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Cosa nostra, camorra e 'ndragheta...

La ''solidarietà criminale organizzata'' tra affari, traffici e interessi, al di qua e al di là dello Stretto

23 novembre 2007

Alleanze tra Cosa nostra e camorra, facilitazione del traffico della droga della 'ndrangheta, favori che si fanno, favori che si ricevono... Certo, questi ultimi tempi per la criminalità organizzata non sono semplicissimi, quindi perché non darsi una mano tra farabutti?
A Palermo quelli del clan camorristico Di Lauro si muovevano senza alcun inpaccio e potevano anche contare sull'esperienza assassina dei ''cugini siciliani''. Anche alcune 'ndrine calabresi si sentivano a casa loro a Palermo, e per loro gli ospiti siciliani facevano tutto lo spazio necessario per far circolare la droga proveniente dall'oltre Stretto. Solidarietà criminale basata sugli affari e sugli interessi...
Inoltre, sia camorra che 'ndrangheta a Palermo potevano contare sui servizi di un agente della polizia penitenziaria, che faceva entrare di tutto nelle celle della zona di alta sorveglianza del carcere di Pagliarelli, e cioè in quelle dove sono rinchiusi esponenti dei clan napoletani, delle famiglie siciliane e delle 'ndrine calabresi, alcuni dei quali già condannati all'ergastolo.

Quanto scoperto ieri dai carabinieri e dalla polizia penitenziaria, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha bloccato un traffico di droga, destinato all'intera Regione, gestito da Cosa nostra e della 'ndrangheta, e una spedizione di morte ordita da un gruppo di killer di Cosa nostra da eseguire in Campania, per punire un gruppo di ribelli ''colpevoli'' di non voler riconoscere che continuavano a non riconoscere l'autorità dei Di Lauro.
Sono stati 19 gli ordini di custodia cautelare in carcere eseguiti. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, su richiesta dei sostituti procuratori Michele Prestipino, Roberta Buzzolani e Maurizio de Lucia.
L'agente di polizia penitenziaria arrestato è il palermitano Fabrizio Esposito, di 36 anni, che sarebbe stato utilizzato dai camorristi per mettere in contatto alcuni detenuti del Pagliarelli con i componenti dei clan napoletani.
Circostanza, quest'ultima, purtroppo non nuova, infatti nel marzo scorso, era finito in cella un altro poliziotto della penitenziaria, con l'accusa di aver portato dei telefonini all'interno del carcere palermitano. Le rivelazioni Esposito, che ha confessato, riguardano anche un traffico di droga gestito da due detenuti calabresi, e sono diventate l'atto d'accusa per alcuni degli ospiti del carcere.
Si è scoperto che nelle cella poteva entrare di tutto: telefonini, profumi, marijuna, hashish e cocaina. Oltre all'agente penitenziario è stato arrestato anche un'insospettabile educatore carcerario, il 28enne Benedetto Sardisco, dipendente del ''Centro addestramento professionale Endo Fap''. Per gli inquirenti quest'ultimo sarebbe stata una persona disponibile alle richieste dei detenuti, ai quali, in cambio di qualche centinaio di euro, si sarebbe prestato anche lui a far arrivare telefonini cellulari dentro il carcere.

L'indagine è iniziata grazie alla segnalazione di un confidente, che si è subito rivelata preziosa. I carabinieri del Reparto Operativo hanno pedinato e filmato l'agente Fabrizio Esposito mentre incontrava all'aeroporto ''Falcone-Borsellino'' di Palermo Alberto Sperindio (anche lui arrestato ieri), messaggero del clan Di Lauro che doveva consegnargli un pacco destinato al detenuto Antonio Mennetta, uno dei giovani più influenti della famiglia di Ciruzzo 'O Milionario.
Sperandio era arrivato con un volo dal capoluogo partenopeo e per farsi riconoscere aveva indossato un cappellino del Napoli. Poi l'emissario è andato a incontrare proprio Mennetta, per un normale colloquio in carcere. Ma c'erano le microspie a registrare ogni parola: Sperindio confermava a Mennetta l'incontro con il poliziotto.
Dalle intercettazioni è inoltre emerso che il compito di Sperandio a Palermo era anche un altro, ossia quello di incontrare un emissario della Famiglia Matassa appartenenti al clan dell'Acquasanta. I carabinieri hanno ripreso anche questo incontro. Motivo dell'incontro: mettersi d'accordo sulla ''spedizione di morte'' a Napoli preparata dai ''cugini palermitani''.

- ''Nel carcere colabrodo anche i summit della mafia'' di S. Palazzolo

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23 novembre 2007
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