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Continua il processo ''Gran Secco'': le stragi di Capaci e Via D'Amelio, la politica corrotta e l'uccisione di Salvo Lima

24 settembre 2005

L'arresto di Antonino Giuffrè, luogotenente del super latitante Bernardo Provenzano, l'organizzazione delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, l'intervento di Cosa Nostra nelle vicende politiche in Sicilia con l'uccisione dell'onorevole Salvo Lima. Sono stati questi gli argomenti più importanti trattati nell'udienza del processo di mafia denominato ''Gran Secco'' in corso nell'aula penale del tribunale di Enna, con presidente David Salvucci e Pubblico Ministero Roberto Condorelli.

L'altro ieri mattina, presenti i due imputati Bonfirraro e Brizzi, sono stati ascoltati due ufficiali dei carabinieri, Buda di Palermo e Muratore di Termini Imprese, i quali hanno raccontato, per grandi linee, tutte le fasi che avevano portato all'arresto di Antonino Giuffrè, arresto partito da due telefonate anonime, che ne hanno descritto personaggio e luogo dove lo stesso era nascosto.
In teleconferenza poi, sono state ascoltate le dichiarazioni di Antonino Giuffrè, sollecitate dall'avvocato Franco Passanisi del foro di Catania, difensore di Raffaele Bevilacqua, ritenuto il rappresentante provinciale di Cosa Nostra a Enna, il quale ha incalzato il collaborante di giustizia nel tentativo di conoscere meglio sia la struttura piramidale della famiglia di Cosa Nostra, quale ruolo svolgevano i consiglieri e come essi venivano nominati.
All'ex braccio destro di Provenzano è stato anche chiesto come si erano svolte le riunioni della '''cupola'' per la organizzazione delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, e se a queste riunioni avevano partecipanti i rappresentanti provinciali della famiglia e se c'era un rappresentante della famiglia ennese.
Giuffrè ha dichiarato che di Enna non c'era nessuno e che, comunque, la famiglia o le famiglie di Cosa Nostra di Enna e provincia erano da considerare succursali e dipendenti dalla famiglia di Caltanissetta. Il territorio ennese veniva scelto per le riunioni, per nascondere dei latitanti, ma quasi mai i suoi rappresentanti avevano la possibilità di partecipare a riunioni di una certa importanza; dunque a prevalere era la struttura piramidale.

Nella parte finale dell'udienza e dell'intervento di Antonino Giuffrè c'è stato un passaggio che ha riguardato la politica, la corrente andreottiana e l'omicidio dell'onorevole Salvo Lima.
Antonino Giuffrè ha evidenziato che la strategia politica di abbandonare la Democrazia Cristiana e di andare a scegliere altri raggruppamenti politici, non ebbe molto successo nell'ambiente di Cosa Nostra, da qui la nascita di contrasti profondi tra le famiglie, che si ripercossero nelle elezioni nazionali del 1991.

La prossima udienza del processo è fissata per il 5 o il 6 ottobre.

Fonte: ViviEnna.it

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24 settembre 2005
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