Contro la scuola pubblica e contro i comunisti
Silvio Berlusconi, prima di smentire quanto ha detto, ha demonizzato la scuola pubblica perché...
Sabato scorso, davanti alla platea cristiano-riformista, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, forse a caccia di un facile applauso, citando il suo discorso del '94 ha detto: "Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori"...
Quindi, contro una scuola pubblica che vuole indottrinare le giovani menti. E chi sono questi perfidi indottrinatori? Ma i comunisti! Infatti, Berlusconi ha rievocato anche la sua scelta di entrare in politica legandola al desiderio di salvare l'Italia da una presunta minaccia comunista, descrivendola come una sorta di missione. Ha quindi assicurato che finché il Pdl sarà al governo "non ci sarà mai un'equiparazione tra matrimoni tradizionali e unioni gay, così come non ci saranno adozioni per genitori single".
Ribadendo poi che al momento eventuali elezioni anticipate sarebbero un male per il Paese, con il risultato di un'impennata nel debito pubblico, non poteva mancare nell'intervento del premier il tema della giustizia. Berlusconi ha anticipato che oltre ad un aumento dei sottosegretari ci sarà presto un Consiglio dei ministri straordinario per affrontare la questione, compresa una legge per vietare le intercettazioni telefoniche "ora che Fini non ci impedisce più di presentarlo". "Per questo - ha ribadito - alla fine la diaspora del Fli farà bene alla maggioranza"...
Era chiaro che le parole del premier avrebbero scatenato un putiferio, e infatti... "Con richiami di sapore antico, Berlusconi se la prende con comunisti e gay, insultando così l’intelligenza e la coscienza civile del Paese. All’elenco, Berlusconi stavolta ha aggiunto gli insegnanti della scuola pubblica. Uno schiaffo inaccettabile a chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili dal governo". Questa la risposta del segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "La scuola pubblica – ha aggiunto il segretario del Pd - è nel cuore degli italiani. È il luogo in cui l’Italia costruirà il suo futuro. Noi siamo con la scuola pubblica e non permetteremo che Berlusconi la distrugga".
Non solo alla sinistra non è piaciuto l’attacco di Berlusconi alla scuola pubblica. Anche i finiani di Fli attaccano il Cavaliere: "Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale immersa culturalmente nell'Italia di Giovanni Gentile screditare così il grande patrimonio educativo, istruttivo e culturale rappresentato dalla nostra scuola? Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale mortificare così il popolo di insegnanti sottopagati che ogni giorno forma i nostri figli?" si chiede per esempio il vicepresidente di Futuro e libertà Italo Bocchino sul sito di 'Generazione Italia'. "Il vero centrodestra, quello di Fini e di Fli, sta dalla parte della scuola pubblica, così come prevede la Costituzione, senza nulla togliere alla scuola privata, che in parte svolge una funzione molto positiva", si legge sul sito. "In Italia - ha aggiunto - esistono tre tipi di scuole private. Quella cattolica va sostenuta e rispettata per quanto di buono fa, poi c'è la scuola privata che funge da diplomificio a pagamento e che andrebbe chiusa e, infine, la scuola privata per i figli dei ricchi, utile a farli diventare di norma ignoranti, ma poliglotti". Tema al centro delle polemiche anche quello delle adozioni per i single. "L'ipotesi che un bimbo cresca con un solo genitore è purtroppo prevista in natura ed è stata molto diffusa quando le donne morivano di parto e gli uomini in guerra. Forse su questo argomento un supplemento di riflessione andrebbe fatto, chiedendosi se è meglio affidare un bambino a un single o lasciarlo morire di fame in Africa", ha replicato Italo Bocchino. "Anche perché - ha aggiunto - i single non sono dei disadattati. Anche Barbara Berlusconi oggi è single e certamente un bambino che domani morirà di fame in Africa starebbe meglio a casa sua, all'insegna di quella solidarietà che dovrebbe appartenere al centrodestra e alla destra".
Sull'affermazione contro la scuola pubblica il premier non si è fatto attendere e ha smentito le sue stesse dichiarazioni: "Ancora una volta la sinistra ha travisato le mie parole". "Non ho mai attaccato la scuola pubblica", ha detto il Presidente del consiglio. "L'insegnamento libero ripudia l'indottrinamento" ha specificato il Cavaliere. "Ho solo denunciato l'influenza deleteria dell'ideologia". "Il mio Governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell'Università, proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell'educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati". "Questo non significa - prosegue il premier - non poter ricordare e denunciare l'influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all'educazione dei figli".
A difendere Berlusconi era scesa in campo proprio il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini: "Dal presidente del Consiglio non c'è stato alcun attacco alla scuola pubblica", ha detto. "Il presidente Berlusconi, intervenendo al Congresso dei Cristiano Riformisti, ha ribadito la posizione contraria del governo alle adozioni da parte dei single e delle coppie gay, ha confermato l'impegno della maggioranza ad approvare quanto prima la legge sul testamento biologico e si è speso in difesa di un principio sacrosanto: la libertà di scelta educativa delle famiglie". "Il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica - rimarca il titolare del dicastero di viale Trastevere - è figlio della erronea contrapposizione tra scuola Statale e scuola Paritaria". "Per noi, e secondo quanto afferma la Costituzione italiana - conclude Gelmini - la scuola può essere sia Statale, sia Paritaria. In entrambi i casi è un'istituzione pubblica, cioè al servizio dei cittadini".
E immediatamente, Bersani ha risposto alla Gelmini: "Se fosse un vero ministro, invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che il premier ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dovrebbe dimettersi".
Dal canto suo, la Gelmini ha ribadito, commentando la richiesta di dimissioni: "Bersani si rassegni, la scuola non è proprietà privata della sua parte politica".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]