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Da Astaldi e da Impregilo le due sole offerte per costruire il Ponte sullo Stretto di Messina

Per gli ambientalisti il governo dovrebbe bloccare il progetto immediatamente

26 maggio 2005

Allo scadere dei termini per la gara del general contractor per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, sono state due le offerte ad arrivare: quella della cordata guidata da Astaldi e quella di Impregilo.
Il nome di chi costruirà il Ponte sullo Stretto di Messina si conoscerà a fine luglio, quando la Commissione di valutazione che verrà nominata a breve dalla Stretto di Messina spa, svelerà il nome del vincitore tra le duellanti, in corsa per l'opera con l'importo più alto della storia italiana.
Entro giugno invece, ha annunciato l'amministratore delegato di Stretto di Messina spa, Pietro Ciucci, l'avvio della terza gara per il Ponte, quella per il monitoraggio ambientale.

Le due cordate in gara sono così composte: il raggruppamento temporaneo di imprese formato dalla capogruppo mandataria Astaldi Spa e dai mandanti Ferrovial Agroman SA, Maire Engineering Spa, Ghella Spa, Vianini Lavori Spa, Grandi Lavori Fincosit Spa; l'associazione temporanea di imprese formata dalla capogruppo mandataria Impregilo Spa e dai mandanti Sacyr S.A., Società italiana per condotte d'acqua Spa, Cooperativa Muratori & Cementisti-C.M.C. di Ravenna, Ishikawajima-Harima Heavy Industries CO Ltd., Aci Fcpa - Consorzio Stabile.

L'offerta economicamente più vantaggiosa tra Impregilo e Astaldi sarà selezionata sulla base di prezzo, organizzazione del general contractor, valore tecnico ed estetico della varianti, costo di utilizzazione e manutenzione, riduzione dei tempi di esecuzione, maggiore quota delle imprese affidatarie, maggiore entità del prefinanziamento.
''La Società - ha affermato Ciucci - è impegnata al massimo nell'assicurare la trasparenza delle procedure e la par condicio tra tutti i concorrenti. A tale scopo è certificata in qualità per l'intera gara e, per l'aggiudicazione, nominerà una Commissione giudicatrice indipendente formata prevalentemente da membri esterni, tra i quali il presidente''. ''Il risultato di oggi (ieri, ndr) va valutato non solo in termini quantitativi, ma anche alla luce della lunga e complessa procedura di gara avviata ben tredici mesi fa che ha visto la Stretto di Messina impegnata nella definizione di tutti gli aspetti tecnici, legali, finanziari ed organizzativi nonché nelle varie presentazioni internazionali del progetto al fine di stimolare la più ampia partecipazione e competizione ad una gara che non ha precedenti''.

Secondo Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, quella che si è conclusa ieri è stata: ''Una gara per modo di dire''. ''Il ritiro di tutte le imprese straniere - afferma Della Seta a proposito delle due offerte presentate dalle cordate Astaldi e Impregilo - è un campanello d'allarme sulla fallacità del progetto sia dal punto di vista finanziario che da quello ambientale e geologico. Falsati i costi, sottovalutato l'impatto ambientale, scappate le imprese straniere, l'unica certezza che resta è la stangata sulle Ferrovie dello Stato di 100 milioni di euro l'anno per i prossimi trenta anni''.
In piena armonia il commento del WWF che chiede al governo di fermare la gara: ''La Stretto di Messina spa e il Governo si assumono la responsabilità di mettere a rischio ingenti fondi pubblici procedendo nella gara del general contractor per la progettazione e la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. La gara è azzoppata, come dimostra la presenza di solo due cordate per un'opera così importante, dalle numerose defezioni dei grandi gruppi europei e va sospesa in attesa dell'annullamento: il Governo deve chiedere alla Stretto di Messina, concessionaria interamente partecipata da enti e aziende pubbliche, di non procedere''.

Gli ambientalisti sono tutti concordi nel segnalare che ''a tutti è evidente che esistono gravi problemi economici e finanziari (dipendenti dall'aumento del costo dei materiali, in particolare dell'acciaio, e dalla sottostima dei tempi dei cantieri e degli effetti delle 35 prescrizioni e raccomandazioni volute dal Cipe), tecnici (derivanti dalla sottovalutazione dei rischi geo-sismo-tettonici) e legali (per gli appetiti mafiosi già acclarati e per quelli futuri), per quel che riguarda la realizzazione dell'opera a più alto contenuto simbolico''.
Secondo Gaetano Benedetto, della segreteria del WWF Italia, vi è ''il rischio concreto che, nonostante le norme tampone contenute nella Finanziaria 2005, il costo di base dell'opera, rimasto sostanzialmente invariato dal 2001, sia ampiamente sottostimato, si calcolano incrementi tra 1,5 e 3 miliardi di euro''. In più, il general contractor, per le norme contenute nel decreto attuativo della Legge Obiettivo e secondo il bando di gara, ''sarà autorizzato, senza alcun rischio proprio, ad anticipare il finanziamento dell'opera emettendo obbligazioni totalmente garantite dallo Stato per costruire un'infrastruttura che potrà sub-affidare a terzi senza alcun controllo''.

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26 maggio 2005
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