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Contro lo Statuto dei lavoratori...

Il premier Monti alla leader della Cgil, Susanna Camusso:''Non ha idee per la crescita''

14 settembre 2012

Poche parole, quasi per inciso, ma sufficienti a riaccendere la miccia. Perché la questione toccata è la 'vexata quaestio' dello Statuto dei Lavoratori. A pronunciarle è stato il premier, Mario Monti, che, intervenendo ieri in videoconferenza a un convegno dell'Università Roma Tre, ha affermato che alcune disposizioni della legge 300 del 1970 "hanno contribuito a determinare una insufficiente creazione di posti di lavoro", danneggiando così proprio quelle fasce deboli che invece si volevano tutelare.
Tanto basta per alimentare polemiche che si sono rincorse per tutta la giornata. A partire dalla reazione dura della Cgil: è evidente che Monti, attacca il leader Susanna Camusso, "non ha un'idea di cosa fare per la crescita e lo sviluppo del Paese".
Alla fine, sono fonti di Palazzo Chigi a far notare che "non c'era nessun intento polemico legato all'attualità politica nel passaggio del presidente del Consiglio Mario Monti sullo statuto dei lavoratori". Il sito di Palazzo Chigi ha riportato l'intero passaggio dedicato alla questione, aggiungendo anche "il testo scritto dal Prof. Mario Monti il 24 aprile 1985 (introduzione al Convengo 'Economia, etica e scelte dell'imprenditore', con la partecipazione del cardinale Carlo Maria Martini), pubblicato in 'Il governo dell'economia e della moneta' di Mario Monti - Longanesi, 1992". Tutto, per dimostrare che le idee di Monti sullo Statuto dei lavoratori sono le stesse da vent'anni e che anche in quell'occasione il professore seguì lo stesso filo del ragionamento sviluppato oggi, citando anche gli stessi esempi.

Ieri il riferimento diretto allo Statuto dei lavori è arrivato, a titolo d'esempio, dopo una più ampia argomentazione, sollecitata dal Professor Gianfranco Pasquino, su quello che Monti ha definito "scarto tra l'etica delle intenzioni e l'etica delle responsabilità che ha, spesso, contrassegnato le polemiche economiche del passato". "Alcuni danni ingenti - ha spiegato Monti davanti alla platea dell'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo romano - sono derivati dalla speranza di fare bene ma con decisioni politiche non caratterizzate da pragmatismo e da una valutazione degli effetti". E, così, "certe disposizioni, giustamente tese a tutelare le parti deboli nei rapporti economico, hanno finito, impattando nel gioco del mercato, per danneggiare le stesse parti che intendevano favorire". E' stato il caso, ha detto Monti, di "certe norme sul blocco dei fitti, che hanno reso più difficile la disponibilità di alloggi in affitto a favore di coloro che si volevano tutelare". Ed è stato il caso, e qui arriva l'affondo, dello Statuto dei lavoratori. Infatti, certe sue disposizioni "ispirate dall'intento molto nobile di proteggere la parte più debole, il lavoratore, hanno contribuito a determinare un insufficiente creazione di posti di lavoro". Di più Monti non ha detto. Il Professore, infatti, ha proseguito il suo intervento parlando di euro, di integrazione europea, delle misure adottate dal Governo per evitare il commissariamento del Paese; dice di essere sereno e lieto se gli interventi varati avranno pieno sviluppo nell'agenda del prossimo esecutivo.

Ma sono proprio le parole sullo Statuto dei Lavoratori a scatenare, da subito, reazioni immediate e di segno diverso sul fronte sindacale e politico. 'Tranchant' il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. "Penso che sia esattamente la dimostrazione che questo governo non ha un'idea di cosa fare per la crescita e lo sviluppo del Paese", ha detto Camusso. "Pare che abbia esaurito qualunque spinta propulsiva - ha incalzato - è la ripetizione di un film che abbiamo già visto. Si conferma che non c'è un'idea del Governo su come affrontare i temi della crescita e dello sviluppo in Italia". Le parole di Monti, ha insistito il segretario generale della Cgil, rappresentano "il peggiore liberismo, cioè quello che ha teorizzato che la diseguaglianza abbia fatto crescere il mondo. Sono quattro anni che il mondo non sa uscire dalla crisi determinata esattamente da quella logica lì".

Un plauso alle parole del Premier arriva, invece, dal Pdl. Il segretario Angelino Alfano sottolinea che "Monti dice cose giuste sullo statuto dei lavoratori. La Cgil e la Camusso lo attaccano. Noi e Monti sull'argomento abbiamo le stesse idee".
Anche il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, commenta la polemica innescata dalle dichiarazioni di Monti. Polemica che, però, osserva, "non ha ragione di essere". "Siamo in una fase in cui per garantire lavoro ai giovani - aggiunge - occorre un mercato più flessibile pur rispettando i diritti fondamentali dei lavoratori. E' per questo che il Parlamento, su iniziativa del governo, ha recentemente riformato lo statuto dei lavoratori compreso l'art. 18".
Di segno opposto le valutazioni in casa Pd. "La priorità dell'esecutivo è promuovere politiche per lo sviluppo e la crescita, non discutibili interpretazioni della storia. Lo Statuto dei lavoratori rimane una delle grandi conquiste di civiltà giuridica e sociale della storia repubblicana", dice Rosy Bindi, presidente democratico.

"Il mio pensiero diverge radicalmente da quello del presidente Monti e questa riflessione mi spinge ancora di più a militare nel campo del referendum". Lo ha detto il leader di Sinistra Ecologia e Libertà e Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, promotore con Idv della raccolta di firme per una consultazione popolare sull'abrogazione delle modifiche all'Art.18. "Che alcuni articoli dello Statuto dei lavoratori, ispirati da nobili principi, abbiano reso più difficile costruire posti di lavoro penso sia una rappresentazione errata, un gigantesco equivoco. Vero il contrario: quanto più il lavoratore è stato tutelato con certezza del proprio posto, stabilità, reddito migliorato, condizioni di salubrità e di tempo più decenti, tanto più quel lavoratore è stato in grado di far vincere la sfida dell'Italia". "E' fondamentale - ha concluso Vendola - mobilitare l'Italia per chiedere che al centro della nostra civiltà giuridica ci sia non il diritto dell'impresa a licenziare, ma il diritto del lavoratore al suo posto di lavoro".
"Le parole di Monti sullo Statuto dei lavoratori sono una provocazione per coprire il totale fallimento della sua politica economica e sociale". Lo affermano, in una nota congiunta, il presidente dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi. Anche Di Pietro si dice ancor più convinto ad "andare avanti con la raccolta firme sui referendum che partirà il prossimo 12 ottobre".

Negli stessi minuti in cui Monti parlava di Statuto dei Lavoratori, in Confindustria, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, difendeva la riforma del mercato del lavoro, varata dal Governo. "So che gli imprenditori avevano chiesto una riforma più incisiva ma penso che quello che abbiamo fatto sull'articolo 18 sia una buona premessa per creare più occupazione. Quello che abbiamo fatto non lo abbiamo fatto a caso, abbiamo cercato di compiere una modifica non punitiva", ha detto.
Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, "c'è stato un buon assestamento in Parlamento, grazie alla nostra iniziativa. L'articolo 18 non è stato toccato anzi, è stato perfino migliorato in alcuni aspetti". [Adnkronos/Ign]

 

 

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14 settembre 2012
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