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Cosa nostra resort

Gli affari ''pubblici'' dei boss trapanesi. Ancora la diabolica triade ''mafia-politica-affari''

11 dicembre 2008

Nove persone in arresto e il sequestro di otto società il cui valore ammonta a complessivi 30 milioni di euro: è il risultato dell'operazione antimafia della Polizia e della Guardia di Finanza di Trapani, denominata "Cosa nostra resort", che per l'ennesima volta ha fatto emergere la correlazione tra politica, imprenditoria e mafia.
I provvedimenti sono stati ordinati dal Gip di Palermo, Antonella Consiglio, su richiesta dei magistrati della Dda, Roberto Scarpinato, Andrea Tarondo e Paolo Guido.

I nove arrestati sono accusati, a vario titolo, di trasferimento fraudolento di valori e di tentata truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti pubblici, oltre al reato di truffa aggravata in relazione a un contributo di 2.361.239,94 euro erogato dal Ministero delle Attività Produttive per la costruzione del resort 'Residence Xiare Srl', nel Comune di Valderice (TP). Gli indagati (tra i quali c'è anche il vice sindaco di Valderice), avrebbero pianificato l'attribuzione fittizia, a vari imprenditori prestanome, della titolarità delle diverse società e dei relativi beni strumentali e patrimoni aziendali, allo scopo di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, in modo da agevolare l'attività di Cosa nostra; inoltre, avrebbero tentato di percepire indebitamente finanziamenti pubblici a favore della società costruttrice di villaggi turistici 'Villa Coppola Srl', e proprio al titolare di questa società, l'imprenditore Tommaso Coppola, è stato notificato in carcere (Coppola si trova in carcere per una precedente condanna di mafia, ndr) uno dei provvedimenti. Coppola avrebbe ordinato dal carcere le variazioni di intestazione dei beni per evitarne il sequestro e avrebbe indicato i politici da contattare per ottenere "favori". Gli investigatori hanno accertato che Coppola, con la complicità di alcuni consulenti, ha occultato i propri beni, tentando di condizionare settori politici e istituzionali, al livello locale, regionale e nazionale, su strategie imprenditoriali.
Coppola è ritenuto vicino al capomafia latitante Matteo Messina Denaro.

Con le intercettazioni gli inquirenti avrebbero anche scoperto quali erano le modalità operative dei mafiosi in carcere per decidere le strategie processuali che riguardavano altri imputati. I mafiosi detenuti della famiglia di Trapani inviavano dal carcere input rivolti a indurre gli imprenditori arrestati perché coinvolti in altre inchieste su mafia e appalti "a non fornire", contrariamente a quanto si verifica in altre zone della Sicilia, alcuna collaborazione all'autorità giudiziaria. I boss ordinavano, fra l'altro, di scegliere per loro il processo con il rito ordinario, secondo la regola vigente in Cosa nostra trapanese, per cui la fedeltà all'associazione mafiosa deve essere dimostrata anche con il rifiuto di collaborare o di accedere al patteggiamento della pena, che è considerato un vero e proprio scendere a patti con lo Stato. [Informazioni tratte da Ansa.it, AGI]

Coppola chiedeva intervento del senatore D'Alì - L'imprenditore Tommaso Coppola, già condannato per mafia, tramite il suo referente locale inviava dal carcere "sollecitazioni" nei confronti di un esponente politico nazionale di Trapani. Le richieste di Coppola riguardavano, in particolare, la gestione della Calcestruzzi ericina, sequestrata al boss Vincenzo Virga. L'imprenditore chiedeva al politico di intervenire sul prefetto di Trapani affinché sollecitasse gli amministratori giudiziari a garantire la prosecuzione della fornitura di materiali all'azienda confiscata.
Dalle intercettazioni è emerso che era stata data assicurazione da parte del politico nazionale che sarebbe intervenuto sul Prefetto pro tempore, per la fornitura relativa ai lavori del porto di Castellammare del Golfo, secondo le richieste di Coppola. Dal carcere in cui si trovava chiedeva ai suoi complici di contattare il senatore del Pdl Antonio D'Alì, all'epoca sottosegretario all'Interno, per farlo intervenire in favore di un'altra impresa, sequestrata ieri.
Dalle intercettazioni, Coppola ordina al geometra Vito Virgilio e all'ex vice sindaco di Valderice, Camillo Iovino (ora sindaco), di contattare il senatore D'Alì "affinché perorassero la "Siciliana inerti e bituminosi srl" per una fornitura di inerti per i lavori del porto di Castellammare del Golfo". I rapporti fra il politico e l'imprenditore erano già emersi da altre inchieste su "mafia e appalti".
Proprio sulle forniture della "Siciliana inerti bituminosi" si apprende dalle intercettazioni che Coppola avrebbe sempre fatto riferimento, attraverso altre persone, all'ex sottosegretario all'Interno, per farlo intervenire anche sul prefetto di Trapani affinché un'azienda sequestrata alla mafia continuasse a servirsi del materiale fornito dalla società dell'imprenditore arrestato. [La Siciliaweb.it]

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11 dicembre 2008
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