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Crocetta contro l'Eni, come l'ultimo Samurai

Il presidente della Regione a Gela: "Difenderò la raffineria di Gela e i lavoratori fino alla fine"

12 luglio 2014

"Difenderò la raffineria di Gela e i lavoratori fino alla fine, a costo di apparire come l'ultimo Samurai o come l'ultimo giapponese del secondo conflitto mondiale".
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha strappato applausi scroscianti ieri alla seduta straordinaria e urgente del consiglio comunale sulla "vertenza Gela""L'Eni non può pensare - ha spiegato il governatore - che noi autorizziamo nuovi pozzi in Sicilia per 2,4 miliardi di euro allo scopo di affidarlo poi all'area padana (raffineria di Sannazzaro di Pavia, ndr), perché sarebbe un doppio sfruttamento della Sicilia senza ritorno occupazionale: forniremo perciò il nostro petrolio solo alle imprese che intendono investire in Sicilia e creare valore aggiunto, altrimenti non ha senso estrarlo".

"La cosa squallida emersa in questa vicenda è che c'è un piano di dismissioni che riguarda solo il Sud - ha osservato Crocetta - non è vero che ci sono investimenti alternativi; quelli indicati dall'azienda sono una beffa: la trivellazioni di pozzi con un totale di 200 persone occupate a fronte di tremila licenziamenti".
"Vorrebbero un'altra Termini Imerese con lo stesso giochetto, del tipo: intanto chiudiamo, - ha lamentato - poi vi promettiamo un mondo di benessere, di biologia (coi biocarburanti, ndr) che non arriverà mai". Per il governatore "se l'Eni ama l'ambiente proceda subito al risanamento del suolo e del sottosuolo, delle acque, e bonifichi interi territori da riconvertire economicamente".

Sul "caso Gela" è intervenuto anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, a Palermo per l’assemblea dei delegati sindacali. "Tutte le soluzioni sono buone e lo dico a tutti i sindacati e alle imprese, purché rimanga in piedi l'attività produttiva". "Siamo pronti a fare le barricate - ha aggiunto -. Se l'Eni ha bisogno di cambiare i presupposti su cui si regge la produzione, la Cisl è disponibilissima. Ma non possiamo accettare la desertificazione industriale. Occorre un impegno comune per fare in modo che non ci sia una nuova Termini Imerese".

Le decisioni dell’Eni e i risvolti sociali - L’Eni ha denunciato gravi perdite nel settore della raffinazione a causa di un surplus europeo di 120 milioni di tonnellate di raffinato e ha comunicato ai sindacati che garantisce le continuità operativa solo per la raffineria di Sannazzaro (Pavia) e della propria quota del 50% su quella di Milazzo. In discussione sono invece le 4 raffinerie di Gela, Taranto, Livorno e la seconda fase di Porto Marghera (Venezia), nonché il petrolchimico di Priolo (Siracusa). Le prospettive più pesanti nell’immediato riguardano Gela: non parte più nessuna delle tre linee di produzione e vengono revocati i 700 milioni di investimenti destinati alla programmata riconversione produttiva. In cambio verrebbe proposto un nuovo progetto come alternativa, ma i sindacati non hanno voluto sentire nemmeno le linee generali della proposta perché, come pregiudiziale, hanno preteso dall’azienda, "il rispetto integrale degli impegni sottoscritti appena un anno".
Delusione e rabbia a Gela tra i lavoratori che da giorni, presidiano le vie di accesso allo stabilimento. Cgil, Cisl e Uil hanno definito il piano dell’Eni un disegno che mette a rischio "l’intero sistema industriale dell’Italia".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

- L'Eni congela i suoi investimenti per il Petrolchimico di Gela (Guidasicilia.it, 08/07/14)

- Rottura tra Eni e sindacati (Guidasicilia.it, 09/07/14) 

- Se l'Eni vuole la guerra... (Guidasicilia.it, 10/07/14)

- Per l'Eni sarebbe più costoso risarcire Gela... (Guidasicilia.it, 11/07/14)

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12 luglio 2014
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