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Come sarà la Sicilia del dopo Berlusconi?

Siciliani d'accordo su dimissioni del premier, ma il Pdl rimane in testa. Intanto, Raffaele Lombardo e la Cgil si rivolgono a Monti

14 novembre 2011

Le dimissioni di Silvio Berlusconi per il 71% dei siciliani sono state opportune. È quanto emerge da un'indagine condotta dall'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis, tra il 10 ed il 12 novembre, su un campione di oltre mille cittadini, rappresentativo della popolazione maggiorenne residente nell'Isola.
E se si andasse al voto, mentre nel resto del Paese il centro sinistra conquisterebbe la maggioranza relativa, in Sicilia il Pdl si attesterebbe al 25%, il Pd al 20%. In crescita il Terzo Polo: Mpa al 14%, Udc al 9,5%. Ma il primo partito sarebbe nell'Isola quello degli indecisi: infatti tre elettori su dieci resterebbero a casa e non andrebbero a votare.

Secondo Demopolis la maggioranza dei siciliani ritiene che siano state opportune le dimissioni di Silvio Berlusconi, nella convinzione - ribadita da circa i tre quarti dei cittadini - che il Governo non sia stato in grado di gestire la gravissima emergenza finanziaria, né di varare negli ultimi mesi misure significative in grado di rilanciare seriamente la crescita economica del nostro Paese e del Sud in particolare. "L'opinione pubblica siciliana - afferma il direttore dell'Istituto Demopolis, Pietro Vento - condivide, in larga maggioranza, la prospettiva, prescelta dal presidente Napolitano, di un Governo di larghe intese, guidato da una personalità super partes come Mario Monti: il 65% dei siciliani ribadisce l'urgenza di un piano, credibile e socialmente equo, per la crescita economica del Paese e la riduzione del debito pubblico, nella convinzione che l'Italia non possa permettersi adesso i tempi di una campagna elettorale. Il nuovo Governo dovrebbe anche, secondo gli intervistati, cambiare la legge elettorale, restituendo agli italiani - conclude Pietro Vento - la possibilità di scegliere, con le preferenze o i collegi uninominali, i propri rappresentanti in Parlamento".
Mentre a livello nazionale, pur non avendo ancora costruito una coalizione credibile agli occhi degli elettori, il centrosinistra - se unito - otterrebbe la maggioranza relativa nel Paese, staccando nettamente il centrodestra, che cosa accadrebbe oggi nell'Isola? Secondo il barometro politico di Demopolis, se si fosse votato oggi in Sicilia per le Politiche, oltre tre elettori su dieci sarebbero rimasti a casa, scegliendo il partito del non voto. Molti sono gli incerti e gli indecisi, tra i quali è cresciuta, negli ultimi tre anni, la disaffezione verso i partiti e le istituzioni politiche. L'astensione penalizzerebbe oggi, in particolar modo, il PdL, attestato al 25% ed ormai alla ricerca di un futuro oltre Berlusconi. Il PD di Bersani – secondo l'indagine dell'Istituto Demopolis - otterrebbe invece il consenso del 20% dei siciliani, restando ancora penalizzato da una identità regionale troppo frammentata ed incerta. Cresce leggermente l'area di sinistra (con Idv al 4,5% e Sel di Vendola al 4,3%); si consolida progressivamente, intorno all'8%, anche il bacino elettorale di Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Ma si rafforza soprattutto - secondo l'indagine Demopolis – il peso del Terzo Polo, che ha nell'Isola la sua roccaforte nazionale: l'Mpa di Raffaele Lombardo si attesta al 14%; l'Udc di Casini e D'Alia guadagna quasi 2 punti rispetto ad agosto, sfiorando in Sicilia il 10%; Fli raggiungerebbe il 4,6% e Alleanza per l'Italia all'1,4%.

Ma, siccome in Italia non si andrà a votare e tutti aspettano l'esecutivo che Mario Monti presto presenterà alla popolazione, il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha scritto al premier incaricato, affinché nel lavoro e nelle azioni che lo aspettano da presidente del Consiglio non dimentichi la Sicilia.

