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Colpo alla cosca Morabito-Rapisarda

21 arresti a Paternò (CT). In manette il boss Vincenzo Morabito e il referente del clan Laudani Salvatore Rapisarda

14 dicembre 2010

I Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito questa mattina dei fermi nei confronti di 21 presunti appartenenti al clan Morabito-Rapisarda di Paternò, legato alla 'famiglia' Laudani di Cosa nostra, nota come "mussi i ficurinia".
Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare ci sono anche Vincenzo Morabito, capo storico dell'omonima cosca noto come "Enzo Lima", e Salvatore Rapisarda, indicato come il referente di zona del gruppo Laudani. I due erano stati scarcerati da meno di due anni, ma erano tenuti sotto controllo da carabinieri della locale compagnia che hanno eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche.
Le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal procuratore capo Vincenzo D'Agata e dai sostituti della Dda di Catania, Giovannella Scaminaci, Pasquale Pacifico e Assunta Musella. Per gli stessi motivi è stata spiccata dal gip del Tribunale etneo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due pregiudicati, già detenuti per altra causa.
Le ipotesi di reato contestate sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione ai danni di imprenditori e commercianti, traffico di stupefacenti. Agli indagati vengono inoltre contestate una serie rapine, con l'aggravante della disponibilità di armi e di materiale esplodente.
L'operazione, denominata "Baraonda" scaturisce da un'attività d'indagine promossa e condotta dai carabinieri di Paternò e coordinata dalla Dda di Catania.
Complessivamente sono stati 140 i militari impiegati, coadiuvati dal Nucleo cinofili di Nicolosi e con il supporto aereo del 12° Nucleo Elicotteri di Catania.

Tra i dati emersi dall'inchiesta la "parte" fatta dalle donne che non svolgevano solo il ruolo di collegamento all'interno del clan ma anche di esattrici del 'pizzo', che si facevano accompagnare da giovani 'rampolli' del clan quando ritiravano la tangente. Le indagini hanno permesso di scoprire, ad esempio, il presunto ruolo importante all'interno del clan anche della moglie di Morabito, Rosaria Arena, che è tra i fermati. Come altre due donne, Lucia Immacolata Marici e Giuseppina Puglisi, che la Procura ritiene inserite nella cosca.
Il gruppo è accusato di gestire in maniera estesa a Paternò il racket delle estorsioni, il traffico di droga e il cosiddetto cavallo di ritorno (il pagamento di una tangente per la restituzione di un'auto o una moto rubate), grazie a una rete ramificata e radicata nel territorio.
Il 'pizzo', secondo l'accusa, era chiesto e ottenuto senza bisogno di grosse sollecitazioni perché, hanno spiegato i magistrati della Dda di Catania, bastava il nome della cosca a intimidire. Le vittime, decine di imprenditori e commercianti, non hanno collaborato alle indagini dei militari dell'Arma che hanno accertato come venissero taglieggiate secondo il loro livello di capacità economica, anche con il prelievo di merce in cambio dei soldi. Tecnica quest'ultima utilizzata soprattutto alla vigilia di grandi feste, come Natale e Capodanno.
La cosca, è emerso dalle intercettazioni, sarebbe in possesso di armi e esplosivo, che non sono stati ritrovati. Accertamenti sono in corso anche su un attentato incendiario che, meno di due mesi fa, ha distrutto l'auto di un ufficiale dei carabinieri di Paternò. L'episodio non è contestato nell'inchiesta ma è servito da acceleratore alla Procura che, visto il rischio di un'escalation criminale nel paese etneo, ha disposto i fermi.
All'inchiesta hanno dato un contributo anche due pentiti della cosca Laudani, Carmelo Riso e Nazareno Anselmi.

Tra i primi a commentare l'operazione il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. "E' una marcia che non si ferma più quella dei boss verso le patrie galere - ha detto Lombardo -. Lo Stato anche oggi vince una battaglia, grazie al lavoro di inquirenti e investigatori, che restituisce ai cittadini quella fiducia necessaria per un reale cambiamento della nostra Isola".

[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Apcom]

 

 

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14 dicembre 2010
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