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Come accecare i magistrati...

Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonino Ingroia, critica il governo: "Senza intercettazioni saremmo ciechi"

07 marzo 2011

"Il periodo in cui sono stati ottenuti i migliori risultati nella lotta alla mafia è stato quello in cui noi investigatori potevamo disporre sia dei pentiti, sia delle intercettazioni. Poi, la nuova legislazione ha praticamente azzerato i primi, eccezion fatta per Spatuzza, e quindi siamo rimasti come orbi da un occhio. Adesso, se vengono eliminate anche le intercettazioni, sarà una catastrofe per le indagini sulla mafia e sulla criminalità organizzata. Non saremo neppure più in grado di vederla, la mafia".
Con queste parole il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha espresso ieri tutta la sua preoccupazione nel corso della presentazione del suo libro "Nel labirinto degli dei, storie di mafia e antimafia", al complesso monumentale di San Pietro a Marsala (TP).
"Si vogliono eliminare le intercettazioni per tutelare davvero la privacy dei cittadini? Io direi di no - ha continuato Ingroia -. In realtà, la nostra legislazione, oggi, è una delle più garantiste in fatto di privacy. E' un giudice terzo a decidere se deve essere effettuata l'intercettazione chiesta dal pm. In altri Stati, invece, c'è ancora la figura del giudice istruttore, che conduce le indagini e decide sulle intercettazioni".
Il problema dei costi economici? "Sarebbe sufficiente dotare gli investigatori degli strumenti tecnici necessari, anziché appaltare le intercettazioni a società private che hanno fatto cartello e tengono i prezzi molto alti".
Poi, a una domanda sulla posizione del governo rispetto a mafia e magistratura, Ingroia ha risposto: "Possiamo dire che sicuramente non fa il tifo per la magistratura. Non solo. Si creano e si frappongono ostacoli all'azione della magistratura, cercando di indebolirla, e alla fine, si vuole o non si vuole, il risultato è che la mafia finisce per beneficiarne".
Infine un giudizio fortemente critico sulla riforma della giustizia che sarà esaminata giovedì prossimo dal consiglio dei ministri: "Non una riforma, ma una controriforma, perché l'unica riforma di cui i cittadini hanno veramente bisogno è quella che accorci i tempi della giustizia. E qui, invece, si vogliono accorciare i tempi delle prescrizioni e si vogliono togliere agli investigatori quegli strumenti necessari perché la verità venga fuori".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing]

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07 marzo 2011
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