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Cosa ne sarà di Termini Imerese?

Gli otto progetti, più o meno segreti, più o meno chiari, per lo stabilimento Fiat siciliano

02 febbraio 2010

Al ministero dello Sviluppo Economico l'esame dei sette progetti - ma ieri se n'è aggiunto qualche altro - per il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Sulle proposte c'è il massimo riserbo in attesa della nuova riunione tecnica tra le parti convocata per il 5 febbraio.
Quello che si conosce da diversi giorni è il progetto presentato dal finanziere siciliano Simone Cimino, presidente del fondo Cape Natixis, che vorrebbe rilevare, con l'azienda indiana di automobili elettriche Reva, lo stabilimento per farne un centro di assemblaggio di vetture ecologiche di piccole dimensioni.
Secondo il vicepresidente e commissario ai Trasporti (designato all'Industria) della Commissione europea, Antonio Tajani: "E' interessante la proposta dell'imprenditore siciliano sull'auto elettrica a Termini Imerese". Per Tajani, infatti, la vettura del futuro sarà elettrica: "I nuovi modelli non potranno essere alimentati attraverso il petrolio", ha spiegato.
Interessati ad acquisire la fabbrica sarebbero anche un fondo cinese, la Keplero del finanziere torinese Domenico Reviglio, un'azienda lombarda di autobus elettrici e una cordata di imprenditori di Siracusa.
Ci sarebbe anche un complesso piano di imprenditori cinesi che vorrebbero rilevare tre fabbriche in Italia. Si è parlato inoltre di un gruppo di soggetti interessati alla trasformazione dello stabilimento in studios cinematografici - farebbe parte di questi soggetti anche l'archistar Massimiliano Fuks - e di un progetto per realizzare un centro Ikea nell'area. Su quest'ultimo, caldeggiato dal ministro Scajola, si è già dichiarato nettamente contrario il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo.
Ha invece smentito di avere presentato una proposta l'imprenditore Gian Mario Rossignolo. "Non ho presentato alcuna proposta per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese", ha detto Rossignolo, interpellato dall’ANSA,. "Ho ricevuto un formulario dal Ministero dello Sviluppo Economico, ma ho risposto che non lo avrei riempito", ha aggiunto l'imprenditore che di recente ha acquistato lo storico stabilimento di Grugliasco della Pininfarina.

Intanto ieri mattina le tute blu di Termini Imerese sono rientrate in fabbrica, dopo 3 giorni di sospensione dell'attività produttiva, in un clima mesto, quasi di rassegnazione di fronte alla volontà del gruppo di chiudere il sito dove al momento viene assemblata la Lancia Ypsilon. In mattinata e nel pomeriggio, si sono svolte le assemblee con i segretari territoriali di Fim Fiom e Uilm che hanno riferito sui contenuti della riunione della scorsa settimana al ministero. "Speriamo che la Fiat e il governo ascoltino il Santo Padre" hanno commentato i lavoratori che si preparano allo sciopero, l'ennesimo, di domani. Anche a Termini Imerese i dipendenti della Fiat e delle aziende dell'indotto, in totale circa 2.000 persone, si fermeranno per quattro ore, a fine turno. "Sarebbe stato troppo chiedere agli operai di scioperare otto ore, dopo tutta la cassa integrazione e la sospensione dell'attività fatte finora", ha spiegato il segretario della Uilm di Palermo, Vincenzo Comella. Nessuno tra gli operai al momento vuole commentare le indiscrezioni sui gruppi interessati a rilevare lo stabilimento termitano.

"E' assolutamente aperto" il tavolo tra Governo, azienda, parti sociali su Termini Imerese "alla ricerca delle migliori situazioni che, da un lato conservino l'occupazione, non solo diretta ma anche indotta, salvaguardando se possibile l'antica cultura industriale dell'auto". Questa l'affermazione di stamane del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenuto al programma 'Mattino 5' e intervistato da Maurizio Belpietro su Canale 5 riguardo la situazione Fiat e, in particolare, riguardo le vicende legate allo stabilimento di Termini Imerese. Sacconi, nel sottolineare di non voler dire "di più perchè si tratta - ha detto il ministro - di un negoziato alla ricerca di soluzioni migliori anche dal punto di vista della loro economicità", ha quindi affermato ancora che il negoziato deve puntare "alle soluzioni migliori tenendo conto anche delle economicità".

TERMINI IMERESE, SCAJOLA, L'IKEA E GLI SVEDESI CHE DICONO DI NO - Il governatore siciliano Raffaele Lombardo era stato chiaro col ministro Claudio Scajola: "Non abbiamo alcuna intenzione di accettare e sostenere accordi tra la Fiat e l'Ikea". L'idea era venuta proprio al ministro per lo Sviluppo Economico, che avrebbe sondato i manager svedesi per verificare un eventuale interessamento all'area industriale Fiat di Termini.
Al rifiuto di Lombardo si è associata la stessa multinazionale svedese, che ha assicurato che a Termini non ha intenzione di aprire un punto vendita. "Non abbiamo alcuna intenzione di aprire un punto vendita a Termini Imerese, anche se vogliamo comunque puntare su Palermo". Dunque, dall'Ikea arriva una smentita a un possibile interessamento a rilevare l'area industriale della Fiat, ma anche una conferma della volontà di "mettere in piedi un secondo punto vendita nella Sicilia occidentale, oltre a quello di Catania". "Per noi aprire un Ikea a oltre 40 chilometri di Palermo in direzione Catania non è interessante - ha spiegato il responsabile delle relazione esterne, Valerio Di Bussolo - Confermiamo però l'interesse e la volontà, una volta lanciato il centro di Catania, di aprire un altro punto vendita a Palermo, ma non è nei nostri piani l'area di Termini Imerese". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

