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Crisi edilizia: a Palermo un lavoratore su due è in nero

L'allarme lanciato dal congresso provinciale di Fillea-Cgil, tra lavoro nero e disoccupazione

08 marzo 2014

Una crisi nel settore delle costruzioni sempre più violenta ha messo a dura prova in questi anni la Fillea, che oltre a un'intensificata presenza nei cantieri ha svolto sempre più un ruolo di "sindacato di strada", di riferimento per chi è rimasto fuori  dalle aziende, tra flash mob, finte inaugurazioni di cantieri mai partite, e iniziative come "l'acchianata" a Santa Rosalia, a Monte Pellegrino, assieme ai comitati di disoccupati.
E se il numero degli occupati censiti, a Palermo, è sceso in 4 anni del 35 per cento (6.703 operai in meno), il lavoro nero preoccupa sempre più il sindacato: le punte ormai superano il 50 per cento. "Ciò vuole dire - denuncia il segretario della Fillea Cgil, Mario Ridulfo, nella sua relazione d'apertura al congresso del sindacato - che un lavoratore su due è in nero. E  c'è un altro rischio che abbiamo più volte denunciato: la competizione al ribasso tra le imprese, che sta trascinando le imprese sane nel sommerso, nella illegalità mafiosa, nella insicurezza, aumentando così sfruttamento e rischi per la salute e un generale impoverimento della nostra società".
Nella crisi ci sono anche imprenditori che si arricchiscono sulla pelle dei lavoratori. "Per soddisfare i bisogni delle proprie famiglie, si accetta lavoro nero, sottopagato. Ma anche a chi è  "messo in regola", capita di subire il pizzo sullo stipendio. Registriamo non pochi casi di operai  obbligati a restituire gli importi equivalenti agli assegni familiari ricevuti e alla erogazione di cassa edile, oltre che a regalare ore di lavoro aggiuntive non retribuite. Queste imprese sono impegnate in cantieri sia privati che pubblici e  spesso sono mafiose".

Trenta le assemblee svolte dalla Fillea Cgil, che in maniera stabile conta più di 5.500 iscritti e che ha visto negli ultimi 5 anni in Sicilia la perdita di 70 mila posti di lavoro in edilizia. "Nella sola provincia di Palermo - sono i dati che il segretario Ridulfo ha illustrato nella sua relazione - si è passati dai 18.883 operai attivi censiti in cassa edile nell'anno edile 2008/2009, ai 12.180 censiti nell'anno edile 2012/2013, cioè 6.703 operai edili in meno, il 35 per cento. Le ore lavorate sono passate, nell'arco degli stessi anni, da 14.536.348 a 9.132.020, il 37 per cento in meno di ore lavorate. La massa salari è passata da 137 milioni di euro a 115 milioni, 22 milioni di euro in meno di massa salari, il 17 per cento  in meno. Anche per le imprese il colpo è stato duro, siamo passati: da 2.992 imprese del 2008/2009  a 2.519 imprese del 2012/2013, 473 imprese, il 16 per cento  in meno".
Dati ai quali vanno aggiunti quelli di impiegati, collaboratori esterni, lavoratori dell'indotto di quattro settori: Cemento, con un a  produzione in Italia in calo del 22 per cento e in questo quadro tiene a Palermo la realtà produttiva di Italcementi di isola delle femmine; Laterizi, settore travolto dalla crisi più degli altri rappresentato nella nostra realtà da Latersiciliana del gruppo Fauci, l'industria in contrada Himera che nonostante la crisi mantiene - dopo lunga e complicata trattativa - la propria forza lavoro tra produzione e cassa integrazione; Legno, con poche e piccolissime aziende, con pochi addetti (tra queste la Albanese legno del presidente di Confindustria Palermo); Lapidei, con aziende piccole ma realtà importanti che nel palermitano sono quasi tutte confiscate e in amministrazione giudiziaria.

Il lavoro nero e la sicurezza nei cantieri sono sempre al centro della preoccupazione del sindacato degli edili. "Alle statistiche sfugge tutta quella parte di lavoro nero che già prima della crisi rappresentava circa il 30 per cento del totale della manodopera e che oggi possiamo stimare essere intorno, se non oltre, il 50 per cento della forza lavoro - dice Mario Ridulfo - Ciò significa, come abbiamo più volte denunciato inascoltati dalle istituzioni, che a Palermo e provincia nei cantieri edili e affini un lavoratore su due è in nero, a nulla sono valsi in questi anni gli appelli delle organizzazioni sindacali degli edili palermitani. Anche all'indomani di tragiche disgrazie, non si è fatto nulla".
La Fillea chiede per contrastare il lavoro nero un'azione di sistema con tutte le istituzioni adibite ai controlli ma anche strumenti normativi per definire una sorta di "black-list" per le imprese irregolari, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e la salute sul lavoro. Ma la Fillea in questi anni ha registrato un "vuoto assordante" alle richieste di convocare tutti i soggetti interessati per provare a costruire soluzioni di contrasto allo sfruttamento e al lavoro nero. "Anzi nel silenzio generale della politica sono stati "disarmati" perfino i nuclei ispettivi del lavoro dei Carabinieri, non potenziati gli ispettorati del lavoro provinciali che ancora attendono i famosi 300 ispettori".

La Fillea, per contrastare il lavoro sommerso, propone per tutti gli appalti pubblici di un certo importo l'avviamento al lavoro attraverso un pubblico collocamento, per sottrarre a caporali e affaristi la possibilità di sfruttamento. "In questi mesi abbiamo sottoscritto unitamente alle altre organizzazioni sindacali del settore Protocolli di intesa per l'utilizzo di manodopera locale con diversi comuni della nostra provincia, come Bagheria, Termini Imerese, Sciara, Corleone, Palermo, e anche con l'associazione dei costruttori di Palermo (Ance). Ma questo non può  essere l'unico strumento per soddisfare la fame e le attese di lavoro nelle nostre città, lasciando tutto alla discrezionalità delle imprese. Non possiamo più accettare che soprattutto negli appalti pubblici, dove i soldi sono pubblici, si consenta una gestione "privatistica", lasciando all'imprenditore con i soldi dello Stato la possibilità di discriminare i lavoratori".
La Fillea inoltre chiede una riforma dell'Agenzia dei beni sequestrati e confiscati che dia allo Stato gli strumenti e le risorse per "gestire" sequestri e confische sempre più numerosi, che riguardano complessi economicamente importanti a cominciare da quelle simbolo in questi anni come l'Ati Group di Bagheria (la più grande azienda edile strutturata, dopo il Coime del Comune di Palermo) che senza interventi è destinata alla chiusura, così come le Immobiliari Strasburgo, Sansone e Raffaello. E ancora  le cave Consona, Buttitta e Giardinello, che in questi anni di amministrazione giudiziaria si sono rivelati importanti realtà economiche. [Fonte: €conomiaSicilia.com]

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08 marzo 2014
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