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Polemiche, ricorsi, proteste e mancanze: inizia un nuovo anno scolastico in Italia

12 settembre 2012

La prossima settimana sarà cominciata la scuola in tutta Italia, ma le polemiche hanno già preso fuoco prima dell'apertura ufficiale dei cancelli.
Ad esempio, il Codacons, senza mezzi termini si rivolge ai sindaci di tutta la Sicilia: "Chiudere gli istituti scolastici non a norma e rinviarne l'apertura a data da destinarsi".
"La sicurezza delle scuole è un problema serissimo che ogni anno si ripresenta in occasione dell'avvio dell'anno scolastico - afferma il segretario nazionale, Francesco Tanasi - Il non rispetto delle norme vigenti e la mancata presenza dei certificati in materia di incendi, sisma, agibilità, ecc. , rendono di fatto fuorilegge gli edifici scolastici consentendo ai sindaci di rinviare l'apertura degli istituti, così come ha fatto il sindaco di Campobasso".
In caso di incidenti e di danni a persone e cose all'interno di scuole non a norma, infatti, gli stessi sindaci potrebbero essere chiamati a risponderne, assieme alla province. Per tale motivo Tanasi invita i sindaci a disporre la chiusura temporanea degli edifici scolastici fuorilegge in attesa della loro messa in sicurezza, e con la formazione delle nuove classi annuncia una pioggia di ricorsi contro le "classi pollaio", ossia quelle dove, a causa dell'elevato numero di studenti, non si rispettano i limiti di spazio minino per alunno fissati dalla legge.
I genitori possono valutare il livello di sicurezza delle scuole frequentate dai propri figli utilizzando l'apposito questionario pubblicato alla pagina "scuola sicura" del sito www.codacons.it

Anche Cittadinanzattiva ha lanciato l'allarme sicurezza. "Mancano le certificazioni in 3 scuole su 4, la manutenzione ordinaria è diventata un lusso per pochi, le aule sono sovraffollate in un terzo dei casi. Non vorremmo rovinare la festa per l'inizio dell'anno scolastico a quasi 9 milioni di studenti e alle loro famiglie, ma anche quest'anno - dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva - siamo qui a ricordare che almeno un terzo delle nostre scuole è insicuro, soprattutto nel sud del Paese. E a fronte di ciò, gli strumenti e le risorse messe in campo sono davvero inadeguate: ad esempio che fine hanno fatto i 400 milioni di euro dei Fondi Fas destinati prevalentemente a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia? Non ha alcun senso procedere alla richiesta di deroga alla normativa antincendio come fatto dal sindaco di Campobasso, che ha ritardato di una settimana l'apertura delle scuole".
"In un tempo così breve la situazione non cambierà e gli studenti entreranno comunque in aule insicure, anche se il sindaco non avrebbe di fatto più alcuna responsabilità in caso di incendio. Piuttosto ci appelliamo al Ministro - dice Bizzarri - perché obblighi le scuole a dotarsi entro la fine dell'anno delle certificazioni, rivedendo i limiti di spesa imposti dal patto di stabilità, e modifichi l'art.64 della legge 133/2008 che ha previsto l'innalzamento del numero di studenti per classe e che, di fatto, contrasta con i limiti della normativa antincendio".
Cittadinanzattiva il 20 settembre presenterà il X Rapporto su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici.

Investimenti nella scuola: Italia fanalino di coda in Europa - Italia al penultimo posto tra i Paesi industrializzati per la spesa nella scuola. Come sottolinea un rapporto dell'Ocse, con una spesa per l'istruzione pari al 9% del totale della spesa pubblica la Penisola è al 31esimo posto su 32 Paesi presi in considerazione, contro una media Ocse del 13%. Solo il Giappone è più avaro nei confronti della scuola.
La spesa, sottolinea lo studio 'Education at a Glance', è inoltre in calo rispetto al 9,8% del 2000 e se rapportata al Pil è pari al 4,9% contro il 6,2% della media Ocse, confermando la posizione di fondo classifica dell'Italia (31esima su 37 Paesi).
La spesa media per studente in Italia (9.055 dollari) non è lontana dai livelli Ocse (9.249 dollari), ma è diversamente distribuita tra i vari gradi di istruzione. È sopra la media per la scuola dell'infanzia (nona su 34 Paesi, con quasi 8.000 dollari) e la primaria (decima su 35), mentre scende sotto la media per la scuola secondaria (18esima con 9.111 dollari) e per l'istruzione universitaria (24esima, con 9.561 dollari contro la media Ocse di 13.179).

La scuola dell'infanzia rappresenta per altro uno dei punti di forza del sistema italiano con uno dei livelli più elevati di frequenza (97% per i bambini di 4 anni) della zona Ocse. La Penisola risulta - come in passato - sotto la media Ocse nei salari degli insegnanti, pari a 32.658 dollari l'anno nel 2010 nella scuola primaria contro i 37.600 della media Ocse, 35.600 dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e di 36.600 nella scuola secondaria superiore contro 41.182 Ocse.
Non solo, gli stipendi degli insegnanti, in Italia, sono anche decisamente più bassi rispetto a quelli degli altri i lavoratori con un'istruzione universitaria. Per gli insegnanti della primaria il rapporto è di 0,52 contro lo 0,82 della media Ocse (24esimo posto su 27 Paesi), per la scuola media è di 0,60 contro 0,85 e per le superiori di 0,64 contro 0,90 (23esimo posto).

[Informazioni tratte da Codacons.it, ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign]

 

 

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12 settembre 2012
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