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Continua la paura per le chiese e le comunità cristiane irachene, colpite nuovamente da attentati terroristici

Colpite le parrocchie irachene gemellate con le scuole di Palermo e Torino

31 gennaio 2006

Domenica, 29 gennaio 2006, è stato l'ennesimo giorno di paura per i cristiani iracheni. Come già avvenuto nel 2004 una serie di attacchi concertati e distanziati tra loro di pochi minuti l'uno dall'altro hanno colpito diversi edifici di culto a Baghdad ed a Kirkuk.
Il primo attacco è avvenuto alle 15.45. Una bomba celata da un foglio di nylon è scoppiata lungo il muro esterno della chiesa cattolica caldea di Mar Mari, nel quartiere nord-orientale di Hay Al Benook, a pochi minuti dall'arrivo del Patriarca caldeo, Mar Emmanuel III Delly, atteso per concelebrare la Santa Messa. ''Non ci sono stati feriti né morti'', ha detto il parroco della chiesa, Padre Douglas Al Bazi, nel corso di una concitata telefonata, ''ma la bomba ha distrutto una parte del muro esterno della chiesa''. Solo danni materiali, quindi, ma in un'atmosfera che, sempre secondo Padre Douglas, era già tesa da giorni nel quartiere, tanto che egli stesso si era sentito in dovere di avvertire del pericolo il Patriarca che aveva comunque deciso di partecipare alla celebrazione. Un attacco che comunque, malgrado la tensione, è giunto inaspettato dato che: ''ultimamente non c'erano state minacce dirette alla chiesa''.

L'attacco a Mar Mari poteva dunque inserirsi nel quadro della vita ''normale'' di Baghdad, fatta di bombe e morti, non fosse stato che nel giro di un'ora altre notizie hanno cominciato ad arrivare. Un'autobomba è scoppiata infatti davanti alla sede della Nunziatura Apostolica, nella centralissima Saadoun Street, un'altra davanti alla chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno in Andalus Square, vicinissima alla zona super protetta dove si trovano gli Hotel Palestine e Sheraton, un'altra davanti alla chiesa siro-ortodossa di San Pietro e Paolo in Al Sinaa Street, non lontano dall'Università di Tecnologia, ed un'altra è stata disinnescata presso la chiesa di San Giuseppe dei lavoratori. Fortunatamente queste esplosioni hanno causato solo danni materiali ma altrove non è stato così. Contemporaneamente a quanto stava accadendo a Baghdad, infatti, altre esplosioni si sono verificate a Kirkuk, nel nord del paese. Un'autobomba ha colpito la chiesa cattolica caldea della Vergine Maria causando tre morti e nove feriti tra i fedeli ed i passanti, ed un'altra ha colpito la chiesa siro-ortodossa di Sant'Ephrem non ferendo però nessuno.

Alcune delle chiese che sono state colpite domenica scorsa, sono coinvolte dal progetto di gemellaggio tra i bambini delle scuole di Palermo e Torino con i bambini delle parrocchie cristiane di Baghdad. Il Progetto era promosso dall'ufficio migranti dell'arcidiocesi di Torino e dal MIR Sicilia.

Questi attacchi, malgrado non abbiano avuto esiti gravissimi - per gli standards iracheni fatti di quotidiana, altissima mortalità - hanno un significato particolarmente grave e fanno presagire un futuro ancora più buio per la già in pericolo comunità cristiana irachena.
Già dopo gli attacchi del primo agosto 2004 si era assistito ad una fuga dei cristiani iracheni verso l'estero o verso le zone del nord del paese - l'allora Ministro dell'Emigrazione e degli Sfollati, la cristiana Pascale Isho Warda, aveva parlato di 40.000 persone - ora, dopo quest'ennesima ondata di violenza, probabilmente questa fuga ricomincerà. Le premesse ci sono tutte. L'attesa vittoria degli sciiti alle elezioni del 15 dicembre scorso, la conseguente scarsa probabilità che gli articoli della costituzione (varata il 15 ottobre 2005) non propriamente favorevoli alle minoranze possano essere emendati, e la tensione tra cristiani e musulmani che in Iraq sta salendo di giorno in giorno, e che proprio nei giorni scorsi si è concretizzata con scontri tra gruppi di studenti alle università di Mosul e Baghdad, potrebbero assottigliare ancora di più le speranze dei cristiani iracheni di rimanere a vivere nel loro paese e contribuire alla sua rinascita.        

Luigia Storti (www.riconciliazione.it)

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31 gennaio 2006
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