Come Terri Schiavo
Salvatore Crisafulli da diciannove mesi è in stato vegetativo permanente. Il calvario della sua famiglia, abbandonata da tutti
Qualche giorno fa Guidasicilia.it si era occupato delle tematiche legate a concetti quali l'eutanasia, l'accanimento terapeutico e al ''diritto alla morte'', e di come questi fossero divenuti negli ultimi tempi temi di attualità prioritaria, come se prima di adesso non fossero presenti nella realtà quotidiana di tante persone (leggi).
Con il caso di Terri Schiavo, gli occhi dell'opinione pubblica, per l'ennesima volta, sono stati aperti dai media, e all'improvviso questa forma di dramma per niente raro è divenuta ''prima'' materia di riflessione.
Non sapevamo nulla o sapevamo poco, e comunque ci sembrava una realtà troppo lontana per essere degnata di una certa attenzione; intanto accanto a noi decine di famiglie vivevano, lontano da occhi ed orecchie, questo dramma.
Non sapevamo di Terri Schiavo, non sapevamo niente della piccola Charlotte, niente di niente di Eluana Englaro, e ancor meno sapevamo di Salvatore Crisafulli.
Di Salvatore Crisafulli non sapevamo nulla fino a quando il 21 marzo scorso, suo fratello, Pietro Crisafulli, non è ricorso ai media.
''Qui parlano tutti di eutanasia, ma non fanno niente per aiutarci. Si oppongono a spegnere le macchine, ma ci lasciano soli. Mio fratello è in coma da 19 mesi, le sue condizioni sono simili a quelle di Terri Schiavo. Ma noi siamo stati abbandonati''.
Pietro Crisafulli ha raccontato a Tgcom questo calvario, iniziato l'11 settembre 2003, quando Salvatore, 38 anni appena compiuti, sposato con quattro figli, recandosi in Vespa al lavoro, presso l'Asl di Catania, fu travolto da un furgone. Da quel momento è in stato vegetativo permanente, totalmente tetraplegico e viene alimentato con un tubo, proprio come Terri Schiavo.
Salvatore Crisafulli fu ricoverato all'ospedale di Catania, dove rimase per 53 giorni in rianimazione, e durante i quali il fratello Pietro, che vive in Toscana, riuscì a mobilitare uno specialista toscano. ''Venne a Messina, visitò mio fratello e ci disse di ricoverarlo al Nord''. Poi, senza il consenso della famiglia, fu trasferito all'ospedale di Messina, dove rimase in coma altri 83 giorni.
Uscito dal coma, Salvatore fu trasferito presso il Centro studi Neurolesi di Messina, dove la situazione peggiorò. ''Aveva le piaghe, stava morendo per le piaghe - raccontò a Tgcom il fratello, che ha fatto causa al centro messinese -. Lo portammo via, lo curammo noi e intanto io cercavo un centro specialistico al Nord, in cui ricoverarlo''.
Pietro Crisafulli trovò un centro vicino Imola che in un primo momento sembrava potesse accogliere il fratello, ma poi lo rifiutò perché per la legge italiana Salvatore non era più un ''soggetto acuto'', cioè una persona dimessa entro 30 giorni dalla rianimazione, e dunque il ricovero non poteva essere fatto.
Da quel giorno Salvatore viene curato dalla sua famiglia a casa di Pietro, in Toscana, perché nessun centro specializzato finora è stato disposto ad accoglierlo, per paura che la regione Sicilia non paghi le rette. Pietro paga due specialisti per assistere il fratello e per mantenerlo in vita.
''Siamo stati abbandonati da tutti, dai medici, dalle Asl, dallo Stato - denunciò Pietro Crisafulli ai microfoni di Tgcom -. Mio fratello non percepisce nemmeno la pensione d'invalidità, perché le trafile burocratiche sono lunghe e prima che arrivi qualche soldo ci vorranno ancora mesi. E, per il momento, non abbiamo diritto nemmeno a un infermiere che venga qui a casa per aiutarci. Ecco perché ho deciso di lanciare un appello al Governo e alle istituzioni locali siciliane e toscane: aiutateci, noi non ce la facciamo più. Io ho dovuto lasciare il lavoro per seguire Salvatore e adesso non so più come andare avanti''.
Pietro, in camper, riuscì a portare Salvatore fino a Innsbruck, dove c'era un primario che forse poteva aiutarli. ''Appena l'ha visto, ci ha detto che sarebbe morto entro 3-4 anni per soffocamento causato dalla tracheotomia cui era stato sottoposto dopo l'incidente. Ci ha consigliato di toglierla, ma in Toscana tutti i medici e gli ospedali che abbiamo contattato si sono rifiutati di farlo. Così, alla fine l'ho fatto io''.
Salvatore ora respira solo, ma le sue condizioni sono stazionarie. ''E' un anno e mezzo che aspettiamo che le istituzioni si ricordino di noi, che lanciamo appelli, che chiediamo aiuto, che lottiamo. Non ce la facciamo più. Se le cose non cambieranno - ha concluso Pietro Crisafulli - io mi vedrò costretto a prendere la decisione più terribile della mia vita: far morire mio fratello, così come è morta Terri Schiavo. So che posso farlo, perché sono curatore speciale di Salvatore e la Corte di Cassazione nei giorni scorsi ha stabilito, esaminando il caso di Eluana (Eluana Englaro, ndr), che il curatore speciale può staccare la spina''.
Anche per la vicenda di Pietro e Salvatore Crisafulli, i media hanno fatto la loro parte. Il loro caso è arrivato alle orecchie delle istituzioni, e il neoministro della Salute, Francesco Storace, ha incontrato Pietro.
Storace ha assicurato l'assistenza del ministero e di fronte a Pietro Crisafulli ha telefonato al presidente della Regione Toscana Claudio Martini.
Il ministro ha chiesto un intervento diretto della Regione, mettendo a disposizione anche un rappresentante del ministero, per rispondere alle richieste della famiglia. ''Non siete più soli'', ha detto il ministro a Pietro Crisafulli.
''Il ministro mi ha detto più volte che non siamo più soli, ma ora vogliamo vedere gli aiuti, sono 19 mesi che facciamo tutto da noi. Se entro sette giorni non vedremo qualcosa staccherò la spina'', ha detto Crisafulli uscendo dal ministero. ''Siamo disperati, ci hanno chiesto 33 mila euro in Austria, 20 mila in Svizzera e più di 10 mila a Milano per assistere Salvatore - ha aggiunto l'uomo - ora vogliamo vedere gli aiuti. Il ministro ci ha assicurato che sarà possibile vedere qualche cosa già tra tre o quattro giorni''. Pietro resta, quindi, fermo sulla sua posizione. ''I medici ci hanno detto che può essere aiutato - ha aggiunto - ma senza sostegno non ce la possiamo fare''.
Pietro Crisafulli per aiutare il fratello ha anche dato vita a un sito Internet, www.11settembrecrisafulli.com, in cui racconta tutta la sua storia.
- ''La clinica dei battiti di ciglia'' di Silvia Grilli per Panorama