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Colpo mortale a Cosa nostra

Approvato dal Senato, con larghissima maggiornaza, l'inasprimento del 41-bis

05 febbraio 2009

Se ieri il governo, nell'aula del Senato, è stato battuto tre volte dalla minoranza sul ddl sicurezza, a larghissima maggioranza (249 voti a favore, 5 contrari e 14 astenuti) è stato invece votato l'inasprimento del regime di carcere duro soprattutto per i condannati di mafia e camorra. La misura di inasprimento del 41-bis è contenuta nell'articolo 34 del provvedimento.
"Con questo voto il Parlamento ha dato un fortissimo segnale al Paese di come il contrasto alla mafia, alla criminalità organizzata, fossero l'esigenza della convergenza fra tutte le forze politiche - ha detto il presidente del Senato Renato Schifani -. La presidenza non può che compiacersi della quasi unanimità di questo voto".

"Le nuove restrizioni del carcere duro del 41bis rappresentano un altro elemento nella strategia del governo di contrasto a tutte le mafie - ha detto il ministro dell Giustizia Angelino Alfano -. Dopo il varo delle norme che hanno agevolato il sequestro e la successiva confisca dei beni anche al mafioso deceduto, un altro importantissimo passo è stato compiuto nell'opera di disintegrazione dell'apparato mafioso, pericoloso e perverso paradigma di un vero e proprio anti-sistema". Alfano ha aggiunto che "è motivo di grande soddisfazione constatare che la bontà e l'efficacia delle azioni di contrasto alla mafia, portate avanti da questo governo, siano state condivise e avvertite anche dai banchi dell'opposizione. La quasi unanimità del voto d'aula sull'inasprimento del 41bis è l'emblema di una società che cambia e di una politica responsabile che diventa garante di questo cambiamento, nel nome della legalità di cui lo Stato si fregia nella lotta alla criminalità organizzata".

Soddisfazione è stata espressa anche dall'opposizione. "Il Pd è soddisfatto - ha sottolineato Giuseppe Lumia, membro della Commissione Antimafia -, il 41 bis deve essere rigoroso nelle norme ed efficace nella gestione. Il 41 bis è una norma indispensabile, di cui il nostro Paese non può fare a meno. Abbiamo avanzato una proposta rigorosissima, in grado di colpire le organizzazioni mafiose e i boss che dalle carceri continuano a comunicare con l'esterno per dare indirizzi sugli omicidi da compiere, sulle estorsioni da effettuare, sugli appalti da truccare e sui politici con cui colludere".
Per i senatori dell'Udc Gianpiero D'Alia e Salvatore Cuffaro: "Il tema del 41bis è stato affrontato in un giusto clima di dialogo fin dai lavori in commissione: sul contrasto alla criminalità organizzata non possono esistere bandiere, e oggi il Parlamento ne ha dato una chiara e responsabile dimostrazione".

COSA CAMBIA - La norma aumenta a quattro anni la durata dei provvedimenti restrittivi per chi è accusato di reati di mafia, inverte sostanzialmente l'onere della prova e sposta la competenza funzionale al Tribunale di sorveglianza di Roma per tutti i ricorsi, garantendo così omogeneità di giudizio per tutto il territorio nazionale.
Carlo Vizzini, senatore del Pdl  fra i proponenti dell'inasprimento del 41 bis, ha spiegato che nel corpo della norma vi sono anche misure più restrittive che riguardano il regime detentivo per impedire che dalle carceri i boss possano esercitare il loro potere sul territorio. I detenuti sottoposti a regime speciale, per esempio, dovranno essere ospitati in istituti loro esclusivamente dedicati, preferibilmente nelle isole. I colloqui tra i detenuti e le loro famiglie dovranno sempre essere ascoltati e registrati. Inoltre, i colloqui con i difensori non potranno essere più di tre a settimana.

Anche la permanenza all'aperto continuerà a essere consentita ma con maggiori restrizioni: non potrà superare le due ore e non potranno godere più di quattro detenuti alla volta. Ancora, saranno introdotti alcuni accorgimenti per evitare che si comunichi tra detenuti, si scambino oggetti e si cuociano cibi. Si punisce con la reclusione da uno a quattro anni chiunque consenta ad un accusato di mafia, sottoposto a regime del carcere duro, di comunicare con altri. Ed è inserita l'aggravante se il fatto è commesso da un Pubblico ufficiale, da un incaricato di pubblico servizio o da un avvocato.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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05 febbraio 2009
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