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Combattere la mafia boicottando il ciliegino?

Bufera dopo l'appello di "Occhio alla spesa": boicottare il pomodoro di Pachino perché la filiera sarebbe controllata dalla mafia

07 febbraio 2011

Durante la puntata di giovedì scorso del programma 'Bontà loro' di Maurizio Costanzo, in onda su RaiUno, è stato mostrato un frammento d'intervista al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che parlando delle infiltrazioni mafiose nel settore alimentare, ha citato il caso del pomodorino tipico siciliano che, prodotto a Pachino in provincia di Siracusa, viene trasportato nel mercato di Fondi, a Latina, per essere confezionato e poi trasferito nuovamente in Sicilia per la distribuzione nei grandi magazzini. Passaggi, è stato detto nella trasmissione, che farebbero lievitare i costi al consumo, fino a 11 volte il prezzo alla produzione che è di 50 centesimi in media.
A seguito dell'intervista al procuratore Grasso, Alessandro Di Pietro, che all'interno della trasmissione di Costanzo conduce la rubrica "Occhio alla spesa", ha lanciato la seguente proposta: boicottare il pomodoro di Pachino perché la filiera sarebbe controllata dalla mafia!

All'appello di Di Pietro sono seguite una valanga di reazioni. Il Consorzio di tutela Igp pomodoro di Pachino promuoverà un'azione legale poiché ritiene "dannose" le affermazioni fatte durante la trasmissione: "Non si possono usare quelle parole in tv", ha detto il presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato. Il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, ha invece invitato la Rai "a cacciare autori e giornalisti" perché la trasmissione ha prodotto "un danno irreparabile per il settore agricolo e sono pronto a lanciare una campagna contro la Rai invitando i cittadini alla disubbidienza e a non pagare il canone. Intanto invito i cittadini a boicottare la trasmissione di Costanzo".
Secondo la Cia, Confederazione italiana agricoltori della Sicilia, "il popolo siciliano è rimasto stupito dalla proposta di boicottare il pomodorino di Pachino per combattere la mafia. Un'idea che non ha nessun fondamento. Se ciò avvenisse, infatti i primi a perderci sarebbero proprio quei produttori onesti che a pochi centesimi il chilo vendono i loro prodotti. La soluzione è ovviamente un'altra. Il vero impegno antimafia, infatti, non è quello di non comprare i prodotti agricoli siciliani, ma quello di invitare le forze dell'ordine a operare affinché venga debellato il condizionamento svolto dalla mafia nella filiera agroalimentare, così come tante volte denunciato dalla Cia in questi anni; ma anche chiamare le istituzioni regionali e nazionali a favorire, incentivare e promuovere accordi interprofessionali tra i diversi attori della filiera per rendere in tal modo trasparente le fasi, le caratteristiche e le condizioni di transazione commerciale. "La Cia siciliana recepisce l'appello - ha spiegato il presidente regionale della Confederazione agricola Carmelo Gurrieri - lanciato dal consorzio di difesa dell'Igp 'pomodoro di Pachino' manifestando la disponibilità a collaborare con lo stesso Consorzio per salvaguardare l'immagine del prodotto e contrastare la cattiva informazione su questo prezioso prodotto siciliano. Tutto ciò per garantire il reddito e il futuro dei nostri agricoltori impegnati in un'ardua sfida che deve vedere tutti partecipi e consapevoli dell'importanza del settore agricolo in Sicilia".

Nel dibattito sono intervenuti anche i ministri dell'Ambiente e per le Politiche agricole, Stefania Prestigiacomo e Giancarlo Galan. Il ministro Prestigiacomo, che nel territorio del ciliegino di Pachino è nata, ha detto di condividere "e faccio mia l'indignazione della comunità di Pachino nei confronti del giornalista Alessandro Di Pietro, che farnetica su presunte infiltrazioni mafiose fra i produttori. E' intollerabile che dalla tv pubblica giungano appelli alla distruzione di un sistema economico fatto da cinquemila piccoli produttori e 14 cooperative che puntando sulla eccellenza e unicità di un prodotto hanno reso il ciliegino Igp sinonimo di qualità in tutto il mondo. Chiederò alla Rai e a Maurizio Costanzo, autore del programma di ritrattare pubblicamente queste assurde e dannosissime accuse". Il ministro Galan ha invece aggiunto: "Simili iniziative, ammessa una loro qualche utilità, sono accettabili soltanto quando l'allarme viene dato dalle istituzioni pubbliche preposte alla lotta contro la criminalità organizzata".
Il sottosegretario Gianfranco Miccichè ha parlato di attacco "raccapricciante", mentre il mondo agricolo è in subbuglio. L'assessore regionale alle Risorse agricole ed alimentari, Elio D'Antrassi, ha detto che "è falso e privo di fondamento dire che il pomodorino sia in mano alla mafia". "L'area in questione - ha sottolineato D'Antrassi - non presenta alcuna criticità. Inoltre, il paventato boicottaggio dei pomodorini di Pachino, contro la distribuzione indicata come mafiosa, così come emerso nel corso della stessa trasmissione, penalizzerebbe per primi i produttori onesti che a pochi centesimi al chilo vendono il loro prodotto, apprezzato in tutto il mondo. Le soluzioni da ricercare sono altre, ad esempio consolidando e incentivando gli accordi interprofessionali tra i diversi attori della filiera del pomodorino per rendere trasparenti tutte le fasi commerciali". "Il governo regionale - ha concluso l'assessore - è costantemente impegnato a difesa dell'immagine del prodotto e nel contrastare la cattiva informazione, al fine di garantire il reddito ed il futuro dei nostri agricoltori a lavoro in un'ardua sfida di competizione e di mercato, nella consapevolezza dell'importanza strategica del settore agricolo in Sicilia".

"Sentirò la Prestigiacomo e poi vedremo. Sono pronto a dire qualcosa lunedì in apertura del programma". Maurizio Costanzo ha replicato così alle critiche del ministro dell'Ambiente. "Abbiamo trasmesso due minuti di un'intervista che il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha dato ad Alessandro Di Pietro. Al programma c'era anche il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti", ha spiegato Costanzo.
Alessandro Di Pietro ha affermato di essere "d'accordo con il ministro Prestigiacomo che bisogna difendere il pachino, ma non con la criminalità organizzata", e ha poi precisato: "Grasso e io abbiamo sempre parlato del pachino normale, non del pachino Dop che risponde a un protocollo di produzione che garantisce i produttori e i consumatori: questo tipo di pomodorino non ha nessuna interferenza mafiosa e infatti costa meno del normale pachino che sta sui mercati italiani". Insomma, ha concluso Di Pietro, "a Occhio alla spesa siamo tutti schierati a favore del pachino d'eccellenza ma siamo contro gli imprenditori della criminalità organizzata. Questo era il messaggio".

Intanto caso del pomodorino di Pachino è finito in commissione Antimafia. Il vicepresidente della commissione parlamentare, Fabio Granata, ha infatti annunciato che presto ci si occuperà delle infiltrazioni di Cosa nostra nella distribuzione del pomodoro ciliegino di Pachino. "Approfondiremo - ha detto - la vicenda relativa alle infiltrazioni mafiose nella distribuzione del pomodorino di Pachino denunciata dalla Rai e che ha determinato la protesta dei produttori siciliani per la campagna di boicottaggio indiscriminato lanciata durante la trasmissione". "Martedì - ha aggiunto Granata - chiederò al presidente Pisanu di aprire un'indagine sui fatti denunciati per accertare l'esatta configurazione della vicenda e le responsabilità".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere del Mezzogiorno.it]

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07 febbraio 2011
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