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Colpevoli o in attesa di giudizio, tutti stipati dentro le carceri italiane come le bestie

La disastrosa condizione delle carceri italiane

13 dicembre 2005

Nel comitato promotore della Marcia di Natale, l'iniziativa con cui Marco Pannella ha lanciato un appello per l'amnistia, la libertà e la giustizia, ci sono anche i senatori a vita Giulio Andreotti, Emilio Colombo e Giorgio Napolitano.
Pannella sembra determinato a sollecitare una risposta rapida soprattutto dai suoi alleati dell'Unione: dall'altro ieri, il leader dei Radicali italiani ha iniziato un ''digiuno di dialogo'' per riportare al centro dell'attenzione della politica il problema del sovraffollamento nelle carceri.
Alla Marcia di Natale hanno già aderito in ordine sparso molti esponenti del centrosinistra: Cesare Salvi e Livia Turco dei Ds, Giuliano Pisapia (Prc), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), il giornale della Margherita, Europa, Enrico Boselli (Rosa nel Pugno), l'ex parlamentare Ferdinando Imposimato.

Pannella però vuole che accanto a lui, a scendere in campo on le rispettive macchine organizzative, ci sia Prodi, ma anche Piero Fassino e i leader di Cgil, Cisl e Uil. Una richiesta concreta quella che Pannella fa quando mancano pochi giorni a Natale: il dramma delle carceri sovraffollate (oltre 60 mila detenuti) e gli effetti devastanti di una giustizia sempre più lenta sono degni di una mobilitazione di massa sostenuta da partiti e sindacati?
Qualche flebile segnale ai radicali arriva anche dal centrodestra, ma il clima di campagna elettorale non facilita certo le prese di posizione sull'amnistia di chi dovrà presto riconquistarsi il posto in Parlamento magari cavalcando i temi della sicurezza e esaltando l'aumento del numero dei detenuti (fino al ''tetto'' di 80 mila nel 2006) innescato dalla legge ''ex Cirielli'' voluta a tutti i costi dalla maggioranza. Così, per ora, nella Cdl si sono fatti vivi con Pannella solo i Riformatori liberali Marco Taradash e Benedetto Della Vedova. Scrivono dunque i radicali che hanno scelto il centrodestra: ''Da molte legislature la situazione carceraria si va aggravando senza che parlamenti e governi siano in grado di trovare soluzioni adeguate alla drammaticità della situazione carceraria e per questo motivo riteniamo necessario che si traduca in legge l'impegno per l'amnistia''.

La situazione delle carceri in Sicilia
Sono pochi i carceri italiani dove il sovraffollamento non è un problema. Per descrivere invece la realtà più comune, ossia quello del disagio massimo che la maggior parte dei carcerati delle prigioni nazionali vivono, prendiamo in esame la situazione delle carceri siciliane, sempre più al collasso, con un trend di detenuti in crescita anche tra gli immigrati.
Si vive in una situazione di costante difficoltà e, a causa di una scarsa integrazione culturale e religiosa, ai limiti della convivenza pacifica tra i carcerati.
Questo il quadro allarmante emerso a margine del VI Osservatorio sulla Pubblica amministrazione che si è svolto ieri mattina al Castello Utveggio di Palermo su ''Immigrazione e integrazione: problematiche e prospettive'', organizzato dal centro ricerche Cerisdi.

Fino allo scorso mese di ottobre i detenuti nelle 26 carceri siciliane erano 6368, mentre nello stesso periodo del 2004 raggiungevano il numero di 5685. Quasi 1300 sono i detenuti stranieri, di cui 349 provenienti dall'Europa (Albania, ex Jugoslavia e Romania), 699 dall'Africa (Marocco, Tunisia e Algeria), 116 dall'Asia (Medio Oriente e altri paesi) e 42 dall'America.
''Per lo più i reati commessi dagli stranieri - dice Orazio Faramo, provveditore regionale per la Sicilia del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - sono spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, rapina, induzione e sfruttamento della prostituzione. Anche tra gli immigrati l'identikit del detenuto 'tipo' è, infatti, cambiato: sempre più ormai ci troviamo di fronte al detenuto tossicodipendente affetto da Hiv''.
Per Faramo ''le cifre già di per sé allarmanti aumenteranno ancora di più anche a causa della ex Cirielli. Si può stimare che tra un anno ci saranno nelle nostre carceri circa 800 detenuti in più rendendo ancora più difficile la gestione degli istituti penitenziari. Non sono un mistero, infatti, i problemi legati all'integrazione religiosa e culturale delle varie etnie presenti, all'alimentazione e allo stato di salute. Sono in netta recrudescenza, infatti, malattie come il vaiolo e la tubercolosi''.

Tra le cause maggiori, secondo Faramo, che contribuiscono all'aumento della popolazione penitenziaria tra gli immigrati ''la mancata realizzazione dello sportello unico, previsto invece dalla Bossi Fini: gli immigrati potrebbero regolarizzare la loro presenza e contratto di lavoro stando così lontani dalla delinquenza. La lunga burocrazia invece e la necessità di dover passare da un ufficio all'altro con impiego di molto tempo scoraggia e alimenta il lavoro nero''. ''Intanto sono state appaltate le opere di costruzione del carcere di Marsala - conclude Faramo - che ospiterà 200 detenuti; entro marzo 2006 finiranno quelli del carcere di Noto e sarà conclusa la ristrutturazione dell'istituto di Trapani, che possono ospitare rispettivamente fino a 150 e 300 detenuti''.

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13 dicembre 2005
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