Con le ruspe nell'Oasi del Simeto
Legambiente Catania denuncia, per l'ennesima volta, le palesi violazioni della leggi protratte nella riserva naturale
Nei giorni scorsi Legambiente Catania ha trasmesso alla Procura della Repubblica di Catania, all’Ente gestore della Riserva naturale "Oasi del Simeto", agli altri enti preposti alla tutela del territorio la seguente nota in merito ad ulteriori manomissioni che hanno interessato il territorio dell’area protetta.
Le riserva naturale Oasi del Simeto, anche dopo la sua istituzione nel 1984 e l’affidamento in gestione alla Provincia Regionale di Catania nel 1988, è stata oggetto di innumerevoli violazioni, in gran parte da mettere in relazione al fenomeno dell’abusivismo edilizio, sorto prima ancora dell’istituzione dell’area protetta e, seppure in misura minore, attivo sino ad oggi.
A fronte di questa incessante erosione di naturalità e di continua violazioni di legge, questa Associazione ha prodotto innumerevoli esposti e note sulla riserva naturale ma anche diverse proposte, anche di collaborazione con l’Ente Gestore, volte a migliorare lo stato di conservazione dell’area protetta e ad avviare gli indispensabili interventi di recupero naturalistico, così come avviene in qualunque area sottoposta a tutela in ogni parte del mondo.
Tuttavia, i problemi di volta in volta evidenziati e le problematiche di conservazione non sono adeguatamente affrontati e l’Ente Gestore, da oltre un ventennio, si limita, nel migliore dei casi, a replicare, talvolta con toni infastiditi, e a produrre atti formali che, non soltanto non rimediano ai danni, ma non lasciano intravedere un’effettiva strategia di tutela.
Zona A - Uno dei varchi a Sud della foce del Simeto
Le violazioni oggetto della presente nota possono servire a ripercorrere, per l’ennesima volta, in parte anticipandoli in quanto l’iter non è ancora compiuto, i meccanismi sopra descritti.
Su tutto il litorale della riserva in prossimità dei villaggi abusivi, in occasione dell’approssimarsi della stagione estiva, sono stati effettuati, con l’utilizzo di mezzi meccanici, interventi di "ripristino" dei varchi ricavati tra le dune per consentire gli accessi al mare ai villaggi abusivi sorti a monte delle dune stesse. Tali interventi sono stati realizzati a causa del naturale processo di ricostituzione delle dune, che porta la sabbia a depositarsi nei suddetti varchi. Il risultato è stato che le già martoriate dune della riserva sono state incise ancora una volta e i rifiuti e la vegetazione naturale asportata sono stati ammassati a lato dei varchi stessi. Ciò è avvenuto, ad esempio, in tutto il tratto di litorale a Sud della foce del Simeto, sino ai confini dell’area protetta. Gli interventi hanno riguardato la zona di massima tutela della riserva naturale (zona A), nonché le aree ricadenti nella Zona di Protezione Speciale e nel Sito di Importanza Comunitaria.
In altri casi, sempre con l’impiego di mezzi meccanici, è stato spianato e "liberato" dalla vegetazione naturale l’arenile antistante i villaggi abusivi, come nel caso del villaggio Azzurro. Per tale villaggio, i cui interventi hanno riguardato, anche in questo caso, la zona A, la vegetazione naturale è stata letteralmente eliminata e i rifiuti sono stati ammassati sulle dune che si trovano a Nord e a Sud dello stesso. Per inciso sono stati realizzati anche interventi per evitare che la sabbia invada le strade del villaggio consistenti, di recente, in strutture in legno e, meno recentemente, in blocchi di basalto (quest’ultimo intervento fu segnalato all’Ente Gestore da questa Associazione con nota prot. 06/08 del 16/02/2008 quando l’intervento era in fase di esecuzione).
Villaggio Azzurro - Zona A. La sabbia, i rifiuti e la vegetazione eliminata per ripulire l’arenile antistante il villaggio sono stati ammassati sulle dune a Sud del villaggio stesso.
Questi interventi, oltre a violare in diversi punti il Regolamento della riserva naturale, rientrano nella fattispecie del reato di distruzione di ambienti naturali.
Contattati informalmente, sia il Direttore della riserva naturale (dott. Gaetano Torrisi) che l’Assessore provinciale alle Politiche dell’Ambiente (Domenico Rotella) dichiaravano di non conoscere la problematica evidenziata.
Questo intervento di manomissione di vari tratti del litorale della riserva naturale appare di estrema gravità per diversi motivi.
In primo luogo riteniamo inconcepibile che ancora oggi possano essere posti in essere interventi illegittimi che mettano a repentaglio gli stessi fini costitutivi della riserva naturale.
In secondo luogo appare inammissibile che l’Ente gestore non possa non essere a conoscenza di interventi che, per la loro tipologia e per la distribuzione in varie parti della riserva, non possono essere stati realizzati simultaneamente e in poche ore.
Forse a questa nota seguirà una replica dell’Ente Gestore, che lamenterà poco personale o si appellerà alla vastità della riserva e probabilmente vanterà interventi in altri casi o anche nel caso in oggetto, o che sminuirà la gravità dell’intervento, fornendo, come avvenuto più volte in passato, argomentazioni non sempre esatte.
Ci dovremmo attendere, invece, in un paese civile dove le cose funzionano a livelli non eccellenti ma basilari, l’avvio immediato di indagini volte ad accertare e sanzionare non soltanto chi abbia potuto realizzare simili interventi (considerato l’entità degli interventi non dovrebbe essere difficile) ma anche ad individuare le responsabilità di chi aveva il dovere di garantire la conservazione della riserva naturale e non lo ha fatto. E se, per questo secondo caso, non dovessero accertarsi oggettive responsabilità, riteniamo tuttavia doveroso che l’Ente gestore e l’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente, che ha affidato in gestione la riserva alla Provincia regionale di Catania, individuino i motivi per cui simili interventi siano ancora possibili e vi pongano tempestivo ed efficace rimedio.
Renato De Pietro
Presidente Legambiente Catania