IL PIANO SEGRETO DI SIMONE CIMINO. "COSÌ DARÒ LA FIAT AGLI INDIANI" - Investimenti per 930 milioni di euro, che prevedono interventi da parte dello Stato (480 milioni) e della Regione Siciliana (altri 280 milioni); riassorbimento della manodopera in carico alla Fiat (circa 1.400 addetti) e creazione di ulteriori 2mila posti attraverso la rete di infrastrutture che nascerebbe nell’isola; da 30 a 60mila automobili elettriche, funzionanti a ricarica solare, prodotte ogni anno e distribuite, oltre che sul territorio e i suoi arcipelaghi, anche nel bacino del Mediterraneo e nel Sud Europa.
Termini Imerese, nei piani dell’imprenditore e finanziere Simone Cimino, ha tutte le potenzialità per trasformarsi in un grande hub della mobilità, rifornendo di veicoli ecologici non soltanto la Sicilia e le sue piccole isole, ma anche i Paesi del Nord Africa fino alla Turchia, nonché Francia, Spagna e la stessa Italia, tutte aree nelle quali il problema della qualità dell’aria è più che mai all’ordine del giorno.
Il Giornale è entrato in possesso del documento che Cimino, presidente e amministratore delegato del fondo di private equity Cape Natixis, ha presentato a Giuseppe Tripoli, il capo della task force creata dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, con il mandato di occuparsi del futuro del polo industriale palermitano.

Allo stato attuale, quella di Cimino e dei suoi soci, tra cui il gruppo indiano Reva, è l’unico soggetto a essere uscito allo scoperto con un piano dettagliato e a dichiararsi pronto a subentrare alla gestione Fiat. Gli altri candidati (5 o 6 secondo Scajola) si conosceranno il 5 febbraio, data del nuovo incontro al ministero con la Fiat e le parti sociali. A essersi tirati fuori sarebbero l’imprenditore torinese Gian Mario Rossignolo, occupato a rilanciare Pininfarina e de Tomaso, e il gruppo Ikea. Tra gli altri nomi fatti in questi giorni, quelli di un fondo cinese e di un altro legato a General Electric. L’architetto Massimiliano Fuksas sarebbe invece interessato a trasformare i capannoni di Termini Imerese in una cittadella del cinema.
Il progetto di Cimino, all’esame dei tecnici dello Sviluppo economico, è ambizioso e circostanziato. La manifestazione d’interesse pone come soggetto al centro dell’operazione il fondo Cape, partecipato dalla stessa Regione Siciliana, da Cape Live, Unicredit, Natixis e Fondo europeo degli investimenti. Tre le iniziative imprenditoriali previste: sviluppo e produzione di mezzi di trasporto elettrici a due e quattro ruote; sviluppo e produzione di sistemi e soluzioni di mobilità solare; costruzione e gestione di una rete per la produzione e la raccolta di energie rinnovabili. Il piano punta su Termini Imerese, ma se la trattativa fallisse sarebbe pronta una soluzione B con il trasferimento dell’iniziativa nel vicino distretto dell’elettronica di Catania. Tassello fondamentale per l’iniziativa "Sunny car in a Sunny Region" è l’accordo stretto da Cimino con il gruppo indiano Reva con la conseguente nascita di "Cape Reva Azienda Automobilistica" che, a fronte di un investimento in due fasi per 400 milioni, produrrà da 30mila a 60mila vetture elettriche l’anno, attingendo dalla gamma di modelli indiana. Si chiama invece "Sunny Car Mobility Solutions Company" (130 milioni da investire) la società pronta a occuparsi dei sistemi di accumulo ed erogazione di energia solare. Altri 400 milioni, da impiegare in quattro fasi diverse, serviranno invece per avviare la "Charging Infrastructure Company" il cui ruolo è quello di creare 2mila "Solar stations" in aree urbane ed extraurbane in Sicilia.

Nel piano Cimino "ognuna di queste realtà si impegna ad assorbire manodopera": 1.000 unità ex Fiat la prima, 400 addetti la seconda (tutti ex Fiat da riqualificare) e 2.000 la terza, in quattro momenti diversi. Il totale dei posti messi a preventivo ammonta così a 3.400-3.500, "con un rapporto tra investimento e occupato di circa 267mila euro per occupato, uno dei più bassi che si possano immaginare oggi nell’industria (nel caso St Sharp si parla di 320 milioni di contributi a fondo perduto per poche centinaia di nuovi occupati)".
Innovativo è anche il sistema di ricarica pensato da Cimino. Visto che è il costo della batteria a incidere sul prezzo finale dell’auto (da 7.500 fino a 40mila euro per il top di gamma), Cape intende adottare una sorta di Ricaricard: l’utente acquista solo il veicolo e non la batteria, che si ricarica presso le Solar stations con la speciale carta munita di chip.
Per la metà del 2011 Cimino assicura di poter già avviare la produzione di veicoli. Dalle parole, se per l’iniziativa dovesse accendersi il semaforo verde, bisognerà solo passare ai fatti. [Fonte: il Giornale, 31 gennaio 2010]

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02 febbraio 2010
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