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Così proprio non si va avanti

Appena tornato dall'America, il presidente Napolitano, ha chiamato tutti i capigruppo e senza giri di parole gli ha spiegato che così non si può andare avanti

01 aprile 2011

Dopo il secondo giorno consecutivo di bagarre alla Camera per l'esame del processo breve, il presidente della Repubblica ha incontrato, nel tardo pomeriggio di ieri, al Quirinale prima i capigruppo del Pdl, poi quelli del Pd e infine con quelli dell'Udc. Oggi, invece, sarà il turno della Lega e di Futuro e libertà.  Giorgio Napolitano ha espresso "preoccupazione" per il clima politico teso mentre il paese sta vivendo uno dei momenti più difficili a causa dell'emergenza immigrati. Napolitano, senza giri di parole, ha spiegato che così non si può andare avanti.
Anche il presidente del Senato Renato Schifani sposa le posizione del Colle, sperando che l'appello venga recepito da tutte le forze politiche. Secondo Schifani "quello che ha fatto ieri il presidente della Repubblica è importante perché ha invitato tutti a tenere un atteggiamento non soltanto parlamentare ma anche politicamente più consono ad una democrazia".
Oltre al presidente del Senato la convocazione dei capigruppo da parte del capo dello Stato è un'iniziativa applaudita da tutti, anche dalla Lega che però ha rilanciato subito le polemiche: "Fini se ne deve andare". "Mi auguro che il presidente abbia colto l'occasione per dare qualche bella tirata d'orecchie per gli eccessi visti in parlamento in questi giorni, ivi compresi quelli di alcuni rappresentanti di governo - ha detto Calderoli - E' evidente che il problema oggi è quello della presidenza della Camera: Fini ha il dovere di tutelare le minoranze, ma non può tutti i giorni prendere a calci la maggioranza per il suo livore verso Silvio Berlusconi e verso quell'alleanza che lo ha portato a essere eletto deputato prima e presidente della Camera poi". Secondo il leghista, "fino a oggi le cose sono andate così, ma il non aver consentito ieri a dei ministri, che sono anche deputati e che erano presenti in aula, di poter esprimere il loro voto rappresenta un vulnus insanabile. Per far tornare a funzionare il Parlamento, dopo le necessarie tirate d'orecchie, la soluzione è una sola: Fini si deve dimettere, stop".

Parlando di quanto è successo nei giorni precedenti, in aula non sono volati solo gli insulti, come il 'vaffa' di mercoledì del ministro Ignazio La Russa all'indirizzo della presidenza. Si è andato oltre. Un lancio di giornale che colpisce in testa il presidente Gianfranco Fini, una tessera elettorale scagliata per stizza dal Guardasigilli Angelino Alfano contro i banchi dell'opposizione e una deputata in sedia a rotelle che denuncia di essere stata offesa dai colleghi della maggioranza.
Un caos davanti a cui il Pdl sceglie, con l'approvazione dell'aula, la strada del rinvio. Il provvedimento potrebbe slittare anche oltre la giornata di martedì visto che secondo il calendario si trova in coda ad altri.

Ma cerchiamo di fare un riassunto di quanto è successo cominciando da mercoledì 30 marzo, quando a Montecitorio è cominciato l'esame del provvedimento sul processo breve...
Tutto è cominciato di mattina, quando Pdl e Lega hanno chiesto e ottenuto l'inversione dell'ordine del giorno dell'Assemblea scavalcando quindi la discussione sulla legge comunitaria e accelerando sulla legge che sta a cuore al premier Berlusconi. Grida di "vergogna, vergogna" dai banchi dell'opposizione che ha valutato subito ogni forma possibile di ostruzionismo. Non a caso dai banchi del Pd è partita la richiesta a Fini di evitare il contingentamento dei tempi. Richiesta che Fini accoglie raddoppiando i tempi di intervento.
Malgrado le durissime prosteste dell'opposizione, la scelta di accelerare è stata rivendicata dal premier. "Non si tratta di processo breve, ma di processo europeo perché è l'Europa che ci ha chiesto di dare tempi più veloci ai nostri processi", così come "ce lo chiedono i cittadini" ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da Lampedusa.
"Vogliono - ha detto con indignazione il capogruppo del Pd Dario Franceschini - approfittare della tragedia di Lampedusa per coprire questo fatto gravissimo". Poi rivolgendosi a Umberto Bossi e alla Lega: "Cosa andate a dire ai popoli padani a cui avete promesso la sicurezza? Andrete a dire che volete liberare i criminali? Il processo breve ha come unico scopo di fermare il processo Mills del presidente del Consiglio, ma le conseguenze immediate saranno che migliaia di processi rischiano la prescrizione e saranno liberati anche imputati di rapina o violenza sessuale. Ma di fronte al presidente del Consiglio le rapine e le violenze non contano e vi comportate da servitori fedeli".
Di vergogna ha parlato in Aula anche Pierferdinando Casini: "E' un provvedimento per placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio. E' una vergogna".

