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Continuano i lavori per il MUOS. Gli americani, anche in Sicilia, possono fare quello che vogliono

14 novembre 2013

La dichiarazione che farà esplodere nuove polemiche, in previsione di una nuova marcia dei comitati No Muos il prossimo 30 novembre, viene non da una mamma fanatica, né da un ambientalista fissato, e nemmeno da attivisti scatenati ma da un autorevole professore americano. David Vine, professore associato al college delle Arti e delle scienze dell’American University di Washington, ha scritto un saggio sulla decisione USA di impiantare basi, armi e antenne come quella del MUOS in Italia: "In quel Paese le condizioni di operatività sono sempre flessibili". In una parola: possiamo fare quel che vogliamo.

Nonostante gli sforzi del presidente Crocetta per fermare i lavori, questi sono ripresi appena fuori dalla cittadina di Niscemi, come se nulla fosse. E mentre le proteste sembrano affievolirsi, le polemiche e gli scontri giudiziari continuano.
Il TAR di Palermo ha accolto la domanda di sospensiva cautelare presentata da Legambiente Sicilia sulla vicenda MUOS (con l’ordinanza 695/13) e che si riferisce proprio alla famosa "revoca revocata", ovvero al passo indietro della Regione dopo i divieti imposti per mesi da Crocetta. Si è parlato del coinvolgimento del Ministero della Difesa, il quale si difende dicendo che le competenze sono e rimangono delle istituzioni siciliane. Intanto si devono considerare anche i rapporti delle varie commissioni scientifiche che hanno detto prima "no" e poi "sì" alla ipotesi di pericolosità dell’antenna americana. E rimane il mistero della commissione dell’ISS che, pur avendo dichiarato che non ci sono pericoli per la salute dell’uomo, invita la città di Niscemi a "monitorare la salute dei propri giovani". Come mai questa ambiguità?

Nel valzer delle polemiche e delle proteste, intanto, l’esercito americano va avanti, ben consapevole di "poter fare quello che vuole" in un Paese dove "elasticità" spesso è sinonimo di indifferenza.
Alcuni cittadini di Niscemi, assistiti dai legali del coordinamento regionale dei comitati, sono intervenuti a sostegno del ricorso presentato al Tar di Palermo da Legambiente. L'8 novembre si è tenuta la camera di consiglio per la richiesta di sospensiva, a seguito della quale il Tar ha emanato un'ordinanza in cui ha riconosciuto l'esigenza cautelare, ma ha ritenuto di non dover sospendere i lavori all'interno del cantiere del Muos. Anche tale procedimento è stato rinviato per la decisione nel merito al 27 marzo, riunendolo al ricorso presentato dal comune di Niscemi.

"Nonostante il Tribunale amministrativo abbia ritenuto fondate le richieste, ha preferito rinviare tutto nel merito a marzo, senza pregiudicare - dice il coordinamento dei cittadini - la continuazione dei lavori da parte della Marina militare Usa. Per quanto l'accoglimento formale sia un fatto positivo, resta comunque la gravissima situazione del cantiere che va avanti, e ciò non può che preoccupare, visto lo stato avanzato dei lavori. È ormai chiaro che lo studio dell'Istituto superiore della sanità non poteva in alcun modo giustificare la revoca della revoca, rimanendo vigente l'applicazione del principio di precauzione, sancita dallo stesso Tar il 9 luglio scorso". "E così - concludono - mentre assistiamo a un ridicolo rimpallo di responsabilità tra le istituzioni sull'installazione del Muos, la Sicilia continua ad essere la più importante base operativa per le guerre nel Mediterraneo e fossa comune per i migranti. Chi si oppone a tutto ciò continua a subire atti repressivi, che negli ultimi giorni continuano a colpire numerosi attivisti con avvisi di garanzia".

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14 novembre 2013
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