Comincia la scuola... col piede sbagliato
8 milioni di studenti italiani sono tornati oggi sui banchi di scuola, ma l'autunno si prospetta caldissimo...
Prima campanella oggi per la maggior parte degli otto milioni di studenti italiani che torna sui banchi di scuola. Ritorno in una scuola diversa, con le novità della riforma Gelmimi, e carica di malumori, polemiche e svariate minacce di scioperi e agitazioni da parte degli insegnati e degli studenti.
La misura del malcontento interno alla scuola italiana è stata data chiaramente dalla manifestazione che si è svolta ieri tra le due sponde dello Stretto di Messina, luogo scelto appositamente per sottolineare che "la grande opera da compiere non è il ponte, ma un collegamento tra la scuola e il Paese".
A Messina si sono raccolte circa 4 mila persone per protestare contro i tagli previsti dal ddl Gelmini. Dall'altra parte dello Stretto, a Villa San Giovanni, un gruppo di 300 precari - arrivati da Puglia, Basilicata e Campania - faceva eco agli slogan dei colleghi siciliani, che hanno occupato la stazione ferroviaria, bloccando i treni per un'ora e mezza e invaso uno degli imbarcaderi dei traghetti delle Fs.
Una giornata senza incidenti ma all'insegna della tensione con le forze di polizia, che hanno denunciato 25 precari. Quando i manifestanti si sono radunati alle 11 a piazza Cairoli, scandendo cori contro il governo ("Vogliamo una sola disoccupata, ministro Gelmini sei licenziata"), si è capito presto che la loro intenzione era quella di dirigersi verso la stazione marittima. La polizia ha provato a contenere la folla per evitare che arrivasse agli imbarcaderi, ma un gruppo si è staccato e ha raggiunto una delle cinque invasature delle Fs, bloccando la nave "Riace" che attendeva di salpare per Villa San Giovanni. Nessun problema, invece, per i traghetti privati. Poco dopo le 13 i manifestanti hanno occupato alcuni binari della stazione centrale, dove gli esausti passeggeri di un convoglio, proveniente da Torino e diretto a Palermo non l'hanno presa bene; ma tra loro c'era qualcuno che allargava le braccia, mostrando una certa comprensione per la rabbia dei manifestanti. Il gruppo si è sciolto dopo le 15 e prima di lasciarsi i manifestanti si sono dati appuntamento per un'altra iniziativa da organizzare per il 18 settembre a Palermo, la città dove Pietro Di Grusa, del Comitato precari, ha fatto lo sciopero della fame davanti al provveditorato per due settimane, "mentre la gente era a mare - ha detto prima di andare via -. Sono precario da 25 anni e senza lavoro dall'anno scorso".
Una precaria di 25 anni, Claudia Urzì, del coordinamento di Catania, ha spiegato che "quello di oggi è un ponte umano che unisce le giuste rivendicazioni dei lavoratori, contro quel ponte degli sprechi che dovrebbe unire Sicilia e Calabria". Nel corso di un'assemblea improvvisata, i rappresentanti calabresi della Rdb hanno poi sostenuto che "la lotta comincia a dare i primi risultati. Domani incontreremo l'assessore regionale alla pubblica istruzione. Ai politici, poi, diciamo basta con le passarelle e al ministro Maroni diciamo che la legalità passa anche dall'istruzione". "Non vogliamo - hanno aggiunto i sindacalisti - l'elemosina dei progetti regionali perchè non servono. Occorrono investimenti per la scuola e per i docenti". Elisabetta Bambello, della Cgil Flc comprensoriale di Reggio Calabria, e Gemma Sorbonà, della Cgil precari, hanno sottolineato come lo scorso anno "20 mila precari sono rimasti senza contratto ai quali se ne aggiungeranno altri 25 mila quest'anno. Chiediamo quindi la riapertura del turn over. Tendiamo la mano all'altra sponda dello Stretto. Calabria e Sicilia sono le regioni più colpite dai tagli della Gelmini".
A fianco degli insegnanti e del personale Ata, hanno sfilato Cobas, esponenti politici dell'opposizione e rappresentanti della Cgil che, a Villa San Giovanni, sono stati presi di mira dal sindacato autonomo Rdb accusandoli di avere abbandonato i problemi della scuola e dei precari. "Siete male informati sulla nostra posizione", è stata la risposta della Cgil.
