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Condanna definitiva per Marcello Dell'Utri

"E' ampiamente dimostrato che Dell'Utri dal 1974 al 1992 sia stato il mediatore tra Berlusconi e Cosa nostra"

10 maggio 2014

Superata la malattia degli avvocati di Marcello Dell'Utri, ieri la Prima sezione penale della Cassazione si è riunita per decidere se confermare, o meno, la condanna a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dell'ex senatore di Forza Italia arrestato in Libano lo scorso 12 aprile.
Ebbene, dopo quattro ore in Camera di Consiglio i giudici hanno emesso la sentenza definitiva confermando la condanna, emessa in secondo grado il 25 marzo 2013 dalla Corte d'Appello di Palermo. La Corte ha così accettato la richiesta della Procura della Cassazione rappresentata da Aurelio Galasso e così si chiude una vicenda giudiziaria lunga quasi 20 anni e fatta di oltre tremila pagine di inchiostro.

"Ricorreremo alla Corte Europea di Strasburgo per verificare se questo procedimento ha camminato nei giusti binari", ha subito tuonato Giuseppe Di Peri, l'avvocato che ha difeso Marcello Dell'Utri in Cassazione insieme a Massimo Krogh.

Secondo la pubblica accusa di piazza Cavour, è "ampiamente dimostrato" che Dell'Utri dal 1974 al 1992 sia stato il mediatore tra Silvio Berlusconi e Cosa nostra e che i pagamenti agli esponenti mafiosi siano arrivati puntualmente in quell'arco di tempo.
Il pg Galasso, nella sua ora di requisitoria, ha sottolineato come la sentenza della Corte d'Appello di Palermo sia "precisa e, a volte, addirittura un po' ridondante nel trattare con la stessa attenzione ed enfasi alcuni aspetti contestati a Dell'Utri anche irrilevanti". Ma proprio per queste ragioni, ha detto il pg, la sentenza è ampiamente motivata. "Dell'Utri - ha affermato Galasso - ha tenuto rapporti stretti con esponenti mafiosi dal '74 al '92". Si ricorda che invece è passata in giudicato l'assoluzione nei confronti dell'ex senatore di Forza Italia per le accuse successive al 1992.
Galasso ha contestato punto per punto i motivi della difesa di Dell'Utri e ha ricordato che "l'unico dato che conta è che Dell'Utri andò in banca e si presentò con Ciancimino. Questo - ha rilevato - per dire che aveva contatti con esponenti mafiosi".
Il pg della Cassazione ha bacchettato ancora la difesa sostenendo che per legge non possono essere proposte nuovamente questioni di nullità.

Massimo Krogh, uno dei difensori di Dell'Utri, nella sua arringa davanti ai giudici della Cassazione ha fatto riferimento alla trasferta dell'ex senatore di Forza Italia in Libano. E, pur non citando mai Beirut, ha esordito: "Dell'Utri è un uomo provato da venti anni di indagini. Non condivido la sua iniziativa ma dopo vent'anni può aver perso la testa e commesso una stupidaggine". Il difensore ha poi osservato che "Dell'Utri è un personaggio su cui ciascuno può formulare un proprio giudizio, ma io sono certo che una condanna sarebbe ingiusta".
A questo punto la domanda di estradizione legata alla misura cautelare nei confronti di Dell'Utri, che si trova a Beirut, con una procedura tecnica dovrebbe tramutarsi in istanza per esecuzione della pena.

Dopo quella che molti hanno definito una fuga precipitosa, Marcello Dell'Utri è detenuto dal 12 aprile a Beirut, piantonato all'ospedale Al Hayat, dove è stato ricoverato subito dopo il suo fermo. Pochi giorni fa il suo avvocato libanese, Akram Azoury, ne ha chiesto il rilascio perché le autorità italiane avrebbero "violato il trattato bilaterale sull'estradizione" e "non avevano alcun diritto di chiederne l'arresto" (LEGGI).
Nei confronti di Dell'Utri era stata già chiesta l'estradizione dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ma non sulla base della condanna definitiva. Questa, ora, alla luce della decisione della Cassazione di oggi, sarà dunque integrata da un ordine di arresto della Procura generale di Palermo. Il provvedimento immediatamente esecutivo è stato già emesso da Sostituto Procuratore Generale di Palermo Luigi Patronaggio, e sarà subito inviato al ministero della Giustizia.
Ma non è un procedimento facile. Secondo l'accordo bilaterale tra Italia e Libano in vigore dal 1975, nella fattispecie l'articolo 23, Beirut "potrà porre fine all'arresto provvisorio" dell'ex senatore se non riceverà i documenti richiedenti l'estradizione "entro 30 giorni", ossia il 12 maggio (Dell'Utri è stato arrestato il 12 aprile), e cioè tra due giorni. Si tratta di una corsa contro il tempo, dunque. Trascorsi i trenta giorni, infatti, il fermo scade e l'estradizione diventerebbe molto più complicata. Secondo gli avvocato di Dell'Utri, però, l'ordine di custodia del loro assistito "sarà trasformato in ordine di carcerazione", una volta inviati i documenti a Beirut. 

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

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10 maggio 2014
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