Creare il caos con gli sbarchi senza sosta
Cresce la preoccupazione che l'Isis abbia messo le mani sul traffico dei migranti
L’avanzata dell’Isis in Libia, le minacce di questi all’Italia e il repentino aumento delle traversate attraverso il Canale di Sicilia, nella percezione di chi vive da vicino questi ultimi eventi sono diventate una cosa unica.
Tra i primi a scendere dal catamarano, attraccato ieri nel porto di Augusta, che dalla Libia ha riportato a casa gli italiani che si trovavano nello stato nordafricano per motivi di lavoro, c’era Salvatore di Siracusa. Salvatore è arrivato da Tripoli. L’unica cosa che ha potuto e voluto dire ai cronisti è stato: "La situazione a Tripoli è critica… l’Isis è già da un pezzo che è a Tripoli, lo ha detto anche la televisione".
Intanto, l'ondata di sbarchi sulle coste italiane non si placa e sull'isola di Lampedusa sono arrivati all'alba di oggi 265 profughi, tra cui sette donne.
Questa mattina sono inoltre attesi a Porto Empedocle (Agrigento) i 700 profughi soccorsi domenica da un mercantile in acque libiche. Intanto ieri sera altri 94 immigrati sono stati trasferiti con un ponte aereo, il secondo della giornata, da Lampedusa in Toscana.
Ieri sono stati complessivamente quasi mille i profughi soccorsi.
La polizia ha nel frattempo sottoposto a fermo due scafisti senegalesi che avevano condotto i gommoni con a bordo quasi 200 migranti giunti ieri a Pozzallo e ascoltato i migranti in merito alle condizioni di vita a Tripoli. Purtroppo nulla è emerso in quanto gli extracomunitari erano chiusi nei capannoni prima della partenza già da un mese.
La preoccupazione è che l’Isis metta le mani sul traffico dei migranti e che questi vengano utilizzati per creare il caos.
Finora le filiere non si incrociavano: da una parte chi gestisce i redditizi traffici di uomini in Libia, dall’altra i gruppi islamisti che puntano a conquistare pezzi del Paese, ma l’avanzata dell’Islamic State ha cambiato le cose. E gli spari di domenica contro la motovedetta della Guardia costiera al largo di Tripoli hanno fatto alzare il livello di preoccupazione degli 007: potrebbe essere il segnale che gli "uomini neri" hanno messo le mani sul business delle traversate dei migranti.
Per questo motivo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha convocato ieri una riunione al Viminale. Occorre ripensare le modalità di soccorso in mare, minimizzando i rischi per i soccorritori italiani.
L’intelligence indica la presenza di circa 500mila profughi nei campi in Libia. Circa la metà di questi potrebbe partire via mare. I trafficanti sono alla ricerca di imbarcazioni sulle quali far salire queste masse di disperati. Ogni viaggio può fruttare fino a 4-500mila euro. In questi giorni si stanno usando gommoni fatiscenti "usa e getta". E vengono segnalati furti di navi d’altura in Paesi vicini come Tunisia, Algeria e Marocco: potrebbero essere finiti nelle mani delle organizzazioni libiche.
Le traversate verso l’Italia (già quasi 7mila arrivi nel 2015, +60% rispetto all’anno record 2014) potrebbero così proseguire a ritmi sostenuti anche nei prossimi mesi mettendo a dura prova il sistema di accoglienza. Ma a far salire la tensione c’è l’episodio dell’altro ieri: i colpi di kalashnikov contro la motovedetta della Guardia costiera. Un atto ostile che lascia presagire scenari inquietanti. E che vanno assolutamente evitati.
Nel momento in cui si evacuano in gran fretta gli italiani presenti in Libia per ragioni di sicurezza, evidentemente non si possono mandare militari allo sbaraglio a poche miglia da Tripoli. Troppo alto il rischio sequestri. Nel momento in cui la propaganda Isis è ai massimi livelli con il video della decapitazioni di egiziani coopti su una spiaggia libica e del’annuncio "Siamo a sud di Roma". Anche di questo di questo si è discusso ieri al Viminale: bisogna ridefinire le modalità del soccorso in mare per evitare di correre pericoli alla luce del salto di qualità della minaccia in Libia. C’è inoltre il punto critico dell’accoglienza, dopo i 170mila sbarcati nel 2014. Attualmente sono circa 66mila gli stranieri ospitati nelle strutture nazionali. Non è facile continuare a reperire posti letto sul territorio nazionale verso cui distribuire i migranti che continuano ad arrivare.
L’approccio dell’Italia al problema immigrazione è quello di coinvolgere le istituzioni sovranazionali, in primis l’Europa. "È più che mai necessario - ha scritto il ministro Paolo Gentiloni all’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, al vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans e agli altri sei Commissari che il prossimo 4 marzo si riuniranno per discutere di immigrazione - che l’Ue risponda in maniera adeguata, incrementando solidarietà e condivisione di responsabilità a livello europeo. L’Italia - ha aggiunto il ministro degli Esteri - considera il recente avvio, lo scorso 1 novembre, dell’operazione Triton, un primo passo nella giusta direzione. Nondimeno, riteniamo che l’Unione Europea debba fare di più in termini finanziari e di concreta disponibilità di mezzi aeronavali".
Da Bruxelles, un portavoce dell’esecutivo Ue conferma che la Commissione Ue continuerà a "sostenere l’Italia se chiederà ulteriore assistenza da Frontex. Naturalmente - puntualizza - l’operazione congiunta Triton è intesa per sostenere gli sforzi italiani su loro richiesta, e non rimpiazza né sostituisce gli obblighi italiani nel monitoraggio e nella sorveglianza delle frontiere esterne Schengen e nel garantire pieno rispetto degli obblighi internazionali ed Ue, in particolare per le ricerche ed i salvataggi in mare".
Ma per chi in Sicilia vive in prima persona il complicato dramma degli sbarchi, Triton è un'azione che ha già dimostrato pienamente la propria inadeguatezza. "Pozzallo resta la capitale dell’accoglienza dei migranti che fuggono dai loro paesi in guerra. Lo scorso anno abbiamo dato ospitalità a 25 mila persone e quest’anno, nelle ultime 48 ore, sono arrivati più di 600 migranti. Ma non vogliamo essere lasciati soli". Queste le parole cristalline del sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, intervenuto ieri a Napoli al convegno "Mediterraneo mare nostrum" promosso dall’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Napoli, che ha registrato la partecipazione tra gli altri del ministro della Difesa Roberta Pinotti. "L’operazione "Mare nostrum" - ha aggiunto Ammatuna - ha registrato qualche smagliatura ma ha consentito di salvare migliaia di migranti, ora con Triton la situazione è peggiorata e bisogna porvi rimedio. Voglio essere il sindaco che accoglie migranti e non l’amministratore che riceve cadaveri".
- "Siamo a sud di Roma" (Guidasicilia.it, 16/02/15)