Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Contro la chiusura dell'ospedale sequestrato ad Agrigento

Questa mattina vertice in prefettura ad Agrigento con il Guardasigilli Alfano e il sottosegretario alla Protezione Civile Bertolaso

04 agosto 2009

Vertice in prefettura ad Agrigento questa mattina con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il sottosegretario alla Protezione Civile, Guido Bertolaso, per decidere come affrontare la vicenda del nuovo ospedale San Giovanni di Dio, posto sotto sequestro dalla magistratura che ipotizza gravi difetti nella costruzione e rischi di crollo e che ha imposto lo sgombero della struttura entro agosto.
"Per affronatere l'emergenza ragioneremo, ci confronteremo valutando le proposte assieme alle autorità competenti", ha detto Bertolaso al suo arrivo in prefettura, dove sono giunti anche l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, e il commissario straordinario dell'azienda ospedaliera agrigentina, Mario Leto. L'assessorato alla Sanità ha predisposto un piano per il trasferimento dei ricoverati in altri ospedali, privilegiando quelli della zona. Un piano la cui attuazione dipende anche dalle sorti del ricorso al Tribunale del riesame presentato contro il sequestro dall'azienda ospedaliera San Giovanni di Dio. I giudici dovrebbero pronunciarsi venerdì.

Nel corso dell'audizione di ieri davanti alla Commissione errori e disavanzi sanitari del Parlamento, presieduta da Leoluca Orlando, l'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, aveva dichiarato: "Capisco la preoccupazione dei cittadini agrigentini, quella attuale è una situazione drammatica che dobbiamo cercare di governare con mente serena e nervi saldi. La politica dell'assessorato è quella di stare vicini ai malati e ai loro familiari. L'obiettivo primario è fare tutto il possibile affinchè la città di Agrigento torni ad avere il suo ospedale. In ogni caso lavoreremo per limitare al minimo i disagi, facendo sì che tutti coloro che sono ricoverati al San Giovanni Di Dio - o comunque una buona parte - possano essere ospitati nelle altre strutture cittadine sulle quali faremo adeguate verifiche, anche a livello sanitario". "E' stata istituita un'unità di crisi che domani avrà modo di pianificare il lavoro insieme con il sottosegretario Bertolaso - ha continuato l'assessore Russo - con la quale ho avuto un incontro già la scorsa settimana a Roma e la cui esperienza è fondamentale per affrontare la situazione nel migliore dei modi. Non dimentichiamo anche che c'è un problema che riguarda medici e operatori sanitari che vanno garantiti nei livelli occupazionali e nelle condizioni di lavoro".
Russo si è anche soffermato sulla possibilità che il provvedimento di sgombero venga modificato: "Allo stato attuale c'è un provvedimento di sgombero entro trenta giorni, e a quello mi devo attenere. Confermo che c'è un'istanza di riesame presentata dall'azienda ospedaliera: mi auguro che possa essere accolta e che il provvedimento di sequestro venga riconsiderato. Ci stiamo muovendo perchè si possano rivedere i tempi di sgombero, perchè si consideri che c'è una ampia ala dell'ospedale che poggia su pilastri di acciaio e che, quindi, potrebbe non essere interessata dall'eventuale depotenziamento del calcestruzzo, e più in generale perchè venga riconsiderata attentamente la pericolosità sismica della zona di contrada Consolida su cui poggia la struttura ospedaliera. Ma queste sono per ora solo ipotesi e io sono abituato ad attenermi rigorosamente ai fatti".

L'assessore Russo ieri è stato aspramente contestato dai medici, infermieri e impiegati amministrativi che hanno manifestato sotto il palazzo della prefettura
, dove si è svolta l'audizione della Commissione parlamentare. "Vogliamo le teste dei responsabili" hanno gridato i manifestanti. Per riportare la calma sono intervenuti i carabinieri e gli agenti della Digos.
Secondo i sindacati confederali e quelli di categoria che hanno preso parte al sit-in, se l'ospedale di contrada Consolida verrà sgomberato entro il 24 agosto, come disposto dalla procura, nell'immediato sarebbero oltre 200 i posti di lavoro "a rischio". In particolare si tratta di 30 addetti alla mensa, 12 al bar, 62 dell'impresa di pulizia, i lavoratori della cooperativa che svolge attività di vigilantes e gli addetti del call center. Enormi - concludono i sindacalisti - anche i danni in termini economici ed occupazionali che peseranno sull'indotto, ossia sulle imprese artigiane che fornivano prestazioni su richiesta dei vari reparti dell'ospedale. E dopo i primi 200 posti di lavoro, si teme che la scure dei tagli possa abbattersi anche su medici, infermieri ed amministrativi.

Per Leoluca Orlando "il caso Agrigento è una vergogna nazionale. È surreale, quasi pazzesco, che l'ospedale di contrada Consolida sia stato aperto nonostante mancasse da sempre il certificato di agibilità. Qui occorre ripristinare la legalità ed è necessario che la Regione si assuma la responsabilità politica di quanto questa città sta vivendo costituendosi parte civile nel processo che seguirà". "E' essenziale - ha detto Orlando durante la conferenza stampa che è stata tenuta a margine delle audizioni e della visita all'ospedale - che Agrigento mantenga, in caso di sgombero, la sanità pubblica, non spostando uffici e personale, e dunque anche degenti, in strutture private. La sanità deve restare pubblica e deve rimanere all'interno delle mura agrigentine".

[Informazioni tratte da AGI, Ansa.it, La Siciliaweb.it]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

04 agosto 2009
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia