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Contro la ribellione del Movimento...

Confindustria contro i 'Forconi', i 'Forconi' contro Confindustria. E i sindacati?

20 gennaio 2012

"Sono gravi le dichiarazioni da parte di Confindustria Sicilia, per questo inizio lo sciopero della fame". Lo ha scritto, in una nota, Martino Morsello, uno dei rappresentanti del Movimento dei Forconi a Palermo.
"Con sdegno - spiega Morsello nella nota - il nostro movimento denuncia una campagna denigratoria del presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, e di tutti i rappresentanti di categoria, per le gravi dichiarazioni diffamatorie rese alla stampa, dove parlano di infiltrazioni di mafia dietro il Movimento dei forconi. Ivan Lo Bello e i rappresentanti dei sindacati, che si sono macchiati di questa infame accusa, facciano i nomi e dimostrino quanto da loro dichiarato e si assumano la grave responsabilità di simili infamanti accuse e di non essere omertosi di fronte alla popolazione siciliana che è stata ridotta alla fame dalla classe politica, dalla burocrazia con la complicità dei sindacati e della grande industria". "Inizierò da stamattina lo sciopero della fame, per sensibilizzare e portare a conoscenza a milioni di italiani che hanno dimostrato solidarietà, condividendo le scelte del Movimento dei forconi", conclude.

"Tra gli agricoltori e gli autostraportatori che stanno creando notevoli danni al sistema imprenditoriale, abbiamo rilevato direttamente, e attraverso i nostri associati, la presenza di personaggi legati alla criminalità organizzata". Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ha risposto così ai manifestanti che hanno accusato la sua associazione di condurre una campagna denigratoria nei loro confronti. "Non cerchiamo frasi ad effetto", ha aggiunto Lo Bello commentando la situazione che si è venuta a creare nell'isola. "Se diciamo certe cose è perchè si tratta di presenze inquietanti". "Dietro questa mobilitazione, vedo un vecchio ribellismo siciliano, con dei leader che fanno politica e qualche politico trombato che vuole ritrovare la scena alimentando la protesta. La preoccupazione è che tutto ciò si possa risolvere in una grande operazione di trasformismo".
"La situazione peggiora di giorno in giorno, i blocchi che impediscono la consegna delle merci non solo continuano, ma sono in aumento. I danni subiti dal sistema delle imprese sono ingenti. Stiamo valutando l'impatto, ma posso dire che è rilevante", ha spiegato ancora Lo Bello, che attraverso le sedi territoriali dell'associazione sta quantificando le perdite.
Un'analoga mobilitazione duranta una settimana messa in atto dodici anni fa dall'Aias, la stessa sigla che assieme al movimento agricolo dei 'Forconi' sta portando avanti le proteste in questi giorni, provocò danni, secondo Confindustria, per 700 miliardi di vecchie lire.
Lo Bello si è dunque appellato agli studenti che solidarizzano con chi sta portando avanti i blocchi dei tir: "Manifestate autonomamente mettendo in campo una piattaforma seria, che non può essere solo il costo della benzina ma che dia risposte al disagio sociale che gli industriali denunciano da 3 anni senza alcuna risposta da parte dei politici. Non lasciatevi intrappolare da demagoghi in servizio permanente che non tutelano i vostri interessi".

Confidustria Palermo, contro le severe manifestazioni di questi giorni, vuole adottare una linea altrettanto severa: "Chiudiamo gli stabilimenti della provincia di Palermo. Una serrata come contro protesta, per rispondere al blocco degli autotrasportatori", e chiede che "vengano forzati i blocchi e scortati dalle forze dell'ordine i camion e i tir che trasportano merci".
"Questa protesta - si legge in una nota del consiglio direttivo resa pubblica ieri - sta cercando di devastare il mondo della produzione legato alle imprese". Per Confindustria Palermo l'industria, dalla manifattura alla chimica, dal legno all'agroalimentare, dalla meccanica al tessile fino ai servizi, registra un calo della produzione del 70%. "Una flessione sensibile intorno al 30% è segnalata dalle industrie del settore turistico".
Dice il presidente degli industriali palermitani, Alessandro Albanese: "Sempre più imprese stanno comunicando le procedure di cassa integrazione per il proprio personale. I nostri automezzi sono stati sequestrati dai manifestanti. I nostri autisti sono stati costretti a chiudere i camion e proseguire a piedi, deploriamo questi ricatti e violenze degni di una guerra civile".

Con chi stanno i sindacati? - Da un lato addebitano ai governi nazionale e regionale la responsabilità di non avere affrontato i nodi di una crisi che, sostengono, è "la vera causa delle proteste cui si assiste in questi giorni"; dall'altro criticano le "forme inconcludenti, dannose, inaccettabili di una protesta che sta arrecando gravi danni all'economia siciliana, che punta a strumentalizzare per interessi particolari la tensione sociale che già nell'Isola è altissima, rischiando anche di favorire gli interessi criminali e mafiosi da sempre legati alla filiera dei trasporti e dell'agroalimentare". Cgil, Cisl e Uil regionali intervengono, così, con un documento congiunto, sul blocco di questi giorni in Sicilia.
I sindacati contestano alla politica di non aver dato ascolto per tempo alla voce di imprenditori e sindacati che "nel 2011 hanno sviluppato insieme iniziative di protesta anche inedite rivendicando l'urgenza di fare fronte all'emergenza economica e sociale. La politica - hanno scritto - che non ha voluto ascoltare quelle richieste, oggi contribuisce ad alimentare l'esplosione delle proteste". Ai governi nazionale e regionale i sindacati chiedono di "condividere con le parti sociali la definizione di un piano di emergenza per lo sviluppo, il lavoro e l'economia". Ma sottolineano anche l'urgenza di "affrontare subito il problema dei maggiori costi che la Sicilia paga rispetto al Paese". "È necessario un fronte comune tra politica, lavoro, impresa e istituzioni - questo l'appello di Cgil, Cisl e Uil - per aprire un confronto serrato con lo Stato, con l'obiettivo di ridefinire il fardello dei tributi e delle accise che grava sulla Sicilia, consentire l'attuazione di quanto previsto dallo Statuto per garantire di mantenere nel territorio la totalità delle entrate fiscali che qui si producono".
Alle associazioni che stanno bloccando la Sicilia, i sindacati sollecitano invece un atto di responsabilità, mettendo fine al blocco dell'economia siciliana: "Ci si adoperi - concludono - affinchè gli intenti di tutti siano uniti per costringere il governo regionale e quello nazionale a concentrare tutti gli sforzi sullo sviluppo, sull'emergenza economica e sul sostegno a investimenti e lavoro".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]

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20 gennaio 2012
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