Tra i tanti manifestanti anche i precari aderenti al Codacons che chiedono con forza le dimissioni del ministro Gelmini. "Il disastro che il Ministro Maria Stella Gelmini ha combinato nella scuola italiana la rende assolutamente non idonea al ruolo che riveste": sono le parole del segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi. Si tratta, secondo il Codacons, del peggiore dei ministri per l'istruzione mai avuti in Italia, ecco perché il governo dovrebbe chiederne le dimissioni, "unendosi al coro di milioni e milioni di cittadini che ormai da tempo la vogliono fuori da ogni decisione in merito al futuro dei lavoratori e dei nostri figli. Cittadini tutti inascoltati fino a questo momento, lavoratori umiliati da un comportamento assurdo, lasciati in balia di decisioni arbitrarie e dannose per il Paese, soli ad affrontare un problema enorme come quello dei tagli, problema che mette sulla strada migliaia di famiglie e preoccupa tutti per le conseguenze sociali che causerà, dai sociologi agli psicologi, agli esperti d'economia". "Tutti pronti - ha affermato Tanasi - a discutere del problema precari nella scuola tranne l'unico soggetto che ha il dovere istituzionale di ascoltarli, accoglierne le obiezioni, trovare soluzioni e argomentare le decisioni prese. Quest'unico soggetto, il ministro Gelmini, si limita - ha concluso Tanasi - a guardare oltre senza vedere gli ostacoli enormi che pone sul cammino degli italiani e il baratro nel quale sta relegando l'istruzione nel nostro Paese".
Intanto, il ministro Gelmini ha risposto a distanza ai manifestanti: "Per risolvere il problema dei 220 mila precari - ha detto - l'unica soluzione è il numero programmato che sarà introdotto da quest'anno", confermando che nell'arco di 8 anni, grazie ai pensionamenti, circa 21 mila l'anno e grazie anche alle nuove immissioni in ruolo, "é possibile entro il 2018 dare risposta a tutti i precari che abbiamo ereditato". Secondo il ministro, "saranno 150 mila le immissioni in ruolo, mentre per le restanti 70 mila persone si tratterà di contratti a tempo determinato. Non ci saranno più spazi aperti a tutti, perché questa modalità si è dimostrata non valida: anziché assegnare posti di lavoro si sono assegnati posti di attesa nelle graduatorie". Il ministro ha ammesso che questo provocherà problemi all'ingresso dei giovani: "Programmare il numero - ha detto - significa sicuramente dare ai giovani non il blocco, ma un numero limitato di posti".
E non sono solo i precari ad essere sul piede di guerra. Da oggi, infatti, in oltre 100 città l'Unione degli Studenti, parallelamente alla Rete degli Studenti, riprendono la protesta allo squillo delle prime campanelle. Per tutta la settimana gli studenti si mobiliteranno con volantinaggi, esposizione di striscioni, flash mob, sit-in contro i tagli alla scuola. "Le nostre attività - dice l'Uds - non sono mai andate in vacanza. A fine luglio, al nostro campeggio studentesco che ha visto la partecipazione di oltre mille studenti da tutta Italia, abbiamo programmato un intenso autunno di mobilitazione".
Si comincia quindi oggi con i volantinaggi nelle scuole e si continuerà con un'assemblea nazionale a Terni il 25 e 26 settembre, "dove fonderemo la Rete della Conoscenza che mette insieme gli studenti delle scuole, università e accademie in un grande fronte comune" ed è preannunciata per inizio ottobre una mobilitazione studentesca nazionale. Gli studenti dell'Uds, inoltre, hanno già aderito alla manifestazione del 16 ottobre indetta dalla Fiom. "Non daremo tregua a questo governo - dichiara Monica Usai dell'Unione - saremo in prima linea contro i tagli agli organici e al piano di offerta formativa, per opporci all'idea della Gelmini di una scuola svuotata di senso, fabbrica di precarietà e individualismo. Chiediamo più investimenti e forme di protezione sociale nello studio e nel lavoro, a partire da una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che in Italia ancora manca. Fin da ora portiamo avanti le nostre battaglie assieme agli insegnanti, ai precari, ai genitori e a tutti coloro che hanno a cuore la scuola pubblica italiana".
LE REAZIONI POLITICHE ALLA MANIFESTAZIONE - "Questa giornata - ha detto Luca Cangemi, segretario regionale di Rifondazione Comunista - è stata un grande fatto di partecipazione, che ha imposto all'attenzione del paese, il dramma sociale dei precari ma anche la situazione di una scuola che in Sicilia e nel Mezzogiorno non è nelle condizioni di iniziare le lezioni in modo decente". "La lotta per i diritti dei lavoratori e per la scuola pubblica da oggi è più forte. - ha concluso - Essa dovrà nei prossimi giorni svilupparsi in ogni scuola e ogni territorio. Rifondazione comunista e la federazione della sinistra, che sono state sin dal primo momento, partecipi di ogni iniziativa per l'istruzione pubblica, rinnovano il proprio totale impegno".
Giuseppe Lumia, senatore del Partito Democratico: "C'é chi, come il presidente del Consiglio, parla ai giovani a suon di barzellette di pessimo gusto e ci sono coloro, come i precari, che in questo momento stanno protestando a Messina e in tutta Italia perché le nuove generazioni ricevano un'istruzione di qualità. I ragazzi per crescere non hanno bisogno di barzellette, cattivi esempi, volgarità, ma di una scuola pubblica seria e rigorosa".
Tonino Russo, componente della commissione Cultura della Camera (Pd): "Ritirare la legge 133 e completare il massiccio piano di inserimento previsto dal governo del centrosinistra, bloccato dalla prematura caduta del governo Prodi". "Solo con una imponente immissione in ruolo - ha aggiunto il deputato democratico - si potranno svuotare le graduatorie dei precari. I tagli produrranno soltanto una riduzione della qualità dell'istruzione. Speriamo che il governo, anche alla luce di questa manifestazione - ha concluso Russo - comprenda quanto siano devastanti i danni, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista della qualità della formazione, che i tagli stanno producendo e faccia marcia indietro".
Leoluca Orlando, portavoce nazionale dell'Italia dei Valori: "La manifestazione di migliaia di precari della scuola a Messina, a cui Idv ha aderito e lei cui istanze continueremo a sostenere dentro e fuori il Parlamento, è un ulteriore segnale di un settore in ginocchio. Eppure questo governo continua a restare insensibile al grido di allarme". "Il dramma degli operatori precari della scuola - ha detto ancora Orlando - si inserisce nel disegno di questo governo che ha reso precaria la scuola stessa, tanto che i genitori sono costretti a sopperire, con risorse personali, alle carenze delle strutture, le classi sono diventate sovraffollate e mancano gli insegnanti si sostegno. Il dramma non riguarda solo centinaia di migliaia di precari, ma l'intero Paese nel quale si guarda con atteggiamento di sufficienza, commiserazione e indifferenza gli intellettuali e i professionisti". "Un Paese - ha concluso Orlando - in cui si spingono i migliori ad andare a lavorare allestero, ma drammaticamente potranno diventare migliori e avere riconoscimento dei propri meriti solo coloro che fuggono dall'Italia, e il nostro sarà un Paese ulteriormente impoverito".
Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi: "I Verdi sono con i precari della scuola: la scure della Gelmini è un vero e proprio atto di violenza. Il governo sa perfettamente che i precari, negli ultimi anni, hanno portato avanti l'istruzione pubblica e che senza di loro il mondo della scuola pubblica avrebbe subito il collasso e la paralisi". "Gli otto miliardi di euro destinati al ponte sullo Stretto, un'opera inutile e un regalo per le lobbies del cemento - ha aggiunto - siano destinate alle vere priorità del Paese, a partire dalla scuola e dai tanti precari a cui il governo Berlusconi sta rubando il futuro: il Ponte non è una priorità mentre il futuro di centinaia di migliaia di insegnanti a cui è stato dato un irresponsabile ben servito sì". "Noi Verdi siamo solidali con tutti i precari che stanno dando vita ad azioni di lotta e a scioperi della fame contro questi tagli indiscriminati - ha concluso Bonelli -. I tagli della Gelmini e di Tremonti non solo sono disumani, irresponsabili e socialmente insostenibili ma rischiano di compromettere il servizio dell'istruzione pubblica. Ogni giorno che passa il governo Berlusconi fa arretrare il Paese".
Gianpiero D'Alia, presidente dei senatori Udc: "Mentre il governo annaspa e la sua maggioranza è in preda ai soliti litigi e giochi di potere, il Paese reale soffre la crisi economica e i tagli lineari di Tremonti. La forte protesta dei precari della scuola non può essere derubricata a mera strumentalizzazione politica. E' invece la manifestazione della sofferenza di migliaia di famiglie italiane che si vedono ingiustamente private dell'unico reddito che le sostiene". "Siamo di fronte alla mortificazione di tante ottime professionalità - ha proseguito D'Alia - espulse dal mondo della formazione solo per un cinico calcolo ragioneristico del Ministro dell'Economia e per un'odiosa ritorsione politica nei confronti di una categoria che non si ritiene essere affine all'area di governo".
[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Codacons.it]