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Così cala il sipario sullo Stabile di Catania

L'Ars riduce i fondi del 30 %. Per il Bellini, invece, in arrivo 3 milioni

25 maggio 2012

Lo schiaffo allo Stabile di Catania è di quelli sonori: fondi ridotti del 30%, emendamento da 500 mila euro bocciato e decisione dell'Assemblea regionale siciliana contestata da un coro di polemiche. Ad andare in scena è una storia amara: quella di un palco storico e ambito, sul quale rischia di abbassarsi il sipario.
A dare il "la" alle proteste il primo cittadino Raffaele Stancanelli che senza giri di parole ha denunciato: "L'esclusione del Teatro Stabile dalla concessione di fondi varato dall'Ars è un atto inaccettabile di discriminazione verso la Città che va immediatamente sanato per salvare una lunga e prestigiosa tradizione di arte e cultura. Trovo inspiegabile questa penalizzazione che non ha giustificazione alcuna. Si ponga rimedio a questo grave misfatto perché Catania non può tollerare questo atto di prevaricazione che condiziona pesantemente l'attività di un'istituzione culturale e artistica apprezzata in tutta Italia".
Parole come pietre. E se il presidente della Provincia Giuseppe Castiglione dà il buon esempio ("Quest’anno la Provincia di Catania, nel proprio bilancio di previsione, ha aumentato i fondi a favore del Teatro Stabile. Non annunci, quindi, ma azioni concrete. È questo l’appello che mi sento di rivolgere a tutte le istituzioni e le forze politiche") è il suo vice ed assessore alla Cultura Ruggero Razza a parlare di "scelte omertose": "Affossare lo Stabile con il voto segreto, richiesto da alcuni deputati tra cui anche il segretario regionale del Pd - dichiara - è stata una vigliaccata ed una scelta omertosa. Si riesce a finanziare teatri in perdita e non quelli che fanno onore alla cultura siciliana. Voglio sperare che la Regione ci ripensi e che, al pari della Provincia di Catania, tutti i soci decidano di fare la propria parte magari recuperando i debiti pregressi".

L'emendamento bocciato che prevedeva 500 mila euro in più allo Stabile era stato presentato dai deputati regionali Pogliese, Leanza, Barbagallo, Arena, D’Asero, Falcone e Scammacca. La deputazione catanese aveva presentato anche un emendamento analogo per il Bellini, stavolta accolto. "La preoccupazione - afferma il vicecapogruppo del Pdl all'Ars Salvo Pogliese - rimane alta per il futuro del Teatro Stabile. I tre milioni e mezzo di euro che saranno destinati al Bellini, invece, permetteranno al teatro di limitare i danni causati dal taglio di sei milioni del finanziamento erogato dalla Regione siciliana che di fatto avrebbe, non solo compromesso la stagione artistica in corso, ma pregiudicato l’esistenza stessa del Teatro Massimo Bellini".
"I lavoratori dello Stabile sono stati pugnalati alle spalle - aggiunge la parlamentare del Pd Concetta Raia - e, chi ha voluto punire i vertici 'poco graditi' votando contro il contributo di 500 mila euro, ora dovrà rendere conto alla città. I tre milioni e mezzo al Bellini - prosegue - purtroppo non bastano per far uscire l'Ente al limbo dell'approssimazione e della precarietà. Servono risposte certe".
Il voto era segreto, ma i "colpevoli" sono venuti fuori lo stesso. A fare i loro nomi sono stati i consiglieri comunali Salvo Di Salvo (Mpa) e Manlio Messina (Pdl): "I deputati regionali Fabio Mancuso e Nicola D’Agostino - spiegano, chiedendo una seduta straordinaria del Consiglio Comunale - si sono assunti la tremenda responsabilità di 'uccidere' il Teatro Stabile di Catania, e quest’atto dovranno spiegarlo ai catanesi e ai siciliani cui sottraggono, immotivatamente, un bastione culturale di livello internazionale che per giunta è l‘unico teatro italiano ad avere un bilancio certificato".

A rispondere alle accuse, la replica del capogruppo Mpa all'Ars D'Agostino: "Chi si nasconde dietro la parola cultura, per continuare a fare dello Stabile di Catania quello che gli pare - dice il deputato regionale - non ha capito che l'aria è cambiata e siamo tutti stanchi di assistere al degrado della storia e della memoria di una istituzione che tanto lustro aveva dato alla città". Nicola D'Agostino punta il dito sui risultati raggiunti dal Teatro: "Non mi accoderò - ribatte - al coro di chi si sente offeso, perché le chiacchiere sono una cosa, mentre è sui risultati che andrebbero dati i premi: registriamo invece abbonati e spettatori più che dimezzati, affitti esagerati, alto numero di spettacoli di qualità discutibile, procedure di spesa che andrebbero verificate: non credo che chi ha amministrato abbia rispettato sempre la missione che gli era stata assegnata. I lavoratori non c'entrano nulla e saranno tutelati anche dal contributo della Regione di 2,5 milioni, ma non permetteremo che vengano usati per i capricci di alcuni. Forse è l'ora di un ricambio".

[Informazioni tratte da Italpress - Corriere del Mezzogiorno, Ansa]

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25 maggio 2012
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