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Conto alla rovescia per Totò Cuffaro

Tra qualche settimana il verdetto per il governatore siciliano, indagato nel processo alle ''Talpe nella Dda di Palermo''

10 gennaio 2008

E' cominciata ieri mattina davanti ai giudici della terza sezione del Tribunale di Palermo l'arringa dell'avvocato Antonino Mormino, difensore del presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro (che non era presente in Aula), accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto d'ufficio nel processo alle 'Talpe nella Dda di Palermo' che si sta avviando verso la conclusione. Il legale concluderà il 16 gennaio, giorno in cui i giudici dovrebbero ritirarsi in camera di consiglio per il verdetto che potrebbe essere emesso il 17 o il 18 gennaio. Ricordiamo che la Procura di Palermo, nella persona del procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, ha chiesto per Cuffaro una pena ad otto anni di reclusione (leggi).

“Perché Cuffaro si sarebbe dovuto andare a cercare i voti dai mafiosi? Il presidente era certo della sua elezione a presidente della Regione”. Così ha chiesto retoricamente l'avvocato Mormino durante la sua arringa difensiva. “Nessuno - ha aggiunto Mormino - ha mai potuto affermare di avere ricevuto promesse da Cuffaro e di avere stipulato patti scellerati”. E ancora: “L'unico episodio rispetto al quale si enfatizza è l'incontro tra Cuffaro e Angelo Siino (ex boss oggi collaboratore di giustizia, ndr), avvenuto nel 1991”. E' stato lo stesso Siino, durante un interrogatorio, a spiegare ai magistrati che in quell'occasione Cuffaro lo andò a trovare e “dopo avermi abbracciato e baciato mi chiese di raccogliere voti per lui”. “In quel periodo - ha detto il legale di Cuffaro - Siino era un imprenditore e un corridore di auto molto famoso. Aveva una proiezione sociale e popolare. Quindi era diventato un soggetto appetibile nella ricerca di voti. E' vero, Cuffaro andò da lui e dopo averlo abbracciato, come è suo solito fare, gli chiede si avere dei voti. Ma Siino lo mandò a quel paese. Questo episodio è rimasto unico. Lo stesso pm, in requisitoria, disse che l'episodio 'non può avere carattere di concretezza'. Cuffaro non ha mai fatto richieste all'organizzazione mafiosa per ottenere consensi e appoggi elettorali”.

“Non ci sono fughe o proiezioni verso rapporti inquinati”, ha poi sottolineato l'avvocato Mormino  ricordando in aula le testimonianze del capo della polizia Antonio Manganelli, dell'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu e dell'ex ministro Rocco Buttiglione che “hanno confermato l'azione di contrasto di Cuffaro verso Cosa nostra”. “Non è ragionevole né condivisibile l'accusa di 'pura ostilità di facciata' di Cuffaro contro Cosa nostra. Il comportamento di Cuffaro è stato provato da testimoni insospettabili”.
Poi l'avvocato ha ricordato che sono stati gli stessi rappresentanti dell'accusa, durante la requisitoria, a sostenere che manca la prova 'dell'interesse di Cuffaro a favore di Cosa nostra'. “E' una contraddizione in termini indissolubili, se questi elementi non sono stati capaci di provare l'interessamento di Cuffaro a favore di Cosa nostra, mi pare difficile potere immagine che questi stessi elementi possano consentire di configurare l'aspetto che dovrebbe caratterizzare la condotta di Cuffaro”.

L' avvocato del governatore ha parlato anche della candidatura dell'ex assessore comunale di Palermo, dell'Udc, Domenico Miceli, condannato ad otto anni per concorso esterno in associazione mafiosa e che secondo l'accusa sarebbe stata 'sponsorizzata' dal boss mafioso di Brancaccio Giuseppe Guttadauro (leggi): “La difesa ha provato in maniera ragionevole che la disponibilità di Cuffaro a candidare Domenico Miceli non è avvenuta per soddisfare un'esigenza di Guttadauro e quindi di Cosa nostra, ma perché Miceli era un militante politico che aveva radici profonde nell'attività politica”. “Non è mai emerso in nessuna occasione un collegamento tra Guttadauro e Cuffaro - ha continuato Mormino -. Cuffaro ha visto la moglie di Guttadauro solo due volte”. E ha ricordato ancora la vicenda della candidatura dell'avvocato Salvatore Priola, anche questa probabilmente 'sponsorizzata' dal boss di Brancaccio. “Quando viene prospettata a Cuffaro la candidatura di Priola - ha detto l'avvocato - Cuffaro tronca subito il discorso, dicendo 'non ne voglio sentire parlare', così la candidatura di Priola non passa”. E ha aggiunto: “la volontà di Cuffaro di favorire Guttadauro è assolutamente improponibile e non configurabile”.

L'avvocato Mormino ha poi ribadito con forza che “è escluso che la fonte di informazione di Cuffaro sia stata Antonio Borzacchelli, non è provato”. Secondo l'accusa, invece, sarebbe stato l'ex maresciallo dei carabinieri ed ex deputato regionale Antonio Borzacchelli a riferire a Cuffaro su notizie di indagini segrete. “L'ipotesi dell'accusa - ha detto Mormino - è che l'informatore di Cuffaro possa essere stato Borzacchelli, un'ipotesi tutta da verificare. Riguarda una fonte che viene qualificata come un pubblico ufficiale non più operativo”. Per la difesa del governatore, “Cuffaro si è servito di Borzacchelli per intervenire nelle precauzioni e verificare la possibilità di essere intercettato. Dov'è la prova della funzione permanente di Borzacchelli quale informatore di notizie riservate? I rapporti tra Borzacchelli e Cuffaro sono di natura politica”. E citando il pentito Francesco Campanella, secondo cui Cuffaro si teneva buono Borzacchelli perchè lo informasse delle indagini a suo carico, l'avvocato Mormino ha ribadito che “i rapporti tra Cuffaro e Borzacchelli risalivano a molto tempo prima”. E infine ha sottolineato: “i traditori non stanno nella politica in questo caso, ma si annidano nelle istituzioni”.

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10 gennaio 2008
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