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Cuffaro vs Sky. Il canale satellitare ha mandato in onda ''La mafia è bianca'' nonostante il 'NO' del governatore

20 luglio 2006

Surreale scontro quello che da poco si è consumato tra il governatore della Sicilia Totò Cuffaro e la piattaforma satellitare Sky, già diffidata formalmente dal primo dal trasmettere il documentario di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini, ''La mafia è bianca'', previsto per ieri sera all'interno di una serata interamente dedicata alla memoria del giudice Paolo Borsellino a 14 anni dalla morte, e che è andato comunque in onda.
Secondo il presidente della Regione Siciliana, il documentario, che racconta i camaleontici cambiamenti della mafia e le sue commistioni con la politica siciliana, è diffamatorio. Cuffaro, d'altra parte, aveva chiesto il sequestro del dvd-libro, edito da Bur nella collana SenzaFiltro, al momento dell'uscita, denunciando autori ed editore. A gennaio il Presidente della I Sezione Civile del Tribunale di Bergamo aveva respinto la richiesta del Presidente della Regione Siciliana, sostenendo che testo e immagini (compresa l'introduzione di Michele Santoro) non potevano considerarsi ingiuriosi e diffamatori.

Totò Cuffaro aveva già diffidato Sky lo scorso 24 maggio, in occasione del quattordicesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli uomini della scorta. Anche allora era prevista la proiezione del documentario all'interno di una serata commemorativa, ma la coincidenza con le elezioni regionali aveva convinto la tv di Murdoch a rimandare la messa in onda. Stavolta, dopo una ulteriore analisi del documento, Sky ha fatto sapere di voler trasmettere regolarmente il filmato e così ha fatto.
A questo punto è ipotizzabile che, dopo la diffida, il Governatore Cuffaro estenda la denuncia fatta a suo tempo agli autori del documentario e all'editore, anche a Sky.

Ma la diatriba non si ferma qui, e con questi soli due ''attori'',  approfittando, infatti, della rinnovata polemica tra Cuffaro e Sky, Roberto Natale, segretario Usigrai (il sindacato della Rai), si è chiesto e ha chiesto: ''Perchè il documentario 'La mafia è bianca' non viene trasmesso anche dalla Rai?''. Secondo Natale ''non è accettabile che il servizio pubblico sia meno libero di altre emittenti e meno attento all'informazione di qualità''. Per il segretario Usigrai ''il vertice di viale Mazzini deve far comprendere che è finita l'epoca dell'asservimento, che portò a garantire al Presidente Cuffaro una trasmissione di riparazione. E per dirlo al pubblico in maniera chiara - sottolinea ancora il segretario dell'Usigrai - si potrebbe scegliere di mandare in onda l'inchiesta di Bianchi e Nerazzini su una delle tre reti generaliste della Rai, con tutte le opportune garanzie di contraddittorio. La qualità del servizio pubblico - ha concluso il segretario Usigrai - non è separabile dal coraggio e dal contenuto civile della sua programmazione''.
Proprio su questo punto è arrivata immediata la replica del governatore Cuffaro. ''Auspico che il documentario venga trasmesso contestualmente al contraddittorio tra me e gli autori del video, dalle reti generaliste Rai''. ''L'Usigrai - ha aggiunto Cuffaro - non ha che da adoperarsi per far trasmettere in chiaro il dibattito moderato da Pier Luigi Diaco fra me ed i due autori andato in onda l'11 novembre 2005 sulla Rai e quindi già in possesso dall'azienda''. ''Temo però - ha concluso Cuffaro - che finirà nel modo esattamente opposto a quanto auspico, ovvero verrà trasmesso il solo video e il dibattito fra me e gli autori continuerà ad essere censurato e non andrà in onda''.

''La mafia è bianca'': documentario-best seller
Il cofanetto, libro più dvd, è uscito nel novembre 2005, un mese dopo era già alla terza ristampa per arrivare, secondo le stime dell'editore, BurSenzaFiltro, a 70mila copie vendute. È il documentario-fenomeno ''La mafia è bianca'' di Stefano Maria Bianchi e Albero Nerazzini, due giornalisti. Racconta le commistioni tra Cosa Nostra e la politica, il calo di attenzione nei confronti del fenomeno, attraverso le intercettazioni telefoniche, gli interrogatori, le udienze processuali, con interviste raccolte dagli autori. È una storia dal finale ancora aperto che ha come protagonisti l'imprenditore Michele Aiello, proprietario di cliniche mediche a Bagheria, accusato di associazione mafiosa (''sarebbe il prestanome più importante di Bernardo Provenzano''); Salvatore Cuffaro detto Totò, vicesegretario dell'Udc, dal 2001 presidente della Regione Sicilia, sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra; Giuseppe Guttadauro, medico, capo del mandamento palermitano di Brancaccio, condannato per associazione mafiosa. E ancora Angelo Siino, collaboratore di giustizia ed ex ministro dei Lavori Pubblici di Cosa Nostra, un maresciallo dei Ros accusato di concorso esterno, un maresciallo della Guardia di Finanza, sotto processo per concorso esterno.

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20 luglio 2006
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