Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Criminalità eolica

Tangenti sui parchi eolici siciliani: cinque arresti tra Palermo e Trapani

14 luglio 2012

Sono cinque le persone arrestate per tentata concussione, corruzione, emissione e utilizzo di fatture false. È questo il bilancio di un'operazione che il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha eseguito ieri tra le province di Trapani e Palermo.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, riguardano un gruppo imprenditoriale che ha sede ad Alcamo, nel Trapanese e opera nel settore delle energie rinnovabili in Sicilia che avrebbe beneficiato, in cambio di tangenti, di agevolazioni nella realizzazione di parchi eolici.
Tra gli arrestati c'è anche Vito Nicastri, un noto imprenditore trapanese del fotovoltaico di 56 anni, titolare di una società che ha sede ad Alcamo (Tp): avrebbe pagato tangenti per avere le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti.

In carcere sono finiti anche Alberto Adamo, 76 anni, rappresentante legale di una società cartiera costituita, secondo gli investigatori, per emettere fatture per operazioni inesistenti per oltre 3,1 milioni di euro; Vincenzo Nuccio, funzionario dell'Ufficio demanio e servitù militari di Palermo, competente nel rilascio di autorizzazioni per impianti eolici. In cella anche il figlio Francesco Nuccio, 35 anni, che avrebbe eseguito fittizie consulenze per Nicastri per nascondere che dietro le movimentazioni di denaro c'erano tangenti e Claudio Sapienza, 53 anni, socio di un'altra società cartiera, che emetteva false fatture.

L'inchiesta nasce dalla denuncia del 2009 di un imprenditore agrigentino del settore fotovoltaico. "Il manager si è accorto che i suoi progetti si fermavano al Genio militare, dove non riusciva ad avere le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti. Si è visto frapporre degli ostacoli formalmente ineccepibili - ha spiegato il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo - che bloccavano il via libera".
"A quel punto, l'imprenditore Vito Nicastri, considerato vicino alle cosche trapanesi - scrive il gip che ha disposto gli arresti - ma mai indagato per mafia, si è presentato come intermediario e ha detto al ‘collega’ che poteva sbloccare le pratiche in cambio di denaro".
Gli investigatori, coordinati dall'aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Sergio De Montis, hanno accertato che il meccanismo delle tangenti era usuale per Nicastri che ha elargito a un funzionario dell'Ufficio demanio e servitù militari di Palermo, Vincenzo Nuccio, mazzette per 60mila euro mascherate da pagamenti per consulenze fittizie eseguite dal figlio di Nuccio, Francesco, che Nicastri aveva anche assunto in una della sue aziende.
Il meccanismo era alimentato dai fondi che provenivano da un'altra società che opera nel settore delle energie rinnovabili che ha emesso fatture false per 3,1 milioni di euro. Per questo motivo sono stati arrestati anche Alberto Adamo e Claudio Sapienza, rispettivamente amministratore delegato e socio, della "cartiera" che forniva i falsi documenti fiscali. Il gruppo aveva a libro paga dei funzionari che remunerava in diverso modo, sia dipendenti dell'amministrazione, che persone vicine o utili.
"Tutto ruota attorno alla disinstallazione - ha spiegato Agueci - delle mine nel territorio prima di collocare le pale eoliche. Un'operazione molto costosa che poteva però essere elusa elargendo la mazzetta al funzionario dell'ufficio servitù militari".

Per il procuratore Messineo "non c'è dubbio che l'eolico, mobilitando grandi risorse, è un settore che ha destato gli appetiti della criminalità organizzata e di imprenditori con poco scrupolo che hanno ottenuto autorizzazione con metodi non legali". "Ci sono state molte indagini nel settore dell'eolico - ha proseguito - alcune riconducibili alla mafia. Nel caso odiernoi non si rilevano elementi di questo genere. Va detto che però l'imprenditore Nicastri è stato oggetto di un sequestro di alcuni cantieri. Il processo per questa misura di prevenzione è ancora pendente a Trapani". "È certo - ha aggiunto - che il settore dell'eolico è molto suscettibile di inquinamento criminale. Nessuno ha nulla contro l'eolico e bisogna incentivare l'energia pulita, ma serve vigilare".

Rinnovabili nel mirino della criminalità anche in Calabria, dove la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro, su indicazione della Divisione distrettuale antimafia di Catanzaro, il parco eolico di Isola Capo Rizzuto, del valore di 350 milioni di euro, la cui proprietà è ritenuta riconducibile al boss Pasquale Arena.
A fare da prestanome, secondo la ricostruzione degli investigatori, un dirigente del Comune di Isola Capo Rizzuto che avrebbe seguito la progettazione e realizzazione dell'impianto per conto della cosca Arena, operando attraverso una fitta rete di società estere che dovevano servire ad occultare la vera proprietà della centrale.

[informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica.it]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

14 luglio 2012
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia