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Colpiti da ''Perseo''

Presi altri due mafiosi sfuggiti al maxiblitz dell'altro ieri. Indagati due deputati dell'Ars per voto di scambio

18 dicembre 2008

Chissà quali pensieri sono passati per la mente a Sandro Capizzi, 27 anni, figlio del capomafia di Villagrazia Benedetto, sfuggito l'altro ieri alla cattura, durante il maxiblitz dei carabinieri nell'ambito dell'operazione "Perseo". Magari pensava ad una latitanza lunga quanto quella di Totò Riina o Bernardo Provenzano, ma qualsiasi fossero i suoi pensieri la sua fuga è durata solo ventiquattro ore.
Sandro Capizzi, infatti, è stato fermato ieri dalla polizia, insieme ad un altro fuggiasco, Salvatore Freschi, 32 anni, luogotenente del boss, alla periferia di Palermo. I due avevano trovato rifugio a Bonagia nell'appartamento di un'aziana vedova, imparentata con un pregiudicato per mafia molto vicino alla famiglia di Villagrazia.
Gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti ad arrivare ai due seguendo il nipote della donna, amico di Capizzi. La donna, che al momento dell'irruzione degli agenti non era in casa, un appartamento al piano terra di un palazzo, è indagata per favoreggiamento. Quando la polizia ha fatto irruzione nell'appartamento, dopo averlo circondato, i due latitanti non hanno opposto resistenza. Nella casa non sarebbero state trovate armi.

"I due mafiosi fermati sono certamente personaggi di spessore criminale rilevante", ha detto il questore di Palermo, Alessandro Marangoni, commentando l'operazione. E infatti da quello che si è scoperto grazie alle intercettazioni, Sandro Capizzi durante la detenzione del padre trattava da pari a pari con i capimandamento per la ricostituzione dell'organismo decisionale.
 
Dalle intercettazioni ambientali è merso anche l'implicazione mafiosa di due deputati regionali, Riccardo Savona (presidente della commissione Bilancio dell'Ars dell'Udc) e Alessandro Aricò (Pdl) ai quali, in cambio di denaro, sarebbero stati procurati pacchetti di voti per le elezioni regionali dello scorso aprile da alcuni affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova.
Per l'esattezza, a carico dei due deputati regionali ci sono le conversazioni intercettate tra il boss Giuseppe Lipari e un altro uomo d'onore della famiglia, Salvatore Baiamonte, in cui si dà conto della ricerca di voti a sostegno delle due candidature. Per Aricò si sarebbe speso personalmente Marco Coga, il titolare dell'omonimo bar di viale Lazio, che dei rapporti con i politici per conto dell'organizzazione aveva fatto la sua specialità. Coga avrebbe pagato una cifra per i voti procurati ad Aricò dagli uomini di Pagliarelli che invece sostenevano direttamente Riccardo Savona.

Savona e Aricò, indagati di 416 ter, il voto di scambio politico-mafioso, verranno interrogati dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo a gennaio, dopo le ferie natalizie. 
Prima che ai magistrati i due saranno chiamati a dare chiarimenti al presidente dell'Assemblea regionale, Francesco Cascio che ieri è intervenuto sulla vicenda: "E' capitato spesso che soggetti parlino tra loro telefonicamente di una terza persona, millantando o facendo riferimento a relazioni che non hanno. Io credo che dichiarazioni di soggetti di questo tipo spesso siano basate sul nulla e spero che, in questo caso in particolare, sia così. Questo lo stabilirà la magistratura. Se non fosse, invece, così sarebbe molto grave. Uno dei nei del sistema elettorale con voto di preferenza - ha aggiunto Cascio - è la possibilità che si verifichi il voto di scambio. Se poi c'è di mezzo la mafia è ancora più grave. Nei prossimi giorni chiamerò i due deputati e spero che siano in grado di darmi una spiegazione a queste accuse".

[Informazioni tratte da Ansa.it, Repubblica.it, La Siciliaweb.it, Corriere.it]

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18 dicembre 2008
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