Illustre Professore,
nel momento in cui si accinge, su incarico del Presidente della Repubblica, a formare il governo, a cui il gruppo del Movimento per l'autonomia darà il suo modesto, ma convinto contributo nell'Aula della Camera e del Senato, mi permetto di segnalarle, come Presidente di una Regione del Sud, il problema di questa difficile area del Paese, che secondo me dovrebbe trovare un posto importante nella sua agenda. In controtendenza rispetto all'atteggiamento tenuto dai governi degli ultimi anni.
Come sa, se si esclude il Capo dello Stato che ricorda sempre il permanere di un problema irrisolto all'interno della necessaria coesione nazionale, nessuno osa più pronunciare la parola Mezzogiorno. E' come se, scusi la brutalità del linguaggio, facesse ribrezzo.
Purtroppo è stato inoculato negli ultimi venti anni nelle vene degli italiani un diffuso sentimento antimeridionale, che è diventato il pretesto utilizzato da alcuni governi per penalizzare il Sud, investendolo di slogan ed annunci, ma sottraendogli nei fatti risorse e speranza. Può essere che alla creazione dello stereotipo di un territorio non più difendibile non sia stato estraneo il comportamento di una larga parte della classe dirigente meridionale che ha commesso in questi decenni di democrazia errori grandissimi.
Voglio però sperare che da questo giudizio liquidatorio venga esclusa la società meridionale onesta, oltremodo impoverita e atterrita dalla contiguità con la criminalità organizzata, a cui paga un pesante prezzo d'immagine. Lei stesso ha affermato nei giorni scorsi che tra i tanti problemi che si pongono con forza alla Sua attenzione, c'è anche quella delle disuguaglianze diventate negli ultimi tempi insopportabili.
Se così è non può sfuggirle che la condizione in cui versa il Sud rappresenta il punto più alto delle disuguaglianze del nostro paese e dell'intera Europa. Una condizione che rende, per molti cittadini di quest'area meridionale, solo formale il riferimento all'articolo cinque della nostra Costituzione, più e più volte da più parti richiamato nell'arco di questi mesi nel ricordo dei 150 anni trascorsi dall'unità dell'Italia.
Non nego che il Mezzogiorno è oggi diventato il luogo dove sembrano concentrarsi molte cose negative, ma uno Stato che si rispetti non lascia al suo destino un pezzo di territorio, che ha contribuito con il suo lavoro a far diventare l'Italia una delle nazioni più importanti del pianeta.
Mi rendo conto che il momento attuale è il meno adatto ad affrontare temi di struttura, ma nel momento in cui si avvia a ricevere da parte del Presidente della Repubblica, l'incarico di formare un governo in grado di meritarsi la fiducia dei mercati, insieme all'augurio di buon lavoro, ho avvertito il bisogno di ricordarLe che esiste un problema Sud, che lasciato al suo destino può esplodere.

Con stima
Raffaele Lombardo
Presidente della Regione Siciliana

Dalla Sicilia, e più precisamente dal suo capoluogo, Palermo, a Mario Monti e all'imminente nuovo esecutivo, non arriva solo la lettera del governatore Lombardo, ma anche un messaggio forte da parte della Cgil. Infatti, stamane il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, partecipa a Palermo a una manifestazione regionale del sindacato su giovani e lavoro.
"Da Palermo - ha detto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia - vogliamo lanciare un forte messaggio al nuovo governo nazionale ma anche a quello regionale. E vogliamo farlo con una iniziativa che coinvolge e vede protagonisti i giovani nella battaglia per una società più giusta e solidale, per il lavoro, per sfrattare la povertà che ormai dilaga in molte famiglie, per il futuro di chi ha meno anni e per la dignità e diritti degli anziani". "C'è un filo rosso - prosegue - che lega le diverse generazioni, che cerchiamo di consolidare con proposte che puntano a fare imboccare al nostro Paese una strada diversa, a farlo uscire dalla crisi e a ricostruirlo, nel segno soprattutto del lavoro e di una più equa distribuzione del reddito".

Il segretario Camusso ha detto: "Al presidente Monti sottolineeremo che le ricette finora presentate non sono utili e ascolteremo cosa ci dirà. L'Italia ha bisogno di un'altra politica economica che si basi sull'equità sociale e bisogna partire dalla redistribuzione fiscale, da una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Pensiamo che il governo debba agire anche sulle rendite finanziarie e sui grandi immobili e le seconde case". "Se si comincia dall'Ici sulla prima casa si parte maluccio, perché significa colpire i soliti noti. Ma dopo l'emergenza deve tornare la politica, subito il voto. Per il Paese è una sconfitta avere un governo tecnico".
Sull'eventuale assenza di donne nella squadra del premier incaricato Mario Monti, la Camusso aggiunge: "Bisogno essere rispettosi di quanto hanno detto il presidente Napolitano e il premier incaricato Monti e cioè che quelle pubblicate sui giornali sono liste di ministri fantasiose. Quindi non mi esprimo sui nomi, certo sarebbe estremamente negativo avere un governo di soli uomini e di soli uomini della cintura milanese".
E infine le pensioni: "Di pensioni si può discutere ma ci sono condizioni di lavoratori dipendenti che non possono essere modificate e non è possibile immaginare un sistema pensionistico per fare cassa e sistemare i conti".

[Informazioni tratte da Ansa, Corriere del Mezzogiorno - Italpress, www.raffaelelombardo.it, Adnkronos/Ign, Repubblica/Palermo.it, Lasiciliaweb.it]

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14 novembre 2011
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