scossa. 'Ma lui questo deve fare' è stata la risposta del padre, deve fare capire che è lontano da noi". In definitiva un'azione "mirata su un territorio di interesse di Messina Denaro". L'auspicio del procuratore Messineo è che "potrebbe contribuire a destabilizzare il contesto che continua a proteggerlo, anche grazie a una rete di insospettabili".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Ansa, GdS.it, LiveSicilia.it]

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17 dicembre 2011
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