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L'arduo compito di Pier Luigi Bersani: "Perché Grillo non ha il monopolio del cambiamento"

25 marzo 2013

"Bisogna che Grillo si renda conto che lui non ha il monopolio del cambiamento. Continuando a distruggere ogni segno buono di cambiamento non si sa dove si arriva". Sono le parole di Pier Luigi Bersani dopo le consultazioni di ieri. "Anzi", avverte il leader Pd, "attenzione che continuando a distruggere ogni segno buono di cambiamento non si sa dove si arriva".
Quanto al prossimo governo, ha aggiunto, "dovrà avere come cifra l'economia reale e la vita comune dei cittadini". "Se non mettiano lo sguardo sulla concretezza della vita reale non troviamo il bandolo per le soluzioni e neanche una ripresa di fiducia".
E a chi gli ha chiesto di possibili avvicinamenti al Pdl e di un governo di larghe intese ha risposto: "Mi sto occupando dei problemi reali del Paese. Non mi sto occupando di questo".

Nel secondo giorno di consultazioni il leader Pd ha incontrato Confagricoltura, Cia, Copagri, Confcooperative e Coldiretti. Poi è stata la volta di Confindustria, Alleanza Cooperative Italiane, Confapi e Confprofessioni, Abi e Ania.
Confindustria si è detta pronta a dare il sostegno necessario. "Bisogna affrontare i problemi dell'economia reale del Paese con priorità, su questo Confindustria è disponibile a dare il supporto necessario" ha detto Giorgio Squinzi. "Abbiamo segnalato la situazione di estrema preoccupazione per l'economia reale del Paese, la necessità di affrontare i temi dell'economia reale perché le imprese sono disperate e il problema dell'occupazione è tragico", ha detto il presidente di Confindustria. Serve, tra l'altro, "il pagamento dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione, un problema drammatico", ha sottolineato Squinzi spiegando che "senza le imprese che crescono è impossibile creare occupazione". Squinzi ha spiegato ancora: "La situazione di grande difficoltà che stiamo attraversando rende necessario un intervento su tutto questo". "Non c'è più tempo - ha detto Giorgio Squinzi dopo le consultazioni con Bersani alla Camera -. Siamo vicinissimi alla fine, purtroppo. Noi imprenditori siamo ottimisti per natura, ma c'è la necessità di un cambio di marcia per salvare il Paese". "Serve un governo stabile e in grado di governare, che possa contare sugli uomini di buona volontà e voglia dare soluzione ai problemi".

Nel Pd intanto è scontro. "E' grave che, in ore decisive per la costruzione di un governo adeguato alle sfide di fronte all'Italia - ha accusato Stefano Fassina del Pd -, una parte del Pd intervenga per indebolire il tentativo del presidente incaricato Bersani, prospettando una possibile maggioranza con il Pdl per un governo del presidente". "I cittadini italiani alle elezioni hanno chiesto inequivocabilmente cambiamento, sia sul terreno dell'etica pubblica sia su quello della politica economica. Un partito guidato da chi per venti anni ha praticato un uso proprietario e personalistico delle istituzioni e delle risorse pubbliche e ha portato l'Italia sull'orlo del baratro non può essere interlocutore di un governo di cambiamento", ha avvertito Fassina. "Oggi, senso di responsabilità vuol dire cambiamento. Qualunque compagine governativa, in qualunque forma presentata, sarebbe impossibilitata dal sostegno del Pdl a realizzare il cambiamento. Non sarebbe tanto un problema del Pd. Sarebbe un danno enorme per la residua credibilità delle istituzioni democratiche perché non si riuscirebbero a affrontare le emergenze politiche e economiche", ha sottolineato. "Gli obiettivi di parte, di una parte del Pd, almeno in una fase così delicata, non dovrebbero essere anteposti all'interesse del Paese. Indebolire il tentativo di Bersani vuol dire avvicinare le elezioni", ha concluso Fassina. [Adnkronos/Ign]

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25 marzo 2013
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