Corruzione, sprechi e danni d'immagine
La situazione della Pubblica amministrazione siciliana descritta dalla Corte dei conti
Tra fenomeni di corruzione sempre più diffusi, appropriazione di denaro da parte di pubblici dipendenti, danni di immagine e sprechi di risorse comunitarie in Sicilia emerge un quadro della pubblica amministrazione fortemente dominato da condotte illecite.
Il danno accertato nel 2015 è di quasi 28 milioni.
I dati emergono dalla relazione del presidente della sezione giurisdizionale Corte dei Conti per la Sicilia, Luciana Savagnone, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Palermo.
Sulle responsabilità di amministratori e dipendenti pubblici sono state emesse 66 sentenze di condanna e 24 di assoluzione.
In materia di contabilità ci sono state cinque condanne e per le altre tipologie sono stati definiti 12 giudizi di responsabilità. L'importo complessivo delle condanne è stato di 27 milioni e 900 mila euro: 8.900 in favore di amministrazioni statali, 18.914 per gli enti locali e 53 mila e 597 per le aziende sanitarie.
I casi più rilevanti riguardano lo spreco di fondi europei per l'industria e l'agricoltura ma anche danni al patrimonio di società partecipate, l'utilizzo improprio di consulenze e professionalità esterne, danni all'immagine, attività libero professionali illecite di medici dipendenti dalle Asp.
Le condanne, ha avvertito il procuratore regionale Giuseppe Aloisio, "non sono virtuali". Il 63 per cento delle sentenze (56 nel 2015) sono state eseguite. Per le rimanenti le procedure esecutive sono state già avviate.
TROPPI INCARICHI E CONSULENZE ESTERNE. C'è un ricorso eccessivo, e spesso immotivato, alle consulenze e agli incarichi esterni nella pubblica amministrazione in Sicilia. È duplice il danno causato da queste scelte: da un lato una "ingente lesività dell'erario" e dall'altro la mancata valorizzazione di professionalità interne. Le istruttorie avviate dalla Procura nel 2015 sono state 67.
Tra le più significative quella che riguarda dieci aziende sanitarie e ospedaliere che, pur avendo un ufficio legale, hanno speso milioni per conferire a avvocati esterni un "numero elevatissimo di incarichi di rappresentanza e difesa". Due sole eccezioni: le Asp di Enna e Palermo sono un "esempio di corretta gestione". L'Asp di Palermo è anche quella che meglio di tutte le altre ha applicato criteri di oculatezza nella gestione degli appalti e così è riuscita a realizzare consistenti risparmi poi reinvestiti nell'acquisto di attrezzature moderne.
"LA POLITICA NON HA SAPUTO DARE RISPOSTE". La Sicilia ha mancato molti obiettivi e il sistema politico non ha saputo dare le risposte necessarie a una crisi divenuta drammatica. Per il procuratore regionale Aloisio, ci sono state molte occasioni mancate. Spesso, ha sottolineato, "le criticità riscontrate non sono state poi compensate da una sufficiente programmazione degli interventi". E questo vale soprattutto per la formazione professionale ("che assorbe rilevanti risorse finanziarie"), ma anche per le grandi questioni come il lavoro (qui il tasso di occupazione più basso), il turismo, i beni culturali, il ciclo dei rifiuti, le infrastrutture. Proprio sulle infrastrutture la Procura si sta occupando di alcuni casi estremi come il cedimento del viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento e il crollo del viadotto Himera sull'autostrada Palermo-Catania.
Mancano risposte anche su altri fronti. Il diritto allo studio non è sostenuto da interventi adeguati. Il procuratore ha ricordato la protesta degli studenti di Capizzi (Messina) che hanno percorso a piedi i 27 chilometri di distanza da Nicosia (Enna) dove frequentano gli istituti superiori proprio mentre la Regione "distribuisce innumerevoli tessere di utilizzo gratuito di tutti i mezzi di trasporto a vertici istituzionali, dirigenti e dipendenti regionali in servizio e in quiescenza". Una forte carenza di programmazione sarebbe poi alla base della scarsa valorizzazione di risorse importanti come il turismo e i beni culturali. La Regione ha infine dimostrato di non essere capace di utilizzare le straordinarie opportunità dei fondi comunitari.
INCHIESTE SUI BENI SEQUESTRATI ALLA MAFIA. Una sezione del tribunale sotto inchiesta e 31 istruttorie aperte a carico di amministratori giudiziari. Dopo la magistratura ordinaria anche la Corte dei Conti sta indagando sul "grande affare" della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. La procura regionale, ha detto il procuratore Aloisio, si è mossa sulla scia del caso che ha coinvolto Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale. E ha messo a fuoco, oltre alla figura del magistrato, anche quella degli amministratori giudiziari. Per molti vengono ipotizzate responsabilità gestionali: favoritismi, interessi personali, perfino vantaggi per amici e parenti. "L'argomento - ha detto Aloisio - è di forte impatto sociale e di grande rilievo perché sottopone all'esame dell'opinione pubblica la validità di un sistema che converte alla legalità un segmento di economia illecita, affidandone la gestione a professionisti incaricati dallo Stato".
Nel caso Saguto e in tutti gli altri che coinvolgono amministratori giudiziari si è posto, ha tuonato il procuratore regionale, "una questione morale ineludibile: nessuno può tirarsi fuori dal rispetto delle regole, tanto più chi ha giurato allo Stato di farle rispettare". Aloisio ha puntato il dito sui magistrati e sugli amministratori sotto inchiesta ma ha anche ricordato che sono stati altri colleghi a promuovere le indagini e a mettere sotto accusa un "sistema" perverso.
La Procura regionale ha poi aperto una serie di istruttorie nei confronti di vari "paladini dell'antimafia". Il caso più eclatante è quello di Roberto Helg, il presidente della Camera di commercio di Palermo arrestato mentre intascava una tangente di centomila euro. "I fenomeni corruttivi - ha detto il procuratore - restano una realtà molto diffusa: nel 2015 abbiamo riscontrato almeno un centinaio di casi".
EMERGENZA RIFIUTI E ABUSIVISMO EDILIZIO. L'emergenza rifiuti e l'abusivismo edilizio sono i due nodi cruciali di una "questione ambientale" che in Sicilia ha assunto "dimensioni preoccupanti". La gestione del ciclo dei rifiuti, ha detto Aloisio, ha privilegiato l'utilizzo delle discariche rispetto alla raccolta differenziata. Ciò ha determinato un aggravio dei costi ma soprattutto un danno ambientale con lo sversamento di sostanze inquinanti nelle falde acquifere e il conferimento in discarica di rifiuti speciali.
La Procura presso la Corte dei conti ha avviato numerose istruttorie per il mancato rispetto delle prescrizioni per il trattamento del percolato (è il caso della discarica di Bellolampo) e per il mancato raggiungimento degli obiettivi di una gestione corretta. Le difficoltà sono anche causate dall'assenza di un piano organico dei rifiuti.
Altra emergenza ambientale è quella dell'abusivismo edilizio che avrebbe rivelato uno "stretto legame tra ciclo illegale del cemento e organizzazioni criminali". Molti comuni (75 su 82 in provincia di Palermo) inoltre non hanno fatto pagare alcun canone ai proprietari condannati in sede penale. "È stato così causato - ha concluso Aloisio - un rilevante danno erariale". [Fonte: Lasiciliaweb.it]