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Confesercenti Sicilia cambia pagina...

Trasparenza e legalità le priorità dell'associzione. "Chi paga il pizzo e non denuncia sarà espulso"

28 maggio 2013

Trasparenza e legalità come priorità, ma anche, e soprattutto, un chiaro rapporto con la classe dirigente e con la classe politica per potere incidere profondamente ed in modo concreto sulla realta’ e affrontare problemi e disagi derivanti dalla crisi economica.
Sono queste alcune delle priorità che si dà il presidente di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina, da poco più di dieci giorni eletto ai vertici regionali dell’associazione in un momento in cui le piccole imprese ed il commercio nell’isola soffrono e pagano il più alto contributo in termini di chiusure e cessazioni di attività.
Cambiare pagina, questa la parola d’ordine: "Dobbiamo ripartire da un rinnovato rapporto con le associazioni di categoria - spiega Messina nel corso di un forum all’Italpress -. I problemi vanno affrontati in modo unitario. Inoltre non possiamo pensare di governare un settore soltanto attraverso logiche di emergenza ma bisogna attuare una programmazione strategica".

E proprio sul fronte della pianificazione e della necessità di interventi che non possono che venire dalla classe dirigente, Messina ha le idee chiare su come agire: "Dobbiamo dire la nostra - spiega -, mentre nel passato abbiamo purtroppo subito le azioni di una classe dirigente che non ha guardato con attenzione alle necessità del comparto. Una priorità con cui non possiamo non fare i conti riguarda il sistema distributivo, che è decisamente cambiato rispetto al passato. Davanti a questi mutamenti vanno assunte scelte condivise".
Ma cosa non ha funzionato? "Noi dobbiamo ripartire dal rilancio dei centri commerciali naturali - sottolinea il presidente di Confesercenti Sicilia -, invece molti dei nostri centri storici oggi si trovano in stato di abbandono, una situazione che fa da freno allo sviluppo economico. Un’altra cosa che non ha funzionato riguarda il rilascio con molta facilità di autorizzazioni per centri commerciali, un’operazione che ha determinato l’alterazione del concetto stesso di distribuzione di cui adesso paghiamo le conseguenze".

Conseguenze che riguardano il "trend disastroso" in termini di commercianti e piccole aziende costrette a dovere chiudere per sempre i battenti delle proprie imprese: "Trend che sarà negativo, anche a livello nazionale, fino alla metà del 2014". Più penalizzato di certo di gran lunga il settore dell’abbigliamento mentre il turismo, l’unico a far da traino ad un’economia al palo soprattutto nel terziario, viene in qualche modo "penalizzato" dalla scelte di Governo. "La scelta di aumentare del 600% il canone di concessione delle aree demaniali destinate a stabilimenti balneari - dice Messina - è un fatto di certo che difficilmente può essere assorbito. Un aumento di questo tipo va per tempo comunicato, e non lo si può fare dall’oggi al domani, così come invece è stato. Oltretutto veniamo già da una grossa mazzata come quella dell’Imu".

Ma fare impresa e commercio in Sicilia non può prescindere da una scelta di campo sul fronte della legalità. "Su questo tema - conclude Messina - non intendiamo fare sconti a nessuno. E’ chiaro e davanti agli occhi di tutti che sono ancora troppo poche le denunce, noi ci siamo dotati di un codice etico già da tempo che tutti gli associati sono tenuti a rispettare. Chi paga il pizzo e non denuncia sarà espulso così come del resto è stato fatto per numerose aziende, anche della provincia di Palermo, che sono state messe fuori dalla nostra associazione". [Fonte: Italpress - €conomiaSicilia.com]

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28 maggio 2013
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