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Crescono le tariffe di luce e gas... Dalla relazione annuale del presidente dell'Authority per l'energia

10 luglio 2006

Le bollette della luce in Italia sono tra le più alte in Europa e i consumatori, sempre più consumati, lo sanno già da tempo e sempre più spesso intuiscono, senza aver bisogno di conoscere quali siano i movimenti economici mondiali, che tale situazione è frutto di una ''politica'' iniqua.
Il presidente dell'Authority per l'energia, Alessandro Ortis, nella sua relazione annuale spiega quali sono i motivi che hanno portato sempre più spesso gli italiani al salasso...
 

Nell'ultimo anno e negli ultimi mesi le tariffe della luce e del gas hanno registrato ''aumenti rilevanti''. È quanto sottolinea il presidente dell'Authority per l'energia, Alessandro Ortis, spiegando - nella sua Relazione Annuale - che dal 1999 ad oggi le tariffe dell'elettricità sono cresciute in termini nominali del 41,1% mentre quelle del gas hanno fatto registrare incrementi del 17,9%.
Luce - ''Confrontando l'attuale tariffa totale - spiega il presidente Alessandro Ortis per quanto riguarda l'elettricità - con quella dello stesso periodo del 1999, anno di avvio della liberalizzazione, si riscontra un aumento del 41,1% a valori nominali e del 22,3% a valori reali, a fronte di un aumento del 269% delle quotazioni petrolifere in dollari al barile, a valori nominali''.
Gas - Per il gas invece, aggiunge il presidente dell'Authority per l'energia, ''l'attuale prezzo, confrontato con quello dello stesso periodo del 2000, risulta in aumento del 17,9% in termini nominali e del 2,7% in termini reali''.

Peso maggiore per le imprese - Il ''forte incremento dei costi dei combustibili'' e ''l'insufficiente concorrenza'' hanno ''oscurato'', spiega Ortis, i risultati delle liberalizzazioni del mercato elettrico
Nonostante le quotazioni dei prezzi all'ingrosso alla Borsa elettrica italiana del Gme (Gestore mercato elettrico) siano saliti meno (+13% da aprile a dicembre 2005; +32% nei solo primi 4 mesi del 2006) rispetto alla media delle altre piazze europee (+70% l'anno scorso, +50-60% all'inizio di quest'anno) sulle tariffe italiane pesano altri fattori, come gli oneri di sistema che rappresentano l'11,5% della tariffa netta. Il peso maggiore del caro-tariffe, ricorda Ortis, riguarda ''imprese, utenze commerciali e quelle industriali per le quali i prezzi si collocano al di sopra della media europea, con spostamenti più elevati per i grandi utilizzatori''.

Sistema della fascia sociale - Ortis rilancia così il problema della competitività sul fronte energetico per il sistema-paese mentre per le famiglie ricorda che le tariffe italiane, nel caso di utenti domestici con bassi consumi, sono ''le più basse dei prezzi prevalenti in Europa''. Grazie al sistema della fascia sociale che, comunque, intende rivedere a beneficio solo degli utenti veramente bisognosi per eliminare il vecchio paradosso del single ricco che paga meno rispetto alla famiglia numerosa non abbiente. Per quanto riguarda, invece, l'aumento delle tariffe del gas, anche in questo caso - mette in luce Ortis - i ''prezzi per i clienti industriali continuano a mantenersi più elevati rispetto alla media dei paesi europei'' con i ''grandi clienti industriali'' che hanno sopportato l'anno scorso un ''aumento molto consistente'', anche superiore al 25%, comunque in linea con gli altri paesi Ue.

Petrolio: ''Prezzi ai limiti della sopportabilità'' - Il prezzo del petrolio non accenna a raffreddarsi, con effetti ''ai limiti della sopportabilità'' per famiglie e imprese. Specie in Italia, il paese europeo ''più colpito dai rialzi'' per la sua forte dipendenza dall'oro nero. Questo l'allarme di Alessandro Ortis. Nella sua relazione annuale, il presidente dell'Autorità per l'energia spiega che l'aumento di un dollaro del prezzo del barile, nel Vecchio Continente, ''genera oltre 5 miliardi di dollari di maggiori costi annuali, che si riflettono per circa un terzo nei settori dell'elettricità e del gas''.

Bollette italiane: le più care in Europa - Le bollette della luce in Italia restano tra le più alte in Europa. E, in alcuni casi, superano di oltre il 40% la media pagata dagli utenti degli altri paesi del vecchio continente. È quanto emerge dai dati della relazione annuale dell'Authority per l'Energia che mostra uno scenario di grandi divergenze, soprattutto sul fronte della competitività del sistema paese. A pagare il conto della luce più salato, rispetto alla media europea, sono le famiglie con consumi mediamente elevati. Quelle cioè con una domanda di 3.500 chilovattora l'anno: per loro un kwh di elettricità costa 20,1 centesimi di euro al lordo delle tasse. Vale a dire il 42,5% in più dei 14,1 centesimi della media europea, secondo i dati riferiti al luglio del 2005. La luce per gli utenti domestici è infatti molto conveniente, grazie alla fascia sociale - con costi sotto la media Ue (fino a -50%) - solo nel caso di bassi e bassissimi consumi, fino a 1.200 chilowattora l'anno. Mentre l'aggravio rispetto al resto d'Europa sale fino al 42,5% nel caso di famiglie con 3.500 kwh consumati in un anno e schizza ad un +43,7% con una domanda a 7.500 chilowattora.

''Enel-Eni ancora dominanti'' - Sull'energia in Italia pesano criticità. E tra queste il permanere del potere dominante di Enel e Eni sui rispettivi mercati. È quanto ribadisce, nella sua Relazione Annuale, il presidente dell'Authority di settore, Alessandro Ortis, che punta in particolare il dito sul gruppo petrolifero: l'Eni ''domina l'85% della produzione nazionale, controlla l'approvvigionamento dall'estero e lo stoccaggio nonché il mercato della vendita finale''. Per questo Ortis torna a sollecitare la cessione proprietaria di Snam Rete Gas e della Stogit (la società degli stoccaggi) ed i diritti di transito transfrontalieri.
Ortis vede invece l'Enel come uno degli operatori con elevato potere nel mercato all'ingrosso dell'energia, in grado di controllare i prezzi in determinati periodi. Nella realtà nazionale ''caratterizzata da forti criticità sul piano concorrenziale - ha detto Ortis -, abbiamo segnalato più volte a Parlamento e governo, la necessità di introdurre sollecitamente anche per il settore del gas - come già accaduto con quello elettrico - una separazione societaria'' delle realtà della filiera. La separazione societaria da sola non è infatti ''uno strumento sufficiente per garantire la piena neutralità e trasparenza delle attività di trasporto e stoccaggio''.
Nel gas - ricorda - la produzione nazionale ha ''continuato a decrescere come negli scorsi anni ed è dominata dall'Eni, con un 84%. La dipendenza dell'Italia dalle importazioni aumenta sensibilmente e ha superato nel 2005 l'85% dei consumi con l'approvvigionamento legato soprattutto a Algeria (37%), Russia (32%) e Libia (6%): questo avviene con strutture di adduzioni (4 gasdotti ed un rigassificatore) il cui utilizzo è controllato dall'Eni o a società estere controllare''. Secondo i ''risultati di una nostra indagine inoltre - prosegue Ortis - Eni rimane l'operatore largamente dominante anche nelle attività di importazione e stoccaggio: la carenza di forniture autonome dal mercato internazionale costringe, infatti, molte imprese a commercializzare gas della stessa Eni''.

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10 luglio 2006
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