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Corruzione e politica

''Chi sbaglia e commette reati non può pretendere di restare di alcun movimento politico''

20 febbraio 2010

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l'aveva annunciato giovedì scorso, e ieri il cosiddetto disegno di legge 'anti-corruzione' è approdato in Consiglio dei ministri.

Ma andiamo proprio a quel giovedì per capire su cosa il Cdm dovrà discutere e ragionare... Berlusconi, rietrato a Palazzo Grazioli, dopo aver partecipato all'apertura dell'anno accademico della scuola ufficiali dei Carabinieri, ha prima difeso a spada tratta il suo braccio destro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, finito nel tritacarne delle indiscrezioni sul coinvolgimento nelle inchieste legate agli appalti per il G8 della Maddalena. Poi ha parlato delle tante inchieste in corso, negando che si possa ricreare la situazione degli anni Novanta: "Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli, come qualcuno dice perché i partiti, tutti, hanno il finanziamento pubblico che non c'era nel '92-'93 e costringeva magari i partiti a finanziarsi non legalmente". Comunque, ha assicurato il premier, "chi sbaglia e commette reati non può pretendere di restare di alcun movimento politico". Ecco, questa la frase "magica" che ha stupito pure chi sta da sempre al fianco del premier.
"Oggi ci sono soltanto dei fatti personali che rientrano nelle statistiche e che valgono per tutti i settori e gli ambiti. Su cento persone si sa che non ci sono cento santi e che ci sono uno, due o cinque persone che possono essere dei birbantelli che approfittano della loro posizione per interesse personale", ha spiegato Berlusconi. In ogni caso il governo non farà finta di nulla: "Per quanto riguarda i reati di corruzione ho in animo di presentare un provvedimento addirittura nel prossimo Cdm. Sto lavorando a un inasprimento". Ebbene sì, il Cavaliere, già giovedì scorso, lavorava su di un provvedimento anticorruzione.
Comunque, durante l'incontro di giovedì scorso Berlusconi ha trovato anche il tempo e il modo per elogiare (ancora una volta) il sottosegretario Guido Bertolaso, per raccontare barzellette, per proporsi come senatore a vita e attaccare i magistrati. La serata si è poi conclusa con un concerto di Mariano Apicella, di un tastierista, di due cantanti, di una cantante napoletana e di una straniera.

Ritornando al Consiglio dei ministri di ieri però, al termine della riunione il Governo ha comunicato in una nota che "è stato avviato l’esame di un disegno di legge, su proposta del ministro della giustizia Angelino Alfano, ed al quale il Governo annette grande importanza, che contiene disposizioni tese a rafforzare il principio di legalità nella pubblica amministrazione attraverso l’ampliamento del novero delle sentenze di condanna ostative alle candidature ad elezioni amministrative e all'assunzione di cariche negli enti locali, nonché modifiche al codice penale in materia di delitti contro la pubblica amministrazione ed aggravamento delle relative pene". Inoltre "il Consiglio ha deciso di rendere il provvedimento più incisivo integrandolo con disposizioni che perseguano l'obiettivo di una efficienza sempre maggiore nella pubblica amministrazione e negli enti locali. L’esame del disegno di legge sarà pertanto completato nella prossima riunione".
"Abbiamo affrontato e approvato l'inasprimento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione", ha spiegato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, aggiungendo che "sul provvedimento sostanzialmente c'è l'approvazione, ma non è stato licenziato perché prosegue la discussione su una parte aggiuntiva. Possiamo dire che il ddl è stato licenziato di fatto".
Ecco, dunque, il busillis: "Sul provvedimento sostanzialmente c'è l'approvazione, ma non è stato licenziato perché prosegue la discussione su una parte aggiuntiva".
Infatti, più di qualcuno, ha subito sostenuto che il ddl sulla corruzione, dato per certo da Berlusconi, con questo "stop" si avvia su una strada difficile, in fondo alla quale ci potrebbe essere il vicolo cieco del dimenticatoio parlamentare. I testi che ottengono il pieno via libera dei ministri hanno bisogno di essere rimaneggiati. Insomma, niente ok, ma solo "l'avvio" della discussione. Se ne riparlerà, ha assicurato Alfano. Sicuramente cambierà l'impostazione, studiata dal Guardasigilli, dall'avvocato Ghedini, dalla finiana Bongiorno.
L'articolato che entra in consiglio è composto di due articoli: il primo modifica il testo unico sugli enti locali di dieci anni fa e integra la lista dei reati per cui un cittadino con una condanna definitiva non può correre alle elezioni amministrative. Tutte le fattispecie del terrorismo e degli attentati allo Stato, in più la turbata libertà degli incanti. Poi il secondo articolo, quello che modifica le pene per i crimini contro la pubblica amministrazione. I tempi di prescrizione restano invariati per evitare comunque sorprese, visto che la corruzione è uno dei reati ricorrenti nella vita del premier. Poi le aggravanti per i pubblici funzionari infedeli.

A dir la verità nella maggioranza le voci a favore del ddl sono poche e l'opposizione è molto scettica. Udc, Pd, Idv, tutti. Pier Ferdinando Casini: "La lotta alla corruzione farà la fine del piano casa, è un ennesimo spot". Pier Luigi Bersani: "Vorrei capire di che stiamo parlando. Norme anticorruzione? Ma se siamo stati noi a far togliere di mezzo lo scudo per i commissari... Berlusconi prima fermi il processo breve". Per il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, è un ''bluff''. "Dopo che il governo e la maggioranza hanno riempito le pagine dei giornali e i Tg con proclami su fantomatici provvedimenti anticorruzione, dal Cdm è venuto l'ennesimo annuncio inutile". Per il leader Idv Antonio Di Pietro, "la proposta di nuove norme contro la corruzione è solo fumo negli occhi, è l'ennesima truffa elettorale''. ''Infatti - ha concluso - sia il legittimo impedimento, sia il processo breve sia il ddl per limitare le intercettazioni permettono alla corruzione di alimentarsi e ai corrotti di restare impuniti". Per Luigi De Magistris è solo "una pantomima. La lotta alla corruzione si fa lasciando i magistrati liberi di indagare".
Massimo Donadi,  capogruppo dell'Idv alla Camera, è forse quello che ha dato voce al pensiero venuto a molti appurando la "svolta giustizialista" di Berlusconi: "Il premier, plurindagato per corruzione, che si impegna a varare una legge per porle un freno, è forse la sua barzelletta più riuscita".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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20 febbraio 2010
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