La tensione della mattina è stata però solo un antipasto del pomeriggio, quando si è svolto il sit in davanti alla Camera, teatro di attimi di fortissima tensione che hanno finito per ripercuotersi anche all'interno di Montecitorio, inducendo il presidente Gianfranco Fini a sospendere la seduta facendo slittare l'esame del testo all'indomani domani. Una scelta, salutata da un boato delle opposizioni, arrivata dopo uno scambio di battute al vetriolo con il ministro Ignazio La Russa, accusato dall'opposizione di essere appositamente uscito dall'aula in concomitanza con la manifestazione per cercare l'incidente ed esasperare gli animi. Che cosa è successo? Il ministro si è rivolto alla terza carica dello Stato - hanno riferito i presenti in aula - levando il braccio ed esclamando "ma vaffa...". E Fini, prima di sospendere la seduta: "Non le consento di insultare la presidenza della Camera".
Il Pd in particolare attribuisce un'estrema gravità alla situazione. "Questo è il governo della menzogna - ha detto il segretario Pier Luigi Bersani - Abbiamo capito a cosa serve il viaggio di Berlusconi a Lampedusa: serve a togliere i riflettori da qua, dove per salvare una sola persona si buttano a mare centinaia di processi".
A nome del governo è arrivata poi la replica del Guardasigilli Angelino Alfano: "Quella dell'opposizione sull'inversione dell'odg è un'indignazione programmata perché se non lo avessimo fatto ci sarebbe stata la legge comunitaria con la responsabilità civile dei magistrati e avrebbero protestato comunque".
In serata è arrivata quindi la replica dell'Associazione nazionale magistrati. "La legge sulla prescrizione breve - ha denunciato in una nota l'Anm - è un colpo mortale inferto al funzionamento della giustizia penale in Italia. Con la riforma in discussione aumenterà a dismisura il numero di casi di denegata giustizia e di impunità per gli autori di gravi reati". Analisi condivisa dal presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, secondo il quale con il bliz sul processo breve "andranno in fumo tutti i principali processi per crimini ambientali in Italia".

Anche la giornata di ieri è comincia subito male. Tutto è nato dalla bocciatura del processo verbale della seduta, giudicato lacunoso dai rappresentanti dell'opposizione che hanno stigmatizzato la parte del verbale che 'descriveva' le intemperanze del ministro della Difesa, ovvero lo scontro con Gianfranco Fini, sfociato in un 'vaffa' del ministro all'indirizzo del presidente della Camera. Un caso, quello del ministro La Russa, sul quale martedì deciderà l'ufficio di presidenza della Camera. In quella sede i questori formuleranno il loro parere, sull'ipotesi di eventuali sanzioni a carico del ministro della Difesa, sulla scorta degli interventi pronunciati ieri pomeriggio nella Giunta per il regolamento.
Sulla questione del verbale si è innescata una disputa regolamentare, con interventi di maggioranza e opposizione. La mediazione del presidente fallisce e davanti all’impossibilità di trovare un accordo sulle modifiche da apportare, Fini decide di mettere ai voti il processo verbale così come era stato redatto e letto in apertura di seduta. Il voto finisce in pareggio ma per il regolamento della Camera, il processo verbale viene respinto.
L'aula è al gran completo. Non a caso il Cdm in corso a Palazzo Chigi sugli immigrati viene appositamente sospeso per permettere ai ministri deputati di partecipare al voto. Ma non tutti ci riescono. Il clima si scalda, Pdl e Lega alzano la voce contro il presidente della Camera, accusato di non essere imparziale e ognuno agisce a briglia sciolta. Tanto che un deputato del Pdl arriva a lanciare un giornale, un resoconto stenografico, verso il presidente della Camera, colpendolo alla testa. L’altro siparietto, denunciato dall'Idv, vede protagonista il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il Guardasigilli, stizzito per non essere riuscito a votare, getta il proprio tesserino verso i banchi delle opposizioni. "Un gesto irresponsabile e immorale" ha accusato Antonio Di Pietro, chiedendone le dimissioni.
Ma non è finita. In aula è risuonata anche la denuncia della deputata del Pd, Ileana Argentin, in sedia a rotelle e con un ridotto uso delle mani. La deputata ha raccontato come Osvaldo Napoli (Pdl) si sia avvicinato all'operatore che la accompagna, intimandogli di non applaudire gli interventi. "Chi mi conosce - ha detto Argentin - sa che non strumentalizzo mai e sono libera di applaudire, se voglio, un alleato o un avversario politico. E se non posso farlo con le mie mani, sarà qualcun altro a farlo al mio posto". Parole che hanno fatto scattare le scuse del capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto e del leghista Polledri.

Verso ora di pranzo tutto rientra. In assenza di obiezioni, il nuovo processo verbale (anche se senza il 'vaffa', sostituito da 'espressioni ingiuriose') è stato approvato.
Sul 'caso La Russa' interviene poi il leader della Lega Umberto Bossi secondo il quale quanto successo mercoledì alla Camera "sarebbe stato meglio se non fosse successo" e comunque "i ministri fanno bene a stare zitti o fanno il gioco dell'opposizione". La Russa, ha proseguito il Senatur riferendosi alle contestazioni davanti alla Camera, "se aveva paura non doveva uscire" da Montecitorio oppure "lo diceva a me che gli prestavo lui che è cintura nera di karate" ha aggiunto, riferendosi ad un suo assistente. Netto il giudizio di Massimo D'Alema secondo il quale "La Russa dovrebbe dimettersi".

Il sit-in di protesta fuori Montecitorio - Quella di martedì in piazza Montecitorio, a pochi metri dall'ingresso della Camera, è stata una cotestazione dura da parte del Popolo Viola e dei simpatizzanti del Pd e dell'Idv, in occasione di un presidio organizzato dal Partito Democratico contro il ddl sul processo breve. I manifestanti sono riusciti anche a superare il transennamento che abitualmente tiene a distanza i manifestanti dall'ingresso del Parlamentto.
Il ministro della Difesa, La Russa, è stato accolto con fischi e insulti ed è stato anche oggetto di un lancio di monetine. La Russa è stato costretto a rientrare nel palazzo e lasciarlo da un'altra uscita. I dimostranti hanno poi duramente contestato anche Daniela Santanchè. La Russa ha commentato le proteste fuori da Montecitorio: "Sono dei violenti, come è violenta l'opposizione". In poco tempo il numero dei contestatori è aumentato. Oltre 1000 le persone che, al grido di "via i mafiosi dallo Stato" e "l'Italia è nostra e non di Cosa nostra", hanno partecipato alla protesta davanti alla Camera.
Le proteste a piazza Montecitorio sono continuate aanche ieri. Il Popolo Viola ha dato vita ad un nuovo sit-in, annunciando: non ci fermiamo, la mobilitazione continua. Possibile una notte bianca per la democrazia l'8 aprile e una manifestazione il 16 aprile. Anche dal Pd Rosy Bindi propone manifestazioni in tutta Italia contro Berlusconi: "è molto importante - ha spiegato - che mentre noi facciamo la battaglia parlamentare in aula, non si fermino le manifestazioni in ogni piazza del paese".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- Processo breve, il testo in discussione alla Camera (pdf)

- Salvi colletti bianchi e criminali comuni di Walter Galbiati (Repubblica.it)

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01 aprile 2011
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