Come uscire dalla crisi politica siciliana?
Il governatore Raffaele Lombardo ammette la débâcle ma avverte: ''Tornare al voto in Sicilia sarebbe un disastro''
"Mi auguro che in Sicilia non si torni al voto, non perché io sia particolarmente attaccato alla poltrona, ma perché sarebbe un disastro per la Sicilia".
Queste le parole del Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, intervenendo alla trasmissione 'Omnibus' su La 7, all'indomani della disfatta del Dpef subita all'Ars, "un documento importante - ha aggiunto Lombardo -, ma che non incide sulla gestione amministrativa e finanziaria della Regione". "Siamo partiti senza una maggioranza precostituita. Tutto è stato costruito attorno a un programma di innovazioni che non hanno trovato consenso dei tradizionali alleati", ha poi aggiunto Lombardo. "L'altra sera il Pdl, diciamo quello 'ufficiale', al momento dell'approvazione del Dpef - ha spiegato il governatore - ha votato la mozione del Pd e ha usato strumentalmente il voto contro il Governo da me presieduto".
Il governatore ha anche accennato al blocco delle assunzioni dei dipendenti regionali. Secondo Lombardo il blocco "ha creato qualche fibrillazione e malumore che ha portato a quello che è accaduto l'altra sera al momento della mancata approvazione del Dpef in aula". "I dipendenti censiti in Sicilia - ha detto - sono circa 20.000, ma a questi si devono aggiungere i forestali, i precari e tanti altri. Io ho invertito la tendenza bloccando le assunzioni, altrimenti saremmo arrivati al fallimento dell'isola, ma questa decisione ha creato delle fibrillazioni e i risultati sono stati questi".
Lombardo si è poi soffermato su temi più generici. "Non c'e dubbio che alla base di un profondo cambiamento del Sud ci sia bisogno di una profonda autocritica e di un'inversione di tendenza dei governatori del Mezzogiorno. Bisogna creare le condizioni perché i ragazzi che vanno a studiare e a lavorare al Nord tornino. Chi ha studiato di più, chi ha più meriti deve essere premiato piuttosto che essere superato da chi è aiutato dal potente di turno. E i presidenti delle regioni devono creare le condizioni perché ciò avvenga". In tal senso, ha specificato Lombardo, "non ci sono solo le nostre responsabilità: spesso con il Governo centrale non abbiamo virtuosamente collaborato. Abbiamo bisogno di infrastrutture, di continuare, fino alla sconfitta definitiva, la lotta alla mafia, e incentivi come la fiscalità speciale che consentano alle imprese del Nord ed estere di investire da noi".
"No elezioni, Lombardo azzeri la Giunta". La ricetta di Francesco Cascio - "La Sicilia non può permetterselo proprio quando i principali indicatori dimostrano che la situazione economica peggiora sempre più. L'unica soluzione è l'azzeramento della giunta entro fine anno, con la ricomposizione della maggioranza che ha eletto Lombardo nel 2008". Lo dice il presidente dell'Assemblea regionale siciliana Francesco Cascio, dopo l'ultima profonda frattura nel centrodestra, provocata dalla clamorosa bocciatura del Dpef. "Diciotto mesi fa - spiega il numero uno dell'Ars in un'intervista al Giornale di Sicilia - Lombardo è stato eletto da un'ampia maggioranza. Lui è il capo di questa coalizione, ricominci a parlare con i partiti. Ormai si è capito che il Pd ha chiuso le porte; e la ricerca da parte di Lombardo di altre strade rispetto alla vecchia maggioranza è inutile". Per cui, secondo Cascio, la soluzione della crisi "non può che passare dalla convocazione dei leader di tutti i partiti che lo hanno eletto. Parlare con i i partiti darebbe sicuramente risultati migliori che parlare con i singoli deputati, come accade in queste ore".
E a Lombardo che accusa il 'Pdl ufficiale' di avere orchestrato un ribaltone votando con il Pd e l'Udc contro il Dpef e contro il governo, Cascio risponde che, semmai, "il Pdl si è ribellato a un suo ribaltone". Ma adesso bisogna guardare avanti e, secondo il presidente dell'Ars c'è una scadenza che può facilitare tutto: l'entrata in vigore, il primo gennaio, della riforma degli assessorati, "e per legge Lombardo dovrà fare un rimpasto. In quell'occasione può azzerare tutto e ricomporre una giunta frutto della partecipazione di tutti i partiti che lo hanno eletto nel 2008. Non ci sono altre strade".
"Marcia indietro oppure si vada alle urne". La ricetta di Giuseppe Castiglione - Come dire, si susseguono le ricette sulla crisi regionale. Dopo quella di Cascio eccone un’altra: "Per risolvere la crisi del governo regionale siciliano, Lombardo non ha altra strada che tornare alla coalizione originaria, sennò le elezioni sono inevitabili". Questi gli "ingredienti" suggeriti da Giuseppe Castiglione, co-coordinatore siciliano del Pdl, in un'intervista al Tg3 Sicilia dopo la bocciatura all’Ars del Dpef. "Ripartiamo - ha affermato Castiglione - dalla coalizione originaria: Udc, Pdl e Mpa. Se il presidente Lombardo non ci inviterà al tavolo saremo costretti nostro malgrado a tornare alle urne”.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, AGI, LiveSicilia.it]