Corleone ricorda Pippo Rizzo
A 50 dalla morte del noto artista siciliano che ha portato il Futurismo nell'Isola
Oggi, mercoledì 5 marzo, la Città di Corleone ricorda il 50° anniversario della morte del noto artista siciliano Pippo Rizzo (Corleone, 6 gennaio 1897 - Palermo, 5 marzo 1964) con una seduta straordinaria del consiglio comunale e con la scopertura di una targa commemorativa.
Dopo gli interventi istituzionali del sindaco, del presidente del consiglio e dei consiglieri comunali, il professore Giovanni Bonanno e il direttore artistico dell’Archivio Pippo Rizzo, Giulia Gueci, hanno tratteggiato la figura dell’artista e il suo contributo alla cultura siciliana e nazionale.
Dopo la seduta è stata scoperta una targa commemorativa collocata per l’occasione sulla facciata della casa di piazza Nascè, dove Pippo Rizzo nacque e trascorse la prima giovinezza.
Questa giornata serve a rendere omaggio a una delle figure più interessanti della Sicilia della prima metà del secolo scorso. Artista poliedrico, critico acuto, instancabile agitatore culturale e leader carismatico del Movimento Futurista in Sicilia, Pippo Rizzo rappresenta certamente uno dei più importanti artisti siciliani di tutto il Novecento.
L’evento è particolarmente significativo e simbolico perché si tiene nella città di Corleone, che gli ha dato i natali, dopo diversi anni dall’ultima grande mostra antologica dedicatagli. In questo modo, la Città di Pippo Rizzo torna a farsi promotrice del suo illustre concittadino, che proprio lì ha mosso i suoi primi passi artistici e delineato il suo pensiero teorico, fondando nel 1917 il circolo culturale e il giornale Rinnovamento.
Questa giornata commemorativa si pone come punto di partenza di un programma più vasto di iniziative dedicate a Pippo Rizzo, che si svolgeranno lungo il corso di tutto l’anno e che vedranno il coinvolgimento di enti ed Istituzioni pubbliche e private attive sul territorio siciliano. Inoltre, in occasione dell’evento commemorativo ci sarà la presentazione ufficiale del neonato Archivio Pippo Rizzo, associazione voluta dagli eredi in seguito alla recente scomparsa delle figlie dell’Artista, Alba ed Elica, che svolgerà un ruolo di conservazione, tutela e adeguata promozione della figura di Rizzo con l’obiettivo di attuare una ricognizione e riordino del materiale documentale e artistico relativo, con la creazione di un database organico ed esaustivo finalizzato alla realizzazione di un catalogo ragionato e di un sito internet dedicato.
Biografia - Pippo Rizzo nasce a Corleone il giorno dell'Epifania del 1897, in un antico palazzetto di piazza Nascè, al cui pianterreno il padre Nino gestisce il Ristorante Stella d'Italia. Dopo gli studi tecnici, frequenta l'Accademia di Belle Arti a Palermo, dove diventa allievo di Ettore De Maria Bergler, Salvatore Marchesi, Ernesto Basile, Mario Rutelli e Vincenzo Ragusa. A 18 anni consegue il diploma di pittura, presso questa Accademia.
Nel 1918 fonda nel suo paese, nella bottega di un barbiere, il Circolo di cultura giovanile Rinnovamento, i cui intenti sociali oltre che artistici, Rizzo ricorderà poi in un articolo su «il Tempo» di Roma. Ma, la sua vera prima svolta artistica avverrà quando entra in rapporto epistolare col futurista Marinetti, che gli risponde entusiasta.
Nel 1919 si trasferisce a Roma, dove conosce di persona il leader del Futurismo. Qui, ha modo di frequentare lo studio di Balla e gli artisti che vi gravitano come Bragaglia, Depero, Dottori, Prampolini, Cambellotti e altri. Questi sono anni cruciali per consolidare la sua adesione al movimento futurista e per avviare al suo ritorno il rinnovamento artistico della Sicilia. Infatti alla fine del 1921, rientrato a Palermo, insieme a Varvaro e Corona dà vita ufficialmente al Futurismo in Sicilia. Nello stesso anno inaugura a Palermo, alla Galleria Interguglielmi, la sua prima personale. Alla fine del 1924 sposa Maria Carramusa e poco dopo organizza una Casa d'Arte, sul modello delle altre realtà nazionali, che diviene punto di riferimento per i più interessanti artisti e uomini di cultura della città, e che può considerarsi la più importante Casa d’Arte futurista operante a sud di Roma. Qui nascono le figlie dai nomi futuristi, Elica e Alba. A metà degli anni Venti inizia un'intensa attività espositiva e di promozione del Futurismo siciliano nell'isola e in Italia. Nel 1926 è a Berlino nella mostra Die Abstralden e alla XV Biennale di Venezia, la prima con una sala futurista, dove è presente con I lampi. L'anno successivo il suo impegno promozionale culmina nella grande Mostra Futurista Nazionale, da lui fortemente voluta.
Dal 1927 al '30 partecipa alle Biennali di Arti Decorative di Monza e nel 1928 allestisce a Taormina la Prima Mostra Nazionale di Arti Decorative con una sala con mobili e oggetti di arte applicata futurista insieme con gli amici Corona e Varvaro. In questo stesso anno è ancora a Venezia alla XVI Biennale. E’ presente in quasi tutte le Sindacali siciliane dal '28 al '42. Nel 1929, in occasione del ventennale del Movimento, cura il numero unico «Arte Futurista Italiana 1909-1929», in cui compaiono le firme di Marinetti, Balla, Fillia, Prampolini, Corona, Varvaro, Civello, Benedetto e dell'allora giovanissimo Renato Guttuso.
Già negli anni Trenta si allontana dagli stilemi del Futurismo, pur rimanendo grande ammiratore di Marinetti che seguirà con interesse in tutti i suoi spostamenti in Sicilia, e comincia ad avvicinarsi ai modi dei Novecento guardando soprattutto a Carrà e a un nuovo realismo. Dirige con Paolo Bevilacqua fino al 1930 il «Bollettino dell'Arte», una rivista che diventa subito strumento prezioso di aggiornamento e informazione per l’ambiente artistico palermitano.
Nel settembre 1930 è presente a Buenos Aires nella grande Mostra dei Novecento italiano organizzata da Margherita Sarfatti, unico siciliano insieme ad Alberto Bevilacqua. Nel '31 è con altri artisti palermitani alla Dante Alighieri di Tunisi, alla I Quadriennale di Roma, organizzata da Cipriano Efisio Oppo e alla fine dell'anno a Oslo, a Copenaghen, e infine a Baltimora alla Exhibition of Contemporary Italian Paintings. È sempre a Venezia alla XVIII Biennale, e nel '33 si trasferisce per un anno a Roma come docente di Pittura all'Accademia di Belle Arti, dove gli viene allestita una personale nella galleria di Dario Sabatello in via dei Babbuino. Nel '34 affresca le pareti dello studio romano della poetessa Edvige Pesce Gorini, partecipa ad una collettiva del Sindacato laziale ai Mercati Traianei e alla XIX Biennale di Venezia.
Nel '35 torna a Palermo, ma espone a Roma con i più significativi artisti italiani alla II Quadriennale e con ventisette autori scelti da Dario Sabatello per conto della Direzione Generale Italiani all'Estero in diverse città americane, Washinton, New York, Buenos Aires. Partecipa con altri grandi artisti italiani alla Mostra Sessanta artisti italiani, organizzata da Lia Pasqualino Noto nella Galleria Mediterranea, all'interno di Palazzo De Seta, prima galleria privata sorta a Palermo. Durante gli anni della guerra, si ritrasferisce a Roma con la famiglia, nel '40 espone soprattutto acqueforti alla XXII Biennale di Venezia ed è presente nella mostra di inaugurazione della Galleria romana Il Tevere di cui per un anno è direttore artistico. Nel '43 è tra gli artisti che partecipano alla IV Quadriennale, di cui è anche membro della giuria, e nel '44 e '45 allestisce due personali alla Galleria San Marco di via del Babbuino, dove abita.
Finita la guerra, tornato a Palermo, insegna ancora all'Accademia, della quale diventa anche direttore. Continua a partecipare alle Biennali di Venezia fino al l955 e alle Quadriennali di Roma. Intanto svolge anche un'intensa attività giornalistica in quotidiani e riviste. Negli anni Cinquanta nascono così i suoi `'omaggi" ai paladini e gli omaggi ai maestri dell'arte contemporanea da Picasso a Carrà, da Matisse a De Chirico, da Arp a Léger. Nel 1955 gli vengono allestite sei personali a Rovereto, Palermo, Milano (Galleria di Ettore Gianferrari, Galleria il Naviglio, Galleria di Stefano Cairola), a Legnano e a Venezia (Galleria Il Cavallino di Carlo Cardazzo). A Roma riceve la nomina di direttore dell'Accademia di Belle Arti dal '60 al '62. Negli ultimi anni infine si dedica con passione alla scultura producendo forme astratte in alabastro, marmo, bronzo. Muore tra la notte del 4 e 5 marzo all’età di 67 anni. Le sue opere si trovano in importanti musei italiani ed esteri e in note collezioni private.