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Con l'ottimismo però non si compra il pane...

Nuovo allarme povertà dall'Istat: ''oltre il 5% delle famiglie italiane fatica a comprare cibo''

23 dicembre 2008

"Questa atmosfera, questa canzone della crisi, quando uno apre televisione si spaventa, ha portato anche categorie che non hanno nulla da temere ad avere paura della situazione. E' proprio questo clima che può determinare la crisi"
Con queste parole il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato a predicare ottimismo anche sabato scorso, per la conferenza stampa di fine anno, davanti ai giornalisti di tutti gli organi di informazione nazionale. Il modo e il luogo adatto per indicare, a detta sua, i veri responsabili, o potenziali tali, della tanto temuta crisi.
Certo, l'ottimismo fa bene, guardare il bicchiere mezzo pieno può dare la giusta spinta per riprendersi da una situazione difficoltosa, ma è pure giusto guardare la realtà con gli occhi della verità ed accettare i momenti di difficili per quelli che sono. Insomma, come recita un detto, si può essere ottimisti quanto si vuole ma rimarrà assolutamente inutile spremere una pietra sperando che ne esca del succo.  
Ecco, appunto, per il 5% della famiglie italiane, stando ai dati che l'Istat ha diffuso ieri, l'ottimismo non gli sarà di certo utile per acquistare i generi alimentari che attualmente non riescono a comprare. 

Già, perché stando proprio ai dati dell'indagine campionaria annuale 'Reddito e condizioni di vita' dell'Istituto Nazionale di Statistica, e quindi non riferendosi a dati provenienti dalla stampa menagrama, le condizioni di vita degli italiani risultano essere peggiorate. Alla fine del 2007 è infatti salito dal 14,6 al 15,4% il numero delle famiglie che ha avuto difficoltà ad arrivare a fine mese e una su tre (il 32,9%) ha dichiarato di non essere stata in grado di far fronte a una spesa imprevista di 700 euro, una percentuale che al Sud arriva al 46,4%. Il 5,3% ha addirittura affermato di aver avuto, negli ultimi 12 mesi, momenti con insufficienti risorse per acquistare cibo, mentre l'11,1% per le spese mediche e il 16,9% per l'acquisto di abiti necessari. Resta poi alto il divario Nord-Sud e la distanza tra i ricchi e poveri nel Meridione è maggiore rispetto al resto del Paese.

Dai dati emerge che nel 2006 il 50% delle famiglie ha percepito meno di 2.000 euro al mese (circa 1.924) con un reddito mediano nazionale pari a 23.083 euro, mentre il reddito netto, esclusi i fitti figurativi, cioè la spesa risparmiata per l'affitto dai proprietari di casa, è stato in media di 28.552 euro, circa 2.379 euro al mese. Tuttavia, a causa della distribuzione asimmetrica dei redditi, la maggioranza delle famiglie, pari a 61,8%, ha conseguito un reddito inferiore a questo importo medio.
Le situazioni più critiche sono nelle famiglie con tre o più figli minori, per gli anziani soli, specie donne con pensioni molto basse, e le famiglie mono-genitori, per lo più composte da madri sole, separate o divorziate o vedove. Nel 2007 il 18,5% delle famiglie monoreddito dichiara infatti di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. Mentre l'11,1% delle coppie con figli e, tra queste, il 21% di quelle con 3 o più figli, dichiara di esseri trovata in arretrato con il pagamento delle bollette, contro il 5,3% delle famiglie senza figli. La situazione di maggiore vulnerabilità delle coppie con almeno 3 figli è poi confermata anche dagli indicatori considerati: il 25% dichiara di arrivare a fine mese con molta difficoltà, l'8,1% di avere avuto insufficienti risorse per le spese alimentari, e il 25,3% per le spese di vestiario. Difficoltà minori sono riportate da famiglie che possono contare su reddito autonomo come fonte principale

L'indagine rivela poi che al Sud e nelle Isole si registrano "segnali di disagio particolarmente marcati rispetto al resto del paese", con il 22% delle famiglie che arriva con grande difficoltà alla fine del mese e il 46,4% che dichiara di non poter far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro. Inoltre il 19,4% ha avuto difficoltà a pagare le spese mediche e un non trascurabile 7,3% di non aver avuto i soldi per le spese alimentari, almeno in un'occasione nei 12 mesi precedenti l'intervista. "I risultati dell'indagine confermano l'esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Sud e nelle Isole è circa tre quarti del reddito delle famiglie residenti al Nord. Inoltre, i redditi delle famiglie residenti nel Sud e nelle Isole sono maggiormente concentrati nelle fasce di reddito più basse", spiega l'Istat.

La regione con la situazione più critica è la Sicilia dove il 10,1% delle famiglie ha problemi di risorse per il cibo. Seguono Campania, Calabria e Puglia. Tra le regioni del Nord e del Centro sono, rispettivamente, il Piemonte e il Lazio ad evidenziare maggiori segni di disagio con, rispettivamente, il 15,3% e il 14,4% delle famiglie che, nel 2007, dichiarano di arrivare a fine mese con molta difficoltà. Mentre le regioni con la migliore situazione sono la Provincia autonoma di Bolzano e l'Emilia Romagna. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign]

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23 dicembre 